Manteniamo una forma ridotta di uso di carta riciclata. Non priviamoci totalmente dei piaceri cui siamo abituati, soprattutto se sono innocenti.
Difendiamo i diritti delle minoranze, anche di quelli che sospettiamo a volte che l'informatica ci ha complicato la vita e, comunque, la ha resa meno bella o divertente. Sicuramente più efficiente! Ma a volte....
D'altra parte, come amava citare un mio vecchio professore di farmacologia - tra i primi negli anni sessanta del secolo scorso a fare analisi con giganteschi elaboratori elettronici e schede perforate (comprese le tesi di laurea degli studenti!)- : " è meglio una tavola pitagorica in mano ad Enrico Fermi, che un calcolatore elettronico in mano a un cretino"....
Valutate per un attimo quanti fastidi quotidiani ci apporta la pur necessaria e benemerita informatica, oppure quante persone, Enti o imprese (banche!!!) ne approfittano: salviamo quindi per noi minoranze arretrate (zoccoli duri!) il piacere di sentire tra le mani notizie e risultati di studi che confermano, trascorsi i decenni, l'utilità di come abbiamo vissuto. Quindi, rimandiamo l'abolizione totale della carta di un altro breve, sopportabile lasso di tempo, in attesa che i vecchi ruderi saremo definitivamente scomparsi. Cmq:BUON LAVORO e grazie.
Grazie a Franco Carnevale per questo meraviglioso regalo, che non è il primo.
E grazie per tenere viva e attenta la memoria sui fatti accaduti, in modo da trattenerli nel presente come monito, avvertimento ma anche ricordo e celebrazione delle vittime!
Condivido in pieno l'intervento di Cesare Cislaghi. Lo scopo della norma è differenziare sempre più le disuguaglianze tra Nord e Sud. Non si sente più parlare di interventi strutturali per il Mezzogiorno (a parte l'abominio del ponte sullo stretto). La questione meridionale di Salvemini per me è solo un vago ricordo liceale, di oltre 50 anni fa.
Al di là di queste considerazioni sulle dinamiche mondiali del potere, oggi le risorse a noi disponibili dipendono dal nostro PIL, dell'entità del gettito fiscale e in definitiva dal bilancio dello Stato. E quindi, nel breve e nel limitato nostro orizzonte, dobbiamo ragionare su come meglio utilizzare le nostre limitate risorse. Poi se lo scenario mondiale cambierà (temo possa cambiare in meglio) faremo altri ragionamenti!
Caro Carlo,
grazie per il tuo commento. Io la penso un po’ diversamente dal tuo ragionamento per me troppo « ingegneristico ». Tu parti dai diritti/bisogni e pensi che stimando i costi per soddisfarli si può arrivare a determinare il fabbisogno sanitario.
Uno però degli assiomi accettato dagli economisti sanitari è che la domanda in sanità può considerarsi infinita, senza limiti, almeno nei dintorni dell’attuale domanda soddisfatta. Il problema quindi, secondo me, deve essere rovesciato. È sí necessario determinare i diritti e rilevare i bisogni ma poi, con una scelta che non può non essere che del tutto politica, si deve determinare quante risorse si vogliono raccogliere e di queste quante poi assegnarle alla sanità! Determinato il fondo sanitario disponibile allora il problema diventa la scelta delle priorità e la misura di risposta ai vari bisogni, compito che è dalla programmazione sanitaria che è un mix di politica e di buona tecnica. Ciascuno, vuoi ciascuna Regione, vuoi ciascun settore sanitario, vuoi ciascuna fascia di popolazione, vorrebbe ovviamente che i propri bisogni fossero interamente soddisfatti, ma questo non può avvenire a scapito dei bisogni altrui. Se le risorse pubbliche sono di tutti, indipendentemente da chi le ha conferite, allora non è corretto voler dare a qualcuno di più che agli altri. In questo senso credo che i LEA determinino di più ciò che NON deve essere erogato che ciò di cui si ha diritto che venga erogato. Insomma rendiamoci conto che viviamo in una realtà con risorse limitate e se diamo a qualcuno di più é inevitabilmente dare ad un altro di meno. E credo che in sanità l’equità sia un criterio assoluto imprescindibile anche se purtroppo spesso violato.Ho conosciuto Nunziella nei primi anni Ottanta, periodo di crescita vigorosa dell’epidemiologia in Italia , e in tanti altri Paesi. Di lei ricordo innanzitutto la passione per questa disciplina che offriva una criteriologia elegante per graduare la persuasività scientifica degli interventi di sanità pubblica. Il suo rigore metodologico si coniugava già allora con la forte attenzione per le problematiche etiche sottese alla ricerca in sanità pubblica.
Nunziella da un lato si misurava con lo studio dell’epidemiologia con un respiro internazionale, e al tempo stesso osservava, nei territori in cui operava, conferme, ovvero mancate conferme, alle indicazioni fornite dalla letteratura. Tutto questo con semplicità e leggerezza, coinvolgendo i collaboratori e sempre contribuendo alla crescita dei giovani.
Nunziella era forte e sincera e portava avanti con decisione le sue idee, sempre motivandole. Era generosa e tenace, una vera civil servant.
Caro Cesare,
premesso che i quattro miliardi di cui parli io ce li avrei, anche se non saprei come passarli al SSN (in contanti: ma a chi? con un unico assegno – ma si puo'? – o con tanti assegni da 4.000 € - e questo so che si può; oppure con un bonifico bancario – ma non so se il SSN ha un IBAN), ti dico subito che non li do al servizio sanitario, e questo non perché sono tirchio e ho il braccino corto bensì perché non penso che il problema del SSN di oggi siano 4 miliardi in più (o magari anche 8). Oh, intendiamoci, un po’ di risorse in più fanno certamente bene perché permettono di fare cose che oggi non si fanno o di fare meglio cose che oggi non si fanno bene (come nel lungo elenco di possibilità che hai provato ad esemplificare): la questione fondamentale però è il rapporto che c’è (o che non c’è, come io penso) tra diritti e risorse. Vediamo cosa vuole dire.
Da una parte, i legislatori, diversi nel tempo, che hanno stabilito i diritti che il SSN deve garantire (art. 32 della Costituzione, Legge 833/1978, Dlgs 502/1992, Dlgs 229/1999, Dpcm 29.11.2001, Dpcm 12 gennaio 2017, …) non hanno però saputo indicare quante risorse servono per garantire quei diritti; d’altra parte, i governi che si sono succeduti, anch’essi diversi nel tempo, hanno stabilito le risorse da allocare al SSN ma nessuno di loro è stato in grado di dire se le risorse messe a disposizione permettono effettivamente di garantire i diritti stabiliti dai legislatori. Diritti e risorse sono due oggetti che non si parlano, due linee che non si incontrano, come le rette parallele nella geometria euclidea. Certo, lo so che ci sono anche altre geometrie dove le rette parallele si incontrano (all’infinito, ad esempio) ma queste geometrie non si applicano al caso dei diritti e delle risorse del SSN.
Proviamo (a scopo di ragionamento) a partire dall’ipotesi che sono validi i principi in vigore (universalismo, uguaglianza, equità, …) e che i livelli essenziali di assistenza (LEA) siano i servizi/prestazioni da erogare per garantire i suddetti principi. Quante risorse ci vorrebbero per questa operazione? Giusto per fare le cose semplici visto che si sta ragionando, è evidente che per rispondere occorrono due elementi: un indicatore economico (prezzo, tariffa, costo, …) da attaccare ad ogni servizio/prestazione (chiamiamolo Ti) ed un numero di attività da erogare per ogni servizio/prestazione (chiamiamolo Ni). Con queste informazioni la risposta è matematicamente semplice:
Risorse = Somma di (Ti x Ni) estesa a tutti i servizi/prestazioni.
Al di là del fatto che questa operazione in pratica non è per nulla banale, cosa si è fatto in realtà? Per alcuni servizi è stata identificata una tariffa o prezzo (si pensi ai DRG per le prestazioni ospedaliere, alle tariffe delle prestazioni ambulatoriali, al prezzo dei farmaci, e così via), ma tale valore economico non è stato identificato per tutte le attività comprese nei LEA (si pensi a tutto il tema della prevenzione, alle attività sociosanitarie, all’emergenza-urgenza, …), da una parte; d’altra parte nessuno si è preso la briga (capisco che è attività complessa) di stimare Ni, cioè il numero di attività che il SSN dovrebbe erogare per garantire i LEA. Ne consegue che partendo dai diritti e dai servizi/prestazioni che li dovrebbero interpretare non si è in grado di dire quante risorse occorrono per garantire quei diritti: di più o di meno di quelle immesse oggi nel SSN? Non si sa.
Facciamo allora il discorso al contrario (cioè dalle risorse ai diritti), che è il vero approccio adottato per il nostro SSN. Non avendo a disposizione i Ti per tutti i servizi/prestazioni LEA è evidente che non si può girare la formula per calcolare gli Ni (che sarebbero l’espressione dei diritti) e valutare se i diritti sono garantiti. Con questo approccio dalle risorse ai diritti, però, è possibile valutare se a partire dalle risorse disponibili si possono individuare segnali che dicono che i diritti sono o non sono garantiti. Propongo degli esempi.
Come si vede, la lista degli esempi e dei segnali di mancata erogazione di servizi e prestazioni essenziali (o di prestazioni gratuite agli indigenti) non solo va ben oltre la semplice valutazione fatta per individuare le regioni che non raggiungono la sufficienza nella erogazione dei LEA, ma dice anche che in sanità siamo di fatto, e da decenni, in un regime che viola sistematicamente i diritti che dovrebbero invece essere garantiti. In altre parole le risorse a disposizione del SSN non sembrano sufficienti per garantire i diritti stabiliti dalle leggi sanitarie.
Certo, la soluzione più semplice (a partire dalla immodificabilità dei diritti) sarebbe quella di aumentare le risorse, ma (nell’ovvia ipotesi che ci siano le disponibilità economiche) di quanto? Chi è in grado di dirlo? Alcuni segnali, come ad esempio la spesa privata, suggerirebbero un aumento sostanzioso delle risorse (decine e decine di miliardi), ma il vero punto è la incapacità di definirne il valore reale (a prescindere poi dalla effettiva disponibilità di tali risorse).
In altre parole, la linea dei diritti e quella delle risorse nella attuale geometria del SSN continuano a non incontrarsi ed a viaggiare ciascuna per proprio conto: o ci mettiamo a lavorare per trovare un punto di incontro tra diritti e risorse (probabilmente dovendo agire su entrambi i fattori) oppure saremo qui continuamente a lamentarci o che le risorse sono poche o che i diritti non sono garantiti, un dibattito sfiancante e, a mio parere, totalmente inutile.
Interessante...la riflessione posta in questo articolo...segnalo un errore di fondo drammatico. Non è vero che mancano i soldi! Per sostenere la tesi che scarseggiano i soldi...bisognerebbe esplicitare alcune questioni essenziali al dibattito. Chi controlla il denaro? La grande finanza...a cui appartiene il controllo pressochè totale dei mezzi di comunicazione, a cui si piegano le sovranità nazionali, che fanno affari con le guerre, preparate decenni prima con i grandi piani finanziari, di approvigionamento delle materie prime, delle risorse energetiche, di quelle alimentari. Bisognerebbe aprire una riflessione sul senso o non senso del patto di convivenza mondiale che è basato sull'ideologia del capitalismo...parola che non è più di moda...sistema che si fonda su un assunto del tutto falso e insensato...ovvero quello dello crescita infinita. Bisognerebbe saper rispondere ad una domanda semplice, che è poi una legge della Fisica: in un sistema finito di risorse (la Madre Terra) una crescita infinità è possibile?Evidentemente la risposta è no...come ha dimostrato anzi ri-dimostrato a distanza di qualche decennio uno studio scientifco attendibile del Club di Roma. Siamo guidati da un manipolo di folli, malati mentali, che pensano ancora di essere i soli a sopravvivere alla catastrofe. La questione dei soldi e della sanità non può prescindere da questo contesto senza rischoare di essere chiacchiere. La salute è anche consapevolezza di come funziona il mondo globale dal quale dipende il futuro e la salute dell'umanità. Grazie
Non dimenticherò la generosità e disponibilità di Nunzia che con la sua sensibilità e riservatezza è stata capace di trasmettermi tutto il su affetto nei momenti difficili, con piccoli gesti e poche parole, scelte premurosamente.
Grazie Nun
Cara Nunzia,
Non voglio sfuggire a questa tua sfida. Trovare parole alla tua altezza per trattenerti un pó ancora con noi. Sono divisa fra il desiderio e l'impossibilitá di condividere. Perché infondo la nostra amicizia era fondata sulla nostra maniera di essere solitarie.
Mi faccio prestare le parole di un tuo conterraneo per spiegare come di tanto in tanto ti ho cercata, fino a poco tempo fa, per dirti del mio secondo figlio.
"E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza."
(Franco Battiato, 1988)
Nei commenti delle persone che hanno conosciuto e frequentato Nunziella si avverte l'elogio della sua bellezza umana e di sguardo. Un dono avere avuto la possibilità di incontrarla.
Cara Nunzia non so se lo sapevi, ma ero profondamente affezionata a te… avevo anche tantissima stima di te, anche se non lavoravamo nella stessa UOC, ho imparato sempre tanto da te nelle occasioni di lavoro specialmente durante convegni e seminari. Per me non era sempre facile parlarti, ma quando ci riuscivo, superando le mie incertezze, vedevo il tuo viso illuminarsi di un sorriso gentile e la tua disponibilità ad ascoltare e chiedermi delle cose che amavo, mio marito, i miei nipotini, il mio cane. Ti ho sentita sempre vicina, ma era difficile se non impossibile poter ricambiare le tue gentilezze, come è stato detto in questo bellissimo editoriale su di te. Ho un libro che mi hai regalato e che tengo sulla scrivania da quando ho saputo della tua scomparsa. Ogni tanto lo guardo e ti penso. Grazie di tutto cara Nunzia.
manuela
Peccato siano pochi ... comunque darei priorità dividendo in parti uguali a
1mld in prevenzione, medicina di prossimità ed empowerment del paziente;
1mld in informatizzazione (seria);
1mld per la formazione e aggiornamento degli operatori
1mld in gestione risorse umane includendovi incentivi economici, esodi incentivati per dare spazio ai giovani, supporto psicologico, e adeguate dotazioni organiche.
Suppongo che ci siano libri di testo e estesi documenti che indicano come allocare le risorse economiche anche in sanità, ma pur non essendo esperta in questo settore apprezzo la domanda e la provocazione che mette in fila una serie di aspetti molto rilevanti per il nostro servizio sanitario. Il problema di fondo però è capire su quali dati fare le scelte per allocare risorse e sulla quantificazione dei benefici desiderabili.
Di ogni criterio da adottare è necessario disporre del peso relativo sulla salute degli italiani e così anche prevedere come misurare l'impatto di eventuali interventi.
Sarebbe interessante costruire una tabella in cui il peso di ogni aspetto elencato viene definito in modo quantitativo e altrettanto viene stimato il potenziale impatto di un intervento e anche gli eventuali co-benefici di ogni singola azione e la possbilità di sinergie con istituzioni non prettamente sanitarie. La tabella servirebbe anche per definire i "buchi" di conoscenza su determinati aspetti e poter rimediare.
I dati su ogni specifico aspetto però devono essere accessibili a tutti e non sepolti nelle stanze delle autorità. La trasparenza sui dati e sui criteri delle scelte (si spera) razionali facilitano il consenso rendendo meno attraenti polemiche ideologiche.
1) dotare finalmente il ssn di un sistema informativo degno di tale nome, funzionale,sistematico,indipendente che sia la base per dimostrare e sostenere le motivazioni delle scelte di allocazione delle risorse, degli esiti attesi ed ottenuti,della qualità dei professionisti 2)stabilire un sistema di relazioni con i cittadini che li faccia divenire partecipi del processo di "cura" ( le dimensioni sempre maggiori degli ambiti territoriali titolari del processo di cura hanno nettamente peggiorato la percezione della qualità dei servizi senza alcuna economia) 3)aumenti retributivi al personale 4) riforma degli studi universitari totalmente non funzionali ai bisogni e ai modelli de ssn.
Ho avuto da fuori Roma la brutta notizia e ne sono rimasto scosso e dispiaciuto profondamente, anche per la tragica modalità. I nostri contatti diretti risalivano agli ultimi anni di Cattolica ed ai primissimi dì lavoro, anche precari, e Nunziella dimostrava da allora - politicamente e professionalmente- lo stesso rigore e valore che confermano tutti quelli che hanno avuto il privilegio di averla vicina negli anni successivi.
Ho continuato a seguire le sue pregevoli produzioni e, a distanza o per necessità, le sue vicende lavorative che ne fanno la più meritevole tra quanti non hanno ricevuto i meritati riconoscimenti. Credo a causa della sua severa intransigenza che erano pura competenza e serietà, addolcita dalla sua ironia ed autoironia che a volte ho condiviso in alcune circostanze.
Penso che dovunque si trovi sarà compiaciuta di tutti i sinceri e profondi apprezzamenti che le rendono omaggio, mai abbastanza per Nunziella.
Cara Nunzia,
Cara Nunzia,
analisi complicatissime, al freddo di una stufetta fuorilegge.
Senza sovrastrutture, fino in fondo.
Così, ti ricorderò.
L'aumento della spesa sanitaria privata (=non finanziata dal SSN) è un trend storico che parte almeno dal 1980, il primo anno del SSN. Secondo l'ISTAT (Conti della Protezione Sociale e di contabilità nazionale per l'OOP) nel 1980 la percentuale sul totale nazionale di 11,6 mld di € era del 17,8% e nel 2022 del 24,6% su 171,6 mld di €. Alla stessa conclusione si arriva prendendo i Conti della sanità (SHA) dell'ISTAT, come mostra questo prospetto (appena elaborato in vista di una lezione) per gli anni più recenti. Piaccia o non piaccia, i dati ufficiali confermano questo trend, che sembra accentuarsi negli anni più recenti
Nunziella cuginetta cara, dovremo fare a meno della tua intelligenza vivace e della tua sottile, lucida ironia caratteristica di molti illuminati della tua terra sicula.
So di non essere stato un buon cugino, che per tanti anni, dopo la fanciullezza, non ci siamo più frequentati, lontani nello spazio e nelle idee dei nostri anni più burrascosi. Ho cercato di recuperare in questi ultimi anni e ho cercato di starti il più vicino che ho potuto negli ultimi tempi, sia pure da isolano d'adozione anch'io, ormai. Ovviamente non ci sono riuscito come avrei voluto. Soprattutto non volevo che andassi via da sola, e non sono riuscito nemmeno a questo, nemmeno a tutelarti a sufficienza e a stemperare la severità nei confronti di te stessa che hai sempre avuto.
Chissà se ti saresti infuriata quando, in occasione dell'ultimo saluto, mi sono commosso tanto quando ho abbracciato forte Giovanna, la tua vicina di casa, perché in questi giorni ho avuto la netta sensazione che lei ti volesse bene con la più grande naturalezza e spontaneità. Abbracciando lei ho abbracciato te, notoriamente restia a ogni contatto fisico.
Ora voglio credere che il tuo spirito voli via, libero, lontano da tutto. Comunque e ovunque.
Innanzitutto desidero ringraziare Francesco e Antonio per aver condensato nel loro messaggio i tratti fondamentali professionali, umani e personali di Nunziella, una testimonianza che solo chi l’ha conosciuta e apprezzata poteva scrivere. Poi ringrazio la redazione di EP per averci regalato una foto così bella e fedele.
Avevo conosciuto Nunziella negli anni ’80 ma è nel mio periodo romano dal 2004 al 2014 che ci eravamo frequentati, grazie all’amicizia di vecchia data che Nunziella aveva con Liliana Cori.
Ricordo con piacere le chiacchierate a casa sua su politica, sistema sanitario, epidemiologia, AIE, e molto altro, sempre utili e quasi sempre con ampia convergenza di vedute, il quasi è d’obbligo discutendo con una persona in cui il rigore scientifico e insieme etico era tratto distintivo e stile di vita.
Talvolta parlava, specie con Liliana, anche di cose personali, opportunamente dosate da Nunziella, secondo me in virtù di una stretta combinazione tra sua riservatezza costitutiva e valutazione sulla potenzialità di incidere effettivamente sui problemi.
Una decina di anni fa convocò Liliana in un bel negozio romano per acquistare un regalo per noi di un oggetto che ci fosse utile nel tempo: da allora tutti i giorni usiamo una bella scaletta di design per accedere ai piani alti di armadi e librerie e tutte le volte ci viene da pensare a Nunziella, con piacere e serenità in netta prevalenza rispetto alle asperità della vita.
Concordo con Cesare sulla opportunità di non concentrarsi sulla solo quantificazione della crescita del privato per cercare di entrare nel merito delle eventuali cause ed effetti. Sulla crescita a mia conoscenza non c'è una analisi che la dimostri a tipo pistola fumante, come testimoniato anche dal capitolo sui consumi proivati nell'ultimo Rapporto OASI della Bocconi (2023). Ci sono però tanti segnali che vanno in quella direzione. Sulle cause e sugli effetti di tale crescita vorrei sottolineare due cose. Tra le cause a mio parere e nella mia esperienza gioca un ruolo fondamentale la perdita progressiva di qualità della componente pubblica del Ssn sempre più condizionata dall'intreccio tra una politica scadente e una classe dirigente acritica. Tra gli effetti ricordo la perdita di attrattività del lavoro nelle strutture pubbliche. Ultima annotazione: temi così ampi e rilevanti mal si prestano a essere approfonditi con un articolo introduttivo e successivi commenti. Meglio un forum o come lo si vuol chiamare perchè i commenti per stare entro le 2.500 battute offrono assaggini su un argomento da affamati.
Si potrà salutare per l'ultima volta Nunziella domani, venerdì 13, dalle 9 alle 11,30, nella Camera Mortuaria del San Giovanni, in via di Santo Stefano Rotondo n.5.
Ho saputo quasi per caso della morte di Nunziella. Di lei ho un ricordo antico, degli anni '70, all'Università Cattolica di Roma, dei vari appartamenti che abbiamo condiviso per almeno 7 anni, prima nelle palazzine "studentato" dell'università, poi nel "mitico" appartamento di Via dei Savorelli. Poi mi sono trasferita in Lombardia, siamo rimaste in contatto per qualche anno poi ci siamo perse di vista. La riconosco com'era, nel ritratto di lei che emerge dai ricordi che leggo, intelligenza e sensibilità rare, rigore fino alla severità......Nelle discussioni infinite era lei che alla fine "dettava la linea". Però allora c'era anche la leggerezza, la quotidianità sbrindellata e comica, l'ironia siciliana impagabile, le prelibatezze siciliane che sua madre, donna meravigliosa e bizzarra, ci faceva avere ogni tanto e divoravamo insieme con grandi feste.... e mille altri ricordi. Ciao Nunziella, è stato un grande privilegio averti conosciuta.
Per evitare che la discussione su questo post diventi un confronto sterile, alleghiamo per i nostri lettori le tabelle elaborate sui dati dall’ISTAT, sistema dei Conti della Sanità, che illustrano separatamente per il 2016 e il 2022, per ogni voce di spesa (funzioni), il tipo di finanziamento per l’assistenza sanitaria. In fondo a ogni tabella è indicata la percentuale del totale della spesa spesa non-SSN sul totale della spesa sanitaria. La tabella riassuntiva fornisce l'incremento percentuale del 2022 rispetto al 2016.
Appare chiaro che rispetto ai finanziamenti, non cresce la spesa diretta delle famiglie mentre crescono in modo importante i finanziamenti volontari e le assicurazioni volontarie.
Rispetto alle funzioni invece non cresce la spesa privata nell'assistenza ospedaliera in regime ordinario mentre cresce principalmente in day hospital e nell'assistenza ambulatoriale.
Invitiamo i lettori e le lettrici ad arricchire il dibattito sulla spesa sanitaria del nostro Paese segnalando analisi utili ad approfondire il tema. Per esempio segnaliamo la relazione su "pubblico e privato in sanità" presente nei materiali pubblicati da Laboss 2023 e la sintesi dei vari contributi che potete leggere qui.
Quanto ci addolora la notizia della morte di Nunzia!
Abbiamo avuto modo di lavorare con lei ad un progetto per la stima della BPCO a Brindisi e provincia. Ci lavoravamo con Antonella e Mariangela, ispirandoci ad un articolo che Nunzia aveva pubblicato su e&p qualche anno prima. Le chiedemmo per questo di guidare il nostro gruppo di lavoro. E lo fece. Da par suo.
Cara Nunzia, ti ho conosciuta non nell'ambito del lavoro ma in momenti di tempo libero, ci piaceva andare per mostre e parlare d'arte oltre che di politica...terreno rischiosissimo.
Ti ricorderò non solo per la tua intelligenza che spiazzava, ma in particolare per quella sensibilità delicata e vibrante che un aspetto ed un contegno severi, quasi austeri, non riuscivano a nascondere del tutto.
Spero, ovunque tu sia, che attorno a te ci siano colori, luce e festa autentici.
Cara Nunzia,
saranno sempre belli i ricordi in cui venivi a trovarci da "Le grafiche". A noi mostravi il tuo lato leggero, il tuo umorismo sottile e quando entravi nella nostra stanza per chiedere un supporto mettevi sempre allegria. Ma eri anche profonda, le tue visite andavano oltre il lavoro, sempre la prima a dare una mano se avevamo bisogno.
Ti abbiamo voluto tanto bene e so che anche tu ne hai voluto a noi.
Alligator, cara Nunzia
Cara Nunzia... anzi no, non vorresti che io parlassi ad un "anima" da solida laica quale mi ti ricordo. Parlerò a chi la conosceva ricordando cose divertenti, malgrado la sua immensa serietà. Quando entrai all'OER con una borsa di ricerca ricordo che mi venne "anticipata" come un Babbau, persona dura e difficilmente tollerabile. Ricordo che i primi mesi furono molto duri con lei ma imparai un mare di cose e il modo giusto di farle. Col tempo imparai ad apprezzarla e con il mio compagno di lavoro dell'epoca, Paolo, imparammo a farla sorridere e, talora, anche qualcosa di più. Da lì il lavoro fu tutto facile e in discesa fino alla separazione delle nostre strade lavorative. Mi mancherà, anche se non la vedevo da qualche anno, per la sua onestà intellettuale e mi dispiace non poter dire arrivederci, vista la nostra laicità, ma sono contento di dire che è stato bello.
Sottoscrivo parola per parola. Sono stato per molti "inquilino" della stanza accanto, al quarto piano in via di Santa Costanza. E talora ho ricevuto rimproveri per il mio tono di voce quando eccedevo... ma Nunziella era una donna di una Onestà senza pari, senza sconti, "giacobina", innanzitutto con se stessa. Quando fui vittima di un "torto" doloroso, fu l'unica che si espose pubblicamente per sostenerlo. Mi rimprovero di averla persa di vista, di non aver fatto nulla per lei in questi ultimi anni della sua vita. Nunziella, hai scelto di vivere non nella maniera più semplice, hai evitato ogni scorciatoia. Che un oceano di luce, per citare un tuo concittadino, sia lo spazio della tua nuova vita.
Ciao Nun,
mi dispiace che tu sia morta da sola affogata nel tuo sangue e nel dolore muto
sai che non ho mai creduto nei legami familiari e comunque sia abbiamo avuto radici di nuvole, di niente
sei stata davvero tanto intelligente e anche tanto sola, spero che possa trovare quella pace che non hai mai avuto nei giorni di questa terra
Buona notizia: ciò che si dice, e cioè che il SSN è in crisi e la sanità a pagamento cresce è una falsità! I rispondenti alle varie indagini che dicono che si spende di più per curarsi si sbagliano o imbrogliano. La crescita importante delle assicurazioni malattie è un businnes basato su false credenze, in sanità non c'è nulla di più da assicurare. Pure il MEF ci si mette pubblicando dati che dicono il contrario e non si sa allora perchè li pubblica inducendo così pericolose credenze. I pagamenti in nero a medici, infermieri ed altri operatori non ci sono più, tutti fanno onestamente fattura e tutto viene registrato. Sembra persino che stiano addirittura fallendo le imprese che erogano prevalentemente prestazioni sanitarie non finanziate dal SSN. Insomma non preoccupatevi, non avrete alcun bisogno di ricorrere a prestazioni a pagamento perchè il SSN ve le garantisce con vostra completa soddisfazione nei tempi e nei modi necessari.
Sogno o son desto? svegliatemi per favore ...
Mi perdoni ma come fa a disquisire sull'aumento di qualsiasi cosa, partendo da dati errati? Se si parla di spesa corrente, aumenta anche la spesa pubblica; se si parla di spesa rispetto al Pil, la spesa privata sostanzialemente resta invariata nel tempo; se si guarda alla spesa delle famiglie la spesa sanitaria è rimasta identica; se si analizza rispetto al potere di acquisto è ancora un'altra storia.
Che cosa sta considerando lei? Perchè non è affatto chiaro.
Il fatto che questi articoli riportino TUTTI informazioni errate e letture sbagliate dovrebbe non farci proseguire sulla stessa strada ma, al contrario, utilizzare dati affidabili e interpretarli in modo corretto.
Non è gossip; è la salute degli italiani.
Non è materiale su cui aprire il dibattito del "secondo me". Non è una partita di calcio.
Il modo spiacevole di colloquiare lo ha inaugurato Lei, apostrofando il mio nome e cognome e la qualifica. Chiaramente se anzichè rispondere nel merito, si persevera nell'errore e si continua ad arrampacarsi sugli specchi al punto di dire che nulla valgono le ipotesi di una argomentazione perchè l'importante è parlare di tesi tratte da ipotesi errate, alzo le mani.
Infine lei ha parlato di "aumento del ricorso ai servizi sanitari privati" che non significa accesso privato ai servizi ma significa accesso a servizi privati e non c'è interpretazione che tenga.
Visto che - per formazione - resto convinta che sia possibile partire da dati di realtà non solo in ambito accademico o tecnico-scientifico, ma anche negli spazi di divulgazione, mi auguro, invece, che questa discussione ci porti ad essere più attenti nel formulare le nostre ipotesi.
Perchè argomentare ipotesi errate è un esercizio di stile poco nobile.
Mi dispiace constatare che Lei non desidera colloquiare serenamente senza offendere! mi pare non sia il caso di andare oltre anche perchè ripeto che il mio post non era sulla definizione della misura corretta di spesa privata ma sulle ragioni per la quale la spesa sannitaria NON finanziata dal SSN sta crescendo.
Il richiamo agli articoli dei giornali era proprio per evidenziare come l'argomento sia diffuso e vale la pena ragionarci sulle motivazioni. Questo è un blog e non è un articolo accademico! si parla di argomenti di attualità riferendo idee ed opinioni e non solo "verità" documentate e provate.
Non ho mai parlato poi ovviamente di accesso ai servizi di produttori privati, bensì di accesso privato ai servizi; forse una mia espressione poteva essere equivoca ma vedo il suo gusto nell'enfatizzare ogni eventuale imprecisione.
Quindi non risponderò più nel merito delle cifre della spesa, che non era lo scopo del mio post, ma invito chi voglia proseguire il dibattito a ragionare sul perchè cresce l'accesso alle prestazioni sanitarie non finanziate dal SSN, cioè "grossolanamente", la sanità a pagamento!
Va considerato che nei dati ISTAT (Sistema dei conti della sanità) non si tiene conto della spesa che passa attraverso le forme di sanità integrativa, con premi a carico delle imprese (la parte relativa alle imprese riguarda le sole spese dirette per prevenzione a favore dei lavoratori), plausibilmente quella che cresce di più.
Inoltre il SSN finanzia il privato accreditato.
Bisognerebbe guardare anche i dati dal lato della produzione/erogazione di servizi.
Professore, non è da lei.
Ma stiamo davvero confondendo spesa sanitaria privata con ka spesa per servizi sanitari privati?
Ma come si può immaginare di fare informazione o di aprile a una riflessione se si confonde addirittura la fonte del finanziamento con la natura giuridica dei soggetti erogatori presso cui si acquistano i servizi?
Un paziente può spendere i propri risparmi per rivolgersi a un servizio in intramoenia (ovvero un servizio privato erogato da strutture pubbliche); gli utenti del SSN pagano di tasca propria il ticket (spesa privata che va allo Stato); parte del finanziamento pubblico va a pagare servizi presso strutture private accreditate.
Si tratta di due concetti diversi!
Rispetto ai dati sui quali lei basa la sua analisi, continua a non comprendere la falla: il punto non sono "le voci già presenti nel 2016" ma è la popolazione che non è confrontabile.
Faccia una chiamata alla Ragioneria: glielo spiegheranno sicuramente meglio di me.
Ma è tra l'altro evidente, lampante: come si può pensare a un incremento di quel tipo, anni luce lontano da tutte le altre fonti ufficiali?
Quanto alle fonti da lei riportate, posso solo sorridere: le analisi delle persone della sua statura e con le sue conoscenze dovrebbero servire a fare conoscenza e non ad alimentare la disinformazione.
Ma che fa? Mi cita le fonti secondarie? I quotidiani?
Io le riporto i dati ufficiali e lei mi riporta il link della "Mia partita Iva"?!
Concludo dicendo che se lei avesse voluto davvero aprire un dibattito sulle ragioni degli andamenti della spesa sanitaria pubblica e della spesa sanitaria privata avrebbe fatto un'analisi molto diversa, prendendo in considerazione il PIL, l'inflazione, il potere d'acquisto degli utenti.
Una volta partito da dati di realtà, si sarebbe potuto ragionare sui comportamenti di spesa degli italiani.
E invece si cade sempre nel vizio tutto italiano di urlare forte per richiamare attenzione, anzichè fare cultura e ragionare delle criticità REALI del nostro Servizio sanitario nazionale.
Ma è solo questo blog a ritenere che la sanità privata stia crescendo? qualcun altro ne parla:
https://www.internazionale.it/notizie/laura-melissari/2020/12/09/italia-sanita-privata
https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=110245
http://www.sportellopmi.it/sanita-privata-un-settore-in-costante-crescita/
https://ilmanifesto.it/affari-in-crescita-per-i-colossi-della-sanita-privata
https://gipo.it/blog/strutture-sanitarie/sanita-in-italia
https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=79492
https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=106776
... eccetera ...
Le critiche costruttive sono sempre positive e ben accolte anche quando segnalano eventuali errori nelle analisi presentate, più difficile è accettarle quando la critica è fuori target.
Nel nostro post, dedicato all’aumento della spesa privata in sanità, l’obiettivo non era di quantificare in modo puntuale questo aumento, ma riflettere sulle ragioni che lo hanno determinato. A tale scopo, si è fatto cenno a un panorama di fonti differenti che, pur quantificando in modo diverso la crescita della spesa privata, concordavano nel mostrarne l’esistenza. L’aumento del ricorso ai servizi sanitari privati è registrato anche da più indagini, come ad esempio dai dati della Multiscopo Istat che, per quanto rilevati diversamente dalle altre fonti, non sono certo oggi confutabili.
Nel file qui allegato, che praticamente riprende gli stessi valori già pubblicati nel post, sono riportati i dati come risultano dalla relazione della spesa sanitaria del MEF del 2023 (dati con le sole voci già presenti nel 2016 e dati anche con le voci successivamente aggiunte), dai dati Istat dei Conti della Sanità con l'aggiornamento al giugno 2024, oltre ai dati delle Indagini Multiscopo Istat del 2018 e del 2022. Le differenze tra le fonti erano già esplicitamente evidenziate nel testo del post originario e forse potevano, e forse dovevano, essere più approfondite le ragioni delle differenze.
Spero chiusa questa non piacevole querelle e auspico invece che qualche lettore vorrà commentare, anche magari confutandole, le interpretazioni sulle ragioni di questa crescita della sanità privata, che questo era l'obiettivo del nostro blog.
Professore,
le ho riportato:
- le fonti dei dati richieste
- i dati ufficiali che può verificare direttamente nelle relative fonti
- ben tre valutazioni distinte: quella sul Sistema dei Conti della Sanità, quella OCSE e quella sul Sistema contabilità nazionale
- le ragioni per le quali, invece, i dati da lei riportati nel suo articolo non hanno validità: ragioni che sono riportate dallo stesso Ministero dell'Economia e delle Finanze nello stesso documento dal quale lei li ha estratti.
Consideri che secondo la Ragioneria di Stato i dati da Tessera sanitaria sono incompleti anche nell'ultimo anno di valutazione; si figuri nel 2016.
Non mi sono limitata a criticare: le ho chiarito perfettamente dove risiede l'errore.
Non saprei come altro dimostrarle la non validità delle analisi da lei riportate.
Se i dati che si utilizzano nelle proprie elaborazioni sono di scarsa qualità le analisi peccano di invalidità. È lapalissiano.
Per quanto riguarda il rapporto del 2022, si', è il 26%. Lo 0,4% in più rispetto al 2016 (errore di digitazione, sorry).
Dunque, non si passa dal 20% al 25% come da lei riportato, ma dal 25,6 al 26,0%.
Del resto era perfettamente intuibile dalla Tavola1 che lei stesso ha pubblicato.
Buon lavoro!
Mi dispiace sinceramente che nel dibattito ci si permetta, e ci si limiti, a far critiche impietose come quelle di analisi completamente distorte.
Non ritengo quindi utile riprendere un dibattito che non sarebbe su queste basi sinceramente utile e costruttivo.
Mi limito quindi a chiederle perché 45.862 milioni di spesa sanitaria privata 2023 rispetto al totale della spesa sanitaria di 176.153 ( cifre da lei riportate) sia secondo lei il 24.1% e non il 26,0 % come mi sembra con un calcolo elementare. Forse sbaglio anche nel far le divisioni?
Prof. Cislaghi, le spiego perchè la spesa privata non è aumentata e perchè la sua analisi è completamente distorta.
Mi chiede i dati, eccoli:
dati ISTAT (disponibili su sito web Istat) - sezione "Sistema dei conti della Sanità"
Spesa sanitaria privata (out of pocket + intermediata) = 37.887 (2016); 45.862 (2023)
Spesa sanitaria pubblica= 110.086 (2016); 130.291 (2023)
Spesa sanitaria totale = 147.963 (2016); 176.153 (2023)
Si tratta della spesa corrente.
Pertanto rispetto alla spesa sanitaria totale, la spesa sanitaria privata rappresentava il 25,6% nel 2016 e il 24,1% nel 2023.
Pertanto quello da lei riportato rispetto al fatto che la spesa privata sia passata da un quintp a un quarto è errato.
Lei ha erronenamente considerato i dati tratti dal sistema tessera sanitaria, ovvero dalle dichiarazioni dei redditi precompilate.
Questo sistema si è perfezionato nel tempo, allargando anche la platea di soggetti tenuti alla trasmissione, come spiegato anche dal documento MEF.
Non solo, anche se considera la spesa privata rispetto al PIL (stima considerata in tutte le analisi internazionali) - la fonte qui è Ocse - il valore del 2016 è identico a quello del 2023 (2.2%).
Infine, anche il Sistema della Contabilità nazionale (classificazione COICOP) conferma l'andamento di cui sopra: la spesa sanitaria delle famiglie italiane rappresenta il 3.5% della spesa totale delle famiglie sia nel 2016 sia nel 2022.
Se si vuole salvare la Sanità pubblica bisogna partire dai dati di realtà e analizzare gli elementi realmente critici e non inventare messaggi populisti che nulla aggiungono al dibattito pubblico.
Alice Basiglini, epidemiologia dell’AIOP, l’Associazione Italiana dell’Ospedalità Privata, ci dà una notizia per noi inaspettata, e cioè che la spesa sanitaria privata non sarebbe attualmente cresciuta! Sinora abbiamo pensato il contrario e cioè che la spesa a carico delle famiglie sia cresciuta più della spesa a carico del SSN, e la nostra convinzione, ci viene detto, sarebbe originata da nostre analisi sbagliate. Anche al di là dei dati, pare che siano molti gli italiani che si lamentano di un aumento della spesa sanitaria out of pocket e loro non pensano di sbagliarsi nel pensarlo! Per poter rispondere all'accusa di aver fatto delle analisi sbagliate, sarebbe necessario poter consultare le fonti e i dati su cui tale accusa si basa. Nell’attesa di conoscerle, invitiamo a rileggere i dati di alcune delle fonti quì consultate; le trovate a questo link: https://epiprev.it/6459 (copiate e aprite in Internet).
I dati del Mef parlano chiaro: la spesa sanitaria privata non è aumentata. Sono aumentati i soggetti invianti ovvero i soggetti tenuti alla trasmissione.
Non si possono confrontare due dati due platee completamente diverse?
E' come se un giorno calcolassi il reddito totale in un Paese considerando solo gli over 30 e poi lo calcolassi considerando l'intera popolazione: ovvio che è "aumentato".
Infatti è evidente dalla Tavola 1: la spesa diretta delle famiglie come percentuale della spesa totale è quasi identica dal nel tempo.
La settimana scorsa, dopo averla sognata per tutto l'anno, mi accingevo a trascorrere qualche giorno di vacanza, ospite di amici, in una meravigliosa isola del mediterraneo insieme alla famiglia .dopo un lungo viaggio in nave , appena giunti a destinazione il nostro ospite, che aveva viaggiato con noi, ha iniziato a manifestare i sintomi del covid, peraltro piuttosto preoccupanti, trattandosi di soggetto a rischio per cronicità concomitante. In aggiunta la positività si è acclarata solo quando è stato ripetuto ,su mia p recisa insistenza, un primo tampone negativo (dato lo scarso valore predittivo del test negativo in sintomatici). Conseguentemente, per precauzione, il nostro ospite, frattanto entrato in terapia, è dovuto rientrare con la propria famiglia sempre con un lungo e affollato viaggio in nave e gli altri , rimasti con ben altro spirito sull isola, abbiamo avuto la vacanza rovinata e stiamo da alcuni giorni monitorando le nostre condizioni, comportandoci come una volta usava per i contatti stretti. Morale: dopo mesi di preparativi vacanza rovinata, giorni di ulteriore malattia evitabile per un soggetto già provato da altre gravi patologie, sempre che tutto vada per il meglio , rischio di diffusione del contagio per i passeggeri in nave e apprensione per il nostro stato di salute dovendo tra qualche giorno intraprendere un nuovo viaggio per altre mete e per il quale abbiamo già versato una cospicua caparra.
Personalmente già utilizzo l'abbonamento on line benché da boomer quale sono mi piaccia molto "avere la rivista su carta" di cui tengo tutte le copie sin dal mio primo abbonamento! Ormai però la lettura è solo on line, lettura che peraltro permette a coloro che hanno problemi di presbiopia anche di ingrandire il testo a vista. In ogni caso, ritengo che il valore maggiore dell'abbandonare la versione cartacea sia proprio dovuto al non uso della carta, seppure riciclata... utilizziamo quest'ultima per tutti quegli usi per i quali non vi sono alternative!
Ricevo da in collega questo massaggio : " In ospedale non facciamo più tamponi di screening in PS prima dei ricoveri, tranne che per terapie intensive, oncologia, nefrologia, ematologia.
Praticamente la sorveglianza nei reparti di chirurgia e medicina è azzerata. Io ho avuto contatti con molti covid e in ps sono un po aumentati rispetto ai mesi scorsi."
Un mio collega ha preso l’ultima variante. Quattro dosi di vaccino ed anche l' infezione con il virus *** in forma lieve. Questa volta però il decorso è stato gravissimo ed ha avuto seri problemi respiratori. Età 60 anni. Questa variante può essere pericolosa come la prima Wuhan?
I dati sull’incremento dei contagi devono far riflettere e indurre ad azioni preventive anche se evidentemente non gradite dal governo attuale. Non è previsto purtroppo prima della fine dell’anno l’arrivo dei vaccini aggiornati prodotti da Moderna, Novavax e Pfizer contro la variante JN.1, dominante con le sue “derivate” in diversi Paesi del mondo, Italia compresa, come confermato dal direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia.
Le persone vaccinate contro le varianti precedenti hanno un livello di protezione sempre più basso quanto più passa il tempo dall’ultima vaccinazione e tanto più il virus cambia nel frattempo. Sulla sua virulenza si è detto molto, con l’opinione predominante degli esperti che l’adattamento del virus al suo ospite selezioni varianti sempre più ad alta prevalenza ma a bassa pericolosità. La selezione naturale porterebbe a far emergere varianti sempre più contagiose ma meno pericolose, che permettono al virus di sopravvivere di più. Su questa opinione solo i dati sui ricoveri e decessi possono portare conferme o smentite.
La percentuale di vaccinati è insufficiente a garantire una immunità di gregge per limitare la diffusione del virus, che sia per le ragioni sopra descritte, sia per l’alto numero di suscettibili presenti può dilagare in condizioni di assenza di misure generali di protezione individuale e in caso di varianti nuove maggiormente infettive.
Le previsioni in questa situazione sono di una esplosione di contagi ad inizio autunno a seguito del rimescolamento di infettati e suscettibili durante l’estate.
Per quanto poco gradito, l’uso delle mascherine e il distanziamento (almeno 2 m da ogni soggetto) sono misure precauzionali da usare soprattutto per i soggetti fragili. Sarà forse inutile ricordare che questo virus determina non solo insufficienza respiratoria, ma anche trombosi in vari distretti, pericarditi e miocarditi, legate alla proteina spike e pertanto possibili, pur se in numero estremamente più basso, anche nei soggetti sensibili vaccinati con espressione della stessa proteina. E in questi casi permane il rischio di complicazioni mortali. Questo lo differenzia nettamente dal virus influenzale a cui molti vorrebbero assimilarlo.
L’assenza di comunicazioni governative sui media sul fenomeno in atto amplifica le possibilità epidemiche, e pertanto la strategia comunicativa attuale limitata solo agli addetti ai lavori non può essere condivisa dalla comunità scientifica.
Solo ora ho saputo che non ci sei più! Cara Nunziella, l’ultima volta ti ho sentito al citofono della tua casa nel 2021. Sapevo dove abitavi e, andando per patronati intorno a Piazza Vittorio per la prossima pensione, non ho resistito all’idea di salutarti e di proporti un caffè. Mi hai risposto che eri immobilizzata con stampelle e non potevi scendere ma eri stupita che, dopo diversi anni, “ti venissi a cercare” semplicemente come ci fossimo lasciate il giorno prima. Ci eravamo lasciate nel 2016 quando eravamo insieme nella giornata in ricordo di Antonio Reggiani all’Istituto Superiore di Sanità (“una “bella figura” di medico del lavoro pubblico, una delle più belle dell’Italia repubblicana”, come ha scritto Franco Carnevale). Così ci siamo brevemente raccontate delle nostre vite a distanza. Il tuo stile era rimasto quello di sempre sintetico per niente cambiato, poche parole bersagli sicuri sul vero, così come la tua feroce e puntuale critica su quanto stava accadendo nella nostra sanità pubblica, passione comune. Ci siamo conosciute e stimate nel servizio territoriale di igiene e sanità pubblica di Aprilia (Latina), tu testardamente e precocemente impegnata nel difendere l’ambiente e contrastare l’inquinamento del fiume Sacco dai pesticidi, io sul fronte della salute al lavoro tra infortuni e malattie. Sono passati poco meno di quaranta anni e i problemi di inquinamento del fiume Sacco, che tu avevi da subito identificato come prioritari, sono ancora lì nell’ultima ora del telegiornale regionale del Lazio …. Sei stata sì una bella persona di grande coerenza con una storia difficile, di poche parole ma di grande sensibilità e onestà intellettuale. Una perla rara e ringrazio Francesco Forastiere che ha saputo preservare negli anni la tua competenza e trovato le mediazioni possibili con un sistema respingente che, mi riferivi con disappunto, ti aveva penalizzato anche nella pensione. Grazie Nunziella per essere stata una “giusta” e aver portato la tua visione autentica in un mondo così difficile esponendo il tuo fragile e forte cuore venuto dalla Sicilia. Ti porto con me. Silvana Salerno