Lo spazio biofibre mette a disposizione i materiali presentati al convegno "L’amianto nelle matrici biologiche delle patologie asbesto correlate" svoltosi presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana il 19 febbraio 2016. Anche se sono passati parecchi anni, il materiale continua a essere di interesse per chi si occupa di identificare pregresse circostanze di esposizione ad amianto nella storia lavorativa o ambientale di individui affetti o deceduti per patologie asbesto-correlate.

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A caccia di biofibre

Il termine biofibre fu adottato all’inizio degli anni dieci del 2000 da un gruppo di ricercatori riuniti su invito della oramai estinta Commissione Nazionale Amianto che operava sotto il patrocinio del Ministero della salute. Il termine rimanda alle fibre presenti nei tessuti e liquidi biologici delle persone esposte ad amianto; il dosaggio di tali fibre fu frutto di un incontro inedito tra anatomo patologi e analisti di particelle minerali. Inizialmente queste due professionalità, apparentemente così lontane, erano accomunate soltanto dall’uso di microscopi ottici o elettronici. La prima riunione del gruppo che li riuniva fu dedicata all’analisi quali-quantitativa di fibre minerali nei tessuti biologici. I punti di contatto furono ben presto stabiliti e ognuno mise a disposizione la propria esperienza e i propri aspetti critici. Fu l’inizio di una proficua collaborazione che si protrasse positivamente per almeno un lustro. L’amianto è una sostanza cancerogena che viene assunta dagli esseri viventi principalmente per inalazione. αμιαντοσ in greco antico significa “incorruttibile” e come tale (o quasi) si comporta anche nell’apparato respiratorio. Quest’ultimo è dotato di una capacità di distruggere e di eliminare milioni di particelle che inaliamo dal primo all’ultimo respiro della nostra intera vita, ma nei confronti dell’amianto, in particolare quando ne vengono inalate cospicue quantità, questo sistema non riesce pienamente nello svolgimento del proprio compito. Queste fibre minerali, una volta inalate, possono permanere per lunghissimo tempo nel tessuto polmonare, tal quali o rivestiti da una proteina originando i cosiddetti “corpuscoli dell’asbesto”. La ricerca, che studia da anni questa problematica, ci dice due cose:

  • che vi è una variabilità individuale nella capacità dell’apparato respiratorio di eliminare le particelle “indesiderate”;
  • che non tutte le varietà mineralogiche di amianto hanno lo stesso comportamento in termini di permanenza nel tessuto polmonare. Gli anfiboli, in particolare la crocidolite e l’amosite, cioè i due tipi di amianto di anfibolo originariamente utilizzati nell’industria, permangono molto più a lungo del crisotilo, o amianto bianco. Quest’ultimo, da decenni, è l’esclusiva (o quasi) forma di amianto di interesse commerciale. Il bando dell’amianto, attuato in molti Paesi, riguarda anche il crisotilo. Nei Paesi che non hanno bandito il crisotilo (principalmente Russia, Cina, Kazakistan, India e Indonesia) il consumo annuo è di circa 1.330.000 tonnellate. 

Metodi

Il Gruppo di Lavoro Biofibre discuteva le metodiche di prelievo dei campioni e delle successive analisi, in microscopia sia ottica sia elettronica. Tra gli obiettivi vi era pure la definizione dei requisiti minimi di laboratorio da stabilire in base alla normativa vigente, che era stata applicata fino a quel momento soltanto per i laboratori che effettuavano analisi di amianto di campioni in massa e dell’aerodisperso. Questo tema era stato particolarmente richiesto dal Ministero della salute in quanto la standardizzazione delle metodiche analitiche è un passo fondamentale per la confrontabilità dei dati prodotti da analisti e laboratori diversi.

L’interesse scientifico del problema è evidente: oggigiorno, entrare in Medline con le parole chiave “asbestos fibres in the lung and asbestos exposure” conduce a più di 5.000 citazioni. La determinazione quali-quantitativa delle fibre di amianto tal quali o dei cosiddetti “corpuscoli dell’amianto” nel tessuto polmonare, aiuta nell’identificazione dell’esposizione ad amianto. Va tenuto presente che l’assenza di corpuscoli non consente in alcun modo l’esclusione di pregresse esposizioni a crisotilo. Il primo prodotto del “gruppo biofibre” fu una metodica analitica per la determinazione quantitativa del contenuto di “corpuscoli dell’amianto” in campioni di tessuto polmonare e in liquidi utilizzati nei lavaggi bronco-alveolari che fu pubblicato nei Rapporti Istisan 17/12 accessibile online dal sito dell’Istituto superiore di sanità www.iss.it. 

Il convegno di Firenze dedicato alla discussione su questo preciso argomento vide la partecipazione di molti componenti del gruppo di lavoro. Ringraziamo la rivista per la disponibilità a mettere a disposizione dei lettori interessati le presentazioni di quella giornata, che costituiscono una sorta di “atti” del convegno, auspicando che ciò permetta di rivitalizzare la materia e di estendere il dibattito ad altri ricercatori, soprattutto quelli delle nuove generazioni, dopo che la drastica riduzione del numero di operatori pubblici dedicati e dedicabili a questo tipo di analisi ha frenato un’esperienza di indubbia utilità per la salute pubblica e per il riconoscimento dei diritti delle persone che hanno subito i danni derivanti dall’esposizione alle fibre di amianto.

Stefano Silvestri, già Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica Firenze
Benedetto Terracini, past director di E&P

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Illustra il percorso del Gruppo di Lavoro “Biofibre” sottolineando l’utilità delle analisi delle fibre nelle matrici biologiche in soggetti affetti da patologie asbesto-correlate
Stefano Silvestri Igienista del Lavoro Analista in Microscopia Ottica, Organizzatore e Responsabile Scientifico del Convegno  

Il gruppo di lavoro “biofibre” e relatori al convegno di Firenze 2016

Mariano ALESSI già Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria Ufficio IV - Ministero della Salute
Valeria ASCOLI già Dipartimento di Scienze Radiologiche, Oncologiche e Anatomo-Patologiche, Università Sapienza, Roma
Donata BELLIS già Dirigente Medico Anatomia Patologica, ASL BI, Ospedale degli Infermi di Biella (Bi)
Elena BELLUSO Dipartimento di Scienze della Terra e Centro Interdipartimentale “G. Scansetti”, Università di Torino, Torino
Alessandro BROLLO già Ospedale di Gorizia-Monfalcone AAS n. 2 “Bassa Friulana-Isontina”, Monfalcone (GO)
Biagio Maria BRUNI Dipartimento di Ambiente e Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Antonella CAMPOPIANO Dipartimento Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambiente, INAIL Settore Ricerca, Monte Porzio Catone (Roma)
Vittorio CAVALLARI Università di Messina
Fulvio CAVARIANI già Centro di Riferimento Regionale Amianto, ASL Viterbo, Viterbo
Patrizia GAROFANI Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro ASL Umbria 1, Perugia
Angela GOGGIAMANI Inail
Alessandro MARINACCIO Dipartimento Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambiente, INAIL Settore Ricerca, Roma
Loredana MUSMECI già Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria Istituto Superiore di Sanità
Orietta SALA già Polo Analitico Regionale Amianto, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Emilia-Romagna, Reggio Emilia
Giuseppina SCANCARELLO Già Laboratorio di Sanità Pubblica, Area Vasta Toscana Sud Est, AUSL Toscana Sud Est, Siena
Pietro SARTORELLI fu UOC Medicina del Lavoro, AOU Siena
Stefano SILVESTRI già Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica Firenze
Anna SOMIGLIANA Centro di Microscopia Elettronica, Settore laboratori, ARPA Lombardia, Milano

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