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Sanità Pubblica

Sovranismo: compatibile con la salute?
Le definizioni del dizionario Treccani: SOVRANISMO: posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concentrazione. MULTILATERALISMO: insieme di azioni o comportamenti coordinati di Stati o altri soggetti di relazioni internazionali che coinvolgono almeno tre interlocutori. Si contrappone all'unilateralismo e al bilateralismo. |
Di questi tempi, il sovranismo è ahimè sempre più di moda, e non ci si chiede abbastanza quali siano le conseguenze della sua diffusione. Limitandoci al settore della sanità, credo ci si debba chiedere non solo se il sovranismo proponga politiche giuste, ma anche se le politiche siano convenienti per la salute della popolazione.
Sovranismo, salute e giustizia
Una delle posizioni sovraniste è quella di distinguere e separare i cittadini soggetti alla sovranità da tutti gli altri, appartenenti o meno alla stessa comunità. Lo slogan di Trump "America first" sintetizza bene l'idea sovranista e cioè che la politica governativa deve occuparsi dei cittadini previlegiandoli a differenza di chi non ha la cittadinanza.
L'art. 32 della Costituzione sancisce che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», e se allora la salute è un diritto fondamentale dell'individuo, si può discriminare tra cittadini e non cittadini? La questione investe gravemente la salute dei migranti, sia legali sia clandestini, e marginalmente anche gli stranieri temporaneamente tra di noi.
Ugualmente il sovranismo tende a escludere l'attenzione ai problemi di salute della popolazione al di fuori dei confini e quindi evita perlopiù di assumere alcun onere per aiutare a migliorarne la salute. Non è che una politica sanitaria non sovranista debba e possa occuparsi della salute dell'universo, ma a priori, secondo le possibilità e le priorità, non può escluderlo.
Se poi valutiamo la dimensione etica, che ci azzecca il sovranismo con la parabola del buon samaritano che tutti conosciamo e che Van Gogh ha ben rappresentato in questo quadro? il dover occuparci solo dei "nostri" porta a non interessarci degli stranieri, ma poi anche di chi è di un'altra Regione, di un'altra città e, perché no, di un altro condominio. Certamente è giusto aver delle priorità, ma non lo è escludere gli altri.

Sovranismo, salute e benessere
È ancora più importante chiedersi non solo se la politica sanitaria sovranista sia giusta, ma anche se sia conveniente per la salute della società che ne viene governata. Per prevenire e curare la salute si può far da soli o in qualche misura solo tutti assieme? La scienza medica è per sua natura universale e la condivisione delle conoscenze è indispensabile. È impensabile che si possa limitare le conoscenze a quelle create all'interno di una nazione, e lo stesso vale per la condivisione delle informazioni che riguardano la salute.
Ma per la prevenzione e la lotta contro molte patologie diffusive è essenziale che si sia tutti insieme concordi a lavorare. Sarebbe del tutto negativo che uno stato, o una Regione, prendesse certi provvedimenti e altri no. È giusto che ciascuno "comandi" in casa propria, ma è essenziale che comandi concordemente con tutti gli altri.
Assurdo abbandonare il multilateralismo sanitario
In sanità l'espressione del multilateralismo è l'Organizzazione mondiale della sanità (WHO) che è stata istituita con il trattato adottato a New York nel luglio del 1946, entrato in vigore nel 1948, e ha sede in Svizzera, a Ginevra.
L'obiettivo della WHO è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità.
È un soggetto di diritto internazionale, vincolato, come tale, da tutti gli obblighi imposti nei suoi confronti da norme generali consuetudinarie, dal suo atto istitutivo o dagli accordi internazionali di cui è parte. La giurisprudenza internazionale ha precisato che esiste, a carico degli stati, un «obbligo di cooperare in buona fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli obiettivi dell'Organizzazione espressi nella sua costituzione».
Abbandonare il multilateralismo sanitario è assurdo! Si può capire che per alcune ideologie non vi devono essere altri obblighi sovranazionali, ma se la sovranità di uno stato è ben consolidata, l'aderire a un'istituzione in cui insieme si discutono e si decidono provvedimenti comuni è un aumento delle proprie capacità e certo non costituisce una diminuzione. Lasciare la WHO come vuole Trump, e come diverse voci anche del nostro Paese pensano, sarebbe svuotare e non aumentare di capacità la propria sovranità in campo sanitario. Ciò non significa che la WHO non possa aver compiuto diversi errori e che sia giusto e possibile cercare che non li faccia più.
È utile ricordare che la Costituzione Italiana, all'art.11, favorisce le organizzazioni internazionali seppur limitando la sovranità nazionale: «Articolo 11. L'Italia consente [...], in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
Vorremmo aprire un dibattito su questo tema sul nostro blog: vi invitiamo caldamente a scriverci cosa ne pensate.
Alcuni riferimenti
- Luca Benci, La sanità sovranista, Salute Internazionale,10/5/2019
- Nicoletta Dentico, Il sovranismo sanitario allo sbaraglio, Il Manifesto, 22/3/2020
- AAVV, Sovranismo e astensione dall'accordo pandemico, la reazione degli esperti, Quotidiano Sanità, Scienza e Farmaci, 22/5/2025
- Roberto Bertolini, Gli Stati Uniti lasciano l’OMS: un colpo al multilateralismo sanitario, E&P 49, 2025 gen-feb, pag. 14-15.
1.
Sovranismo figlio del nazionalismo
Io penso che il sovranismo sia fratello gemello e figlio primogenito del nazionalismo che ha imperato nella prima metà del ‘900 e ha portato a 2 guerre mondiali, con l’Europa al centro dei due conflitti.
Ritenere che il proprio paese sia migliore degli altri e che vada privilegiato a scapito di tutti gli altri, che sia importante solo proteggere i propri interessi anche se questo vuol dire creare difficoltà gravi ad altri paesi e ad altre popolazioni non può che portare ad un aumento delle rivalità e delle ostilità tra paesi diversi. E questa crescente ostilità ha portato a conflitti prima economici, poi armati.
L’Unione Europea era nata per superare i conflitti tra i paesi europei e avviare una rete di collaborazione aiuto e sostegno tra tutti, secondo il principio della proporzionalità secondo cui i più abbienti dovrebbero aiutare i paesi in maggiore difficoltà.
Oggi viene messa in discussione a causa della crescente popolarità del sovranismo e del nazionalismo, di cui gli eccessivi festeggiamenti per le feste nazionali sono lo specchio.
L’uscita dall’OMS degli USA, seguito dal rifiuto del governo italiano di seguire le indicazioni dell’OMS sui piani pandemici indicano una strada in cui ogni paese si occupa di se’ rifiutando la cooperazione internazionale. Peggio ancora, si sta arrivando al rifiuto di ospitare studenti di altri paesi e limitare la libertà e gli scambi culturali nella comunità scientifica in nome dell’autosuffcienza sovranista. Le politiche di rifiuto dell’immigrazione sono una seconda conseguenza di questo tipo di politica, che vede l’esempio più eclatante negli USA ma che ha trovato proseliti in molti paesi europei, tra cui Italia, Ungheria e da poco la Polonia.
Seguire questa strada in un contesto in cui nessun paese è autosufficiente e ognuno necessita di beni o servizi di altri paesi porta ad un impoverimento delle competenze nazionali, a ostacoli nella ricerca scientifica, compresa quella in campo biomedico e a tensioni nei rapporti politici ed economici.
Non manca molto a quando qualcuno inizierà anche nel nostro paese a dire “prima l’Italia”, dopo che era stato detto che la Padania doveva rendersi indipendente dal resto dell’Italia per ragioni di convenienza economica.
In un contesto internazionale come quello attuale si auspicherebbe la massima cooperazione e collaborazione tra tutti i paesi, con scambi paritari in tutti i campi, e invece assistiamo alla progressiva chiusura dei confini.
Se un osservatore proveniente da un altro pianeta venisse sulla terra e dovesse esprimere un giudizio sul modo in cui l’umanità si sta governando oggi temo che non sarebbe un giudizio positivo.
Mi auguro solo che cresca nel mondo una maggioranza con idee meno conservatrici e che questo non sia invece il preludio ad un nuovo conflitto mondiale.