A tutti può far piacere detrarre il 19% delle spese sanitarie fatte di tasca propria dal versamento per l’Irpef, ma forse non ci chiediamo a chi questo sia, in fondo, più vantaggio.

Oggi (dati 2023) la spesa sanitaria privata registrata dal sistema TS (tessera sanitaria) supera i 43 miliardi1 ma l’ammontare portato a detrazione Irpef è di circa 26 miliardi (2) di cui il 19% ottenuto a “sconto sull’Irpef” è di quasi 5 miliardi. Quindi confluiscono nelle casse dello Stato cinque miliardi in meno ogni anno e di conseguenza ci sono cinque miliardi in meno disponibili per finanziare i servizi, sanità compresa.

Oggi ricorrere a delle spese sanitarie private è talvolta indispensabile per molti, date purtroppo le carenze del SSN, ma spesso sono invece solo una scelta personale da parte di chi, avendo i mezzi per farlo, gradisce scegliere prestazioni a pagamento.
Ma se questi cinque miliardi venissero dati alla sanità, le attuali carenze, come le inaccettabili lunghe liste di attesa, potrebbero essere ridimensionate?

Cinque miliardi per l’intero Paese significano mediamente circa 85 € l’anno in meno per cittadino, 200 € più o meno per una famiglia. Se il SSN, come dovrebbe essere, erogasse effettivamente tutti i servizi sanitari essenziali (LEA), perché si dovrebbero favorire gli acquisti di prestazioni private con degli sconti a carico di tutti i cittadini?
Questo riguarda anche i ticket, che pure loro possono contribuire a crear diritto alla detrazione dall’Irpef, ma principalmente questi “sconti” favoriscono i produttori privati rendendo di fatto meno onerose, e quindi più accessibili, le loro tariffe.

Invertire la rotta

Credo sarebbe invece più equo invertire la situazione e cioè che chi si rivolge al privato dia un contributo per il SSN a favore di chi non può pagare di tasca propria. Questo potrebbe ad esempio esser previsto per le assicurazioni malattia private: se scegli di coprirti i rischi di spese sanitarie private, dai insieme anche un modesto contributo a chi non potrebbe usufruirne e quindi è bene che il SSN possa così essere reso maggiormente in grado di soddisfare chi non è assicurato. 

Non credo, peraltro, che togliere le detrazioni possa però venir fatto dal Governo, attuale o futuro, data l’impopolarità di una tal manovra. Ma credo sia bene far capire che queste agevolazioni le paghiamo tutti, anche chi magari non riesce a comprare neppure i farmaci da banco ed è addirittura esente per reddito dai ticket, ma deve contribuire ugualmente alle detrazioni dei benestanti che si rivolgono alla sanità privata.

È pur vero che se il SSN erogasse tutte le prestazioni oggi pagate privatamente forse il suo bilancio crescerebbe anche più di cinque miliardi, ma la scelta deve essere chiara: vogliamo un SSN realmente universalistico o vogliamo un sistema misto pubblico/privato? E in tal caso è giusto ridurre le tasse di chi si rivolge al privato quasi per “ringraziarlo” dei risparmi che ha fatto fare al SSN?

Credo che il contributo al SSN debba essere di tutti e proporzionale alle proprie disponibilità, che poi il SSN debba soddisfare adeguatamente tutti i bisogni sanitari reali ed essenziali, e poi chi vuole è libero di scegliere a proprie spese servizi che, per ragioni diverse ma non “essenziali”, vengono erogati da privati o anche magari dal pubblico ma a pagamento.

In ogni caso è assolutamente da evitare che chi ha bisogno di una prestazione sanitaria essenziale sia costretto a doverla pagare anche se poi potrà detrarne il 19% del prezzo, perché ciò significa che potrà soddisfare tutti i propri bisogni essenziali solo chi ha la possibilità di pagare, e questo addirittura contravviene con l’art. 32 della nostra Costituzione Italiana.

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Bibliografia

  1. https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--i/Spesa-soci/Attivit-monitoraggio-RGS/2024/IMDSS-RS2024.pdf

 

 

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