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Vaccini

L'affaire NITAG: dibattiamone serenamente
Da un po’ di giorni sui media si sta parlando molto, forse anche troppo, delle vicende del NITAG, cioè della Commissione Ministeriale che dovrebbe supportare le politiche vaccinali.
La questione che ha creato molte critiche è stata la nomina tra i commissari di due medici conosciuti per le loro posizioni no-vax, e il successivo ripensamento del Ministro Schillaci che ha sciolto la Commissione.
Non è buona cosa che ormai, in relazione al che fare in caso di pandemia, ci sia quasi esclusivamente uno scontro politico con le posizioni dei novax e non un esame sereno delle decisioni da assumere. Ritengo che occorra darci tutti da fare per trasformare questo scontro in un dibattito seriamente scientifico, altrimenti si rischia che siano prese delle decisioni solo sulla base degli schieramenti e non della loro efficacia e della loro appropriatezza.
Le vaccinazioni non sono il solo argomento su cui ci sono, in medicina, dei pareri differenti, ma i conflitti sorgono soprattutto quando i provvedimenti toccano le libertà. La contrapposizione tra protezione sociale e libertà individuale è ciò che infiamma il conflitto.
Il liberalismo classico del XVII secolo negava che l’interesse collettivo potesse condizionare la libertà individuale, ed invece forme, talvolta esasperate, di collettivismo ottocentesco ritenevano che la società potesse imporsi senza limiti sugli individui. Senza arrivare agli estremi, ci troviamo quotidiani ci sono, per esempio:
- è giusto che oggi una persona contagiosa possa impunemente inserirsi nel contesto sociale?
- è giusto vietare lo spinello e non l’alcool?
- è giusto prevedere i TSO, cioè i trattamenti sanitari obbligatori?
- è giusto sottoporre a controlli e autorizzazioni l'esercizio di certe professioni?
- eccetera
Per decidere su tante questioni credo servano delle solide conoscenze scientifiche e poi una valutazione politica dell’equilibrio tra interessi individuali ed interessi collettivi, esplicitando i valori di riferimento. Ritengo che chi ha paura del dissenso sia solo perché è debole nel dimostrare la validità delle proprie convinzioni.
Per questo penso che il criterio per essere inserito in una commissione debba essere innanzitutto la preparazione scientifica e poi anche la disponibilità al confronto: queste due qualità sono ahimè spesso le carenze di molti no-vax, ma chiediamoci anche se le hanno tutti gli altri nominati e da nominare, per il resto le disparità di opinioni talvolta sono persino un arricchimento necessario.
Credo che per far parte di una commissione consultiva queste siano condizioni indispensabili! Parliamo di questo qui nel blog, e non dello scontro politico, e apriamo un dibattito sui criteri necessari per scegliere i membri di una commissione consultiva che deve supportare il Ministro nel prendere decisioni di sanità pubblica.
E parliamo inquadrando anche il tema generale che supera la querelle del momento, e cioè il rapporto tra politica e scienza, ricordando magari l’assurda decisione politica del ministro della sanità USA, Robert Kennedy junior, che ha praticamente bloccato tutti gli studi sull'mRNA.
Il dibattito che vogliamo qui aprire è il dibattito sul rapporto tra politica e scienza che per noi diventa dibattito sul rapporto tra decisioni politiche di sanità pubblica e conoscenze scientifiche epidemiologiche.
La mia posizione è che la priorità l'abbia sempre la politica, ma nella totale considerazione delle conoscenze scientifiche. Né a livello individuale né a livello collettivo la salute sta sempre al primo posto, né si evita sempre qualsiasi cosa che non abbia rischio zero. Per esempio, a livello individuale si fuma, ci si ubriaca, si fanno scalate pericolose, si va in moto ecc. ecc.; a livello pubblico si fanno le guerre, si usano i veicoli comunque inquinanti, si inquina con il riscaldamento, ecc. ecc.
Quindi le scelte in fondo le fa sempre e solo la politica, ma la politica deve prendere decisioni conoscendo esattamente tutto ciò che la scienza sa, e valutando se sia meglio accettare o rifiutare i rischi. Dire che i vaccini sono innocui non è vero, come non è vero per qualsiasi farmaco. Conoscere più che si può i rischi e i vantaggi permette di fare delle scelte, che poi queste siano delle scelte giuste o sbagliate dipende dalla rilevanza politica che nel momento si dà ai vantaggi ed agli svantaggi, quindi, i valori di riferimento sono determinanti nelle scelte.
Da ciò deriva che diventa importante far sì che nella cultura generale il valore della salute assuma un’alta rilevanza in modo che solo in casi estremi possa esser scelto qualcosa che la danneggia. Tra danni di salute diversi (malattia ed effetti nocivi di cure o prevenzione) la scelta deve però rispettare soprattutto l’equità, e non che per il vantaggio di molti si svantaggino i pochi.
Su questo tema credo che sia quindi utile portare il dibattito su questo blog di E&P evitando però di discutere dei massimi sistemi filosofici, ma cercando di rifarsi alle situazioni concrete di questi nostri giorni. Il dibattito è aperto e spero che in molti vogliano mandare un intervento.
Commenti: 4
3.
NITAG: NO A DUE ERRORI ED UNA CENSURA
Cesare Cislaghi parte dal fatterello del NITAG per poi provocare più in generale un dibattito su scienza e politica. Troppo ampio il tema generale per essere trattato in un blog: mi limito ad alcune considerazioni sulla questione NITAG.
Il decreto che ha istituito il NITAG (National Immunization Technical Advisory Group), cioè il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni, dice che ad esso “sono affidati compiti di supporto tecnico alla definizione delle politiche vaccinali nazionali” e aggiunge che esso “opera seguendo un approccio di valutazione delle tecnologie sanitarie (Health Technology Assessment) coerente con il processo decisionale suggerito dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, indicando le evidenze scientifiche che sostengono le decisioni di politica vaccinale, valutando l’attendibilità e l’indipendenza delle fonti utilizzate e verificandone l’assenza di conflitti di interesse”. Inoltre “I componenti del NITAG, nel loro operato, garantiscono completa indipendenza e non rappresentano gli interessi di specifici gruppi di interesse”.
Chi ha avuto l’opportunità di partecipare a questi tipi di gruppi presso il Ministero della Salute non farà fatica a rendersi conto di quanto siano molto formali (cioè non si possono non scrivere) ma poco sostanziali (cioè quello che effettivamente avviene) i requisiti che vengono indicati: sicuramente nei gruppi ci sono degli esperti e si trattano argomenti tecnici (ma non solo); più incerto e discutibile è che venga seguito l’approccio descritto nel decreto; assolutamente impossibile (nella mia esperienza) che si riesca a garantire “completa indipendenza” ed a non rappresentare “gli interessi di specifici gruppi di interesse”. Questa premessa mi è necessaria perché si comprendano le considerazioni che seguono.
Nel decreto istitutivo del NITAG il Ministro ha nominato 22 persone e nell’elenco sono presenti i dottori Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle. Ritenendo di aver riconosciuto, in questi due medici, persone che avevano espresso critiche sulle politiche vaccinali adottate durante la pandemia si è immediatamente scatenata la gogna nei loro confronti da parte di molte società rappresentative un po’ di tutta la comunità medico-scientifica, di molti soggetti che si sono espressi personalmente, della usuale raccolta di firme che non manca mai in queste occasioni (con firme di peso: Silvio Garattini, Giorgio Parisi, Matteo Bassetti, per dirne alcuni), e naturalmente di tutta l’opposizione politica al governo, ma anche con tanti malumori all’interno della maggioranza. Nel frattempo, proprio la presenza di Bellavite e Serravalle ha portato una delle componenti della commissione (Francesca Russo, direttrice della prevenzione della regione Veneto e coordinatrice dell’area prevenzione della Conferenza delle regioni) a dimettersi.
Montata la polemica e consigliato (dalla sua parte politica?) di attendere nel prendere ulteriori decisioni, il ministro ha superato tutti (non so se a sinistra o a destra) e con atto di imperio ha revocato tutta la commissione appena nominata.
Con queste azioni credo che il Ministro abbia compiuto due errori.
Primo errore. Se i due medici sono degli esperti al pari degli altri che sono stati nominati e sui quali non ci sono state obiezioni (e qui bisognerebbe almeno intendersi sulle caratteristiche che definiscono uno un esperto) non vedo perché non possano essere nominati; se invece essi non sono degli esperti allora il Ministro ha sbagliato, ma poteva facilmente correggersi (certo accettando di fare brutta figura) sostituendoli con due altre persone.
Secondo errore. A seguito delle proteste il Ministro ha revocato la nomina dell’intera commissione, commettendo in questo modo, a mio avviso, un secondo errore: è diventato infatti evidente che il NITAG è solo in apparenza un organo tecnico e indipendente ma in realtà risponde innanzitutto alla politica, peggio ancora se alla politica partitica.
Fino a qui gli errori che attribuisco al comportamento del Ministro.
L’intera vicenda, però, mi porta anche ad un’altra considerazione. Quali sono stati gli argomenti utilizzati dai polemizzatori nei confronti dei due medici nominati? Forse hanno portato elementi per dire che non si tratta di soggetti esperti (ma gli altri lo erano tutti?) e che quindi la loro nomina non era giustificata? Niente affatto: si è trattato semplicemente della opposizione alle idee che i due avrebbero espresso in precedenza, idee ritenute non condivisibili al punto tale da provocare tutto quel po’ po’ di reazione e persino una dimissione. Detto in altre parole, forse un po’ più forti ma sicuramente più chiare: si è trattato di censura ideologica, di critica aprioristica alle idee, perché è del tutto evidente che le proposte ed indicazioni che Bellavite e Serravalle (che personalmente non conosco) avrebbero potuto portare nella commissione tecnica sarebbero comunque state sottoposte al vaglio degli altri 20 componenti.
[Nota bene. Non vorrei che da queste considerazioni qualcuno deducesse che io sia condiscendente con qualche tesi no-vax: chi lo pensasse sarebbe assolutamente fuori strada perché sono favorevole alle vaccinazioni (ed ho fatto tutte quelle previste per il covid) e contrario agli argomenti no-vax].
Dietro a tutto questo ambaradan, il vero tema che si pone, che a mio parere però non ha soluzione, è come deve essere composta una commissione come il NITAG, quali tipi di figure devono essere chiamate, come si fa a definire gli attributi che deve possedere chi viene chiamato a partecipare, e così via: osservo, ad esempio, che tra i 22 chiamati in questo caso dal Ministro non sembravano presenti le competenze epidemiologiche, anche se proprio su questo argomento si è svolta una robusta contrapposizione di pareri in un blog che è stretto parente di questo.
E perché, a mio parere, non ha soluzione? Perché si deve accettare la impossibilità che le commissioni nominate dai governi, dovendo aiutare i governi stessi nella definizione di politiche sanitarie, possano essere indipendenti rispetto alla politica: il massimo che ci si può aspettare è che si dia spazio ad esperti (che in ogni caso sono persone con una propria opinione o visione culturale o ideologica), che siano coperte con esperti tutte le aree che possono subire le ricadute delle politiche relative all’argomento di volta in volta in discussione, che possano essere rappresentati i diversi punti di vista che sono caratteristici di un determinato argomento (anche se le commissioni devono avere una numerosità che permetta di lavorare agevolmente), e poco altro.
2.
Nitag
Opportuna proposta di dibattito su un tema come le vaccinazioni: appare dai dati ministeriali che in molte regioni siamo alla soglia minima per l'immunità di gregge per il morbillo. Su questo si potrebbe aprire un bel dibattito: anche il R.K junior ha rivisto in parte la su posizione sul morbillo.
Debbo dire che avendo letto delle nomine per la Commissione NITAG effettuate a firma del ministro Schillaci ho pensato che era suo intento aprire un confronto interno con chi ha altra visione sui vaccini. Il fatto che abbia azzerato tu mi lascia perplesso: lo ha fatto a seguito delle pressioni dei partiti (la politica è ben altra cosa!), oppure non sapeva chi aveva nominato?
Purtoppo non c'è una adeguata educazione sanitaria dei cittadini: la medicina di base ha da fare mea culpa.
Buon dibattito
MF
SAituazione assurda. l politico deve interessarsi di scienza ma non sostituirsi allo scienziato, specie se i suoi vaneggiamenti non comportano alcuna responsabilità. Sarebbe interessante conoscere la posizione dell’Ordine dei Medici e quali azioni concrete intenda prendere.
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1.
Nitag
Opportuna proposta di dibattito su un tema come le vaccinazioni: appare dai dati ministeriali che in molte regioni siamo alla soglia minima per l'immunità di gregge per il morbillo. Su questo si potrebbe aprire un bel dibattito: anche il R.K junior ha rivisto in parte la su posizione sul morbillo.
Debbo dire che avendo letto delle nomine per la Commissione NITAG effettuate a firma del ministro Schillaci ho pensato che era suo intento aprire un confronto interno con chi ha altra visione sui vaccini. Il fatto che abbia azzerato tu mi lascia perplesso: lo ha fatto a seguito delle pressioni dei partiti (la politica è ben altra cosa!), oppure non sapeva chi aveva nominato?
Purtoppo non c'è una adeguata educazione sanitaria dei cittadini: la medicina di base ha da fare mea culpa.
Buon dibattito
MF
4.
Cittadini
Grazie per gli interessanti spunti.
Mi sembra di ricordare che nelle critiche alla commissione ci fossero anche il problema del conflitto di interesse nonché di rappresentazione di professione sanitaria. Questi mi sembrano quasi più importanti, e in pochi ne hanno parlato, alimentando così un dibattito che sembra sterile dualismo tra vax e non vax. Messaggio molto sbagliato verso i cittadini.
Ai cittadini dovrebbero essere assolutamente esplicitati, e resi noti in modo trasparente, i criteri con cui si forma una commissione.