Il caso

Spesso, il riconoscimento della nocività di agenti esogeni e la stima dei rischi per gli esposti viene delegato a gruppi di esperti, la cui composizione è determinante per il rigore e la correttezza delle valutazioni. Due questioni di opportunità dibattute riguardano l’inclusione, nei gruppi di lavoro, a pieno titolo (con diritto di voto), di ricercatori operanti in istituzioni pubbliche ma finanziate in varia misura dall’industria, e la partecipazione, come osservatori, di tossicologi e epidemiologi che lavorano nell’industria. In merito a quest’ultima, per esempio, il volume 81/2002 delle Monografie IARC, informa i lettori che gli osservatori/ rappresentanti dell’industria non erano presenti durante le valutazioni della cancerogenicità delle fibre minerali artificiali. Un evento quasi senza precedenti nella storia delle pubblicazioni IARC, ma che non dischiude i legami industriali dei componenti veri e propri del gruppo di lavoro. La necessità di un codice di comportamento è ovvia e anche la Commissione consultiva tossicologica nazionale, nelle sue ultime riunioni, si era mossa in tale direzione. Le questioni di fondo sono due:

Il quesito

  • Talora, il contributo alla discussione scientifica degli esperti che fruiscono o hanno fruito in qualche modo di finanziamenti da parte dell'industria è valido (a volte insostituibile). Vi sono circostanze in cui è inaccettabile la loro presenza nei gruppi di lavoro?sono pertinenti soltanto i finanziamenti relative a materie discusse dal gruppo di lavoro o si deve prestare attenzione più in generale ai rapporti economici tra istituzione e industria? E' adeguata la prassi comune di sollecitare dichiarazioni di un potenziale conflitto di interesse all'inizio delle discussioni? Come dovrebbe essere modulata la discussione in relazione a tali dichiarazioni? Dopo la valutazione, a chi possono essere rese disponibili le dichiarazioni di conflitti d'interesse?
  • In quali circostanze è accettabile la presenza di osservatori senza diritto di voto? Quando sono presenti, debbono avere diritto di parola? Debbono essere invitati, come osservatori, anche scienziati indicate dalle orgabnizzazioni dei lavoratori o degli ambientalisti?

Il commento

Per quanto riguarda il primo punto:

  • può essere che la presenza di un esperto con connessioni industriali sia importante (non credo possa divenire veramente essenziale) quando l’esperto è detentore d’informazioni che altri non hanno. Reputo però che sia un’evenienza rara che deve venir valutata caso per caso. Un criterio per l’inaccettabilità di avere un esperto dell’industria, anche se è l’unico esperto su un certo composto, potrebbe maturare da sondaggi preliminari: si può indagare preliminarmente se l’esperto sia disposto a rivelare quanto sa, o se è vincolato da clausole di segretezza imposte da chi lo paga. In ogni caso deve essere ben chiaro che quanto dice non avrà più vincoli di segretezza. Ripeto però che questa è una situazione rara e deve rimanere il più rara possibile;
  • credo che debba essere presa in considerazione qualunque relazione economica fra istituzione e industria o donatore, e non limitare l’attenzione alle sole materie in discussione dal gruppo di lavoro. Senza arrivare al punto di renderle automaticamente pubbliche, chiunque, su richiesta, deve poter aver accesso alle dichiarazioni sui possibili conflitti di interesse. Credo che si debba chiedere a ciascun partecipante una dichiarazione scritta, (potrebbe essere un modulo da riempire) prima dell’inizio di una riunione, e all’inizio della riunione ognuno dovrebbe essere invitato a confermare pubblicamente quanto dichiarato per iscritto.

Per quanto riguarda il secondo punto, alla prima domanda ho già risposto. E’ chiaro, mi pare, che un esperto invitato ha diritto alla parola, dato che viene invitato perché metta il suo sapere a disposizione del gruppo di lavoro. Mi pare chiaro che i rappresentati delle organizzazioni dei lavoratori o sindacali o degli ambientalisti possano essere invitati se dimostrano di avere un background di conoscenze sufficienti per comprendere e partecipare alle discussioni.
Facendo riferimento ai gruppi di lavoro dello IARC, una questione da non sottovalutare è che il numero dei partecipanti deve rimanere entro limiti che consentano una reale possibilità di discussione. Di necessità questo impone una selezione severa.

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