Oggi, in Italia, il fenomeno degli incidenti stradali non viene affrontato come un fatto rilevante sul piano epidemiologico e sanitario, ma come un evento ineluttabile. Non esistono analisi specifiche, articolate per tipologia di incidentalità, ma ci si limita a valutazioni di carattere generale e a esortazioni comportamentali.

Per fronteggiare questa calamità l’Unione Europea ha promosso una campagna di riduzione del 40% degli incidenti stradali entro il 2010, obiettivo che è stato genericamente ripreso dal Governo italiano, nel Piano sanitario 1998-2000, senza però che ne conseguissero provvedimenti adeguati.

L’Associazione delle vittime della strada, nella sua dimensione lombarda, ha attuato una serie di iniziative tendenti a individuare responsabili, obiettivi, modelli organizzativi, processi di controllo e politiche preventive. Lo ha fatto utilizzando i dati Istat (che rappresentano soltanto i morti riconosciuti entro il settimo giorno dall’incidente e quindi il 30% in meno delle reali vittime), i dati Ania e quelli della Polizia municipale di Milano, proponendo un primo schema di «piattaforma » che ha inviato alle competenti autorità amministrative. Ha dedicato una particolare attenzione al fenomeno della metropoli milanese e ha sollecitato un approfondimento per ciò che riguarda il possibile miglioramento della gestione ospedaliera dei traumatizzati gravi.

L’escalation è continua

Negli ultimi tre anni nella città di Milano gli incidenti con feriti sono passati da 22.000 a più di 26.000 (nel 2000) e minacciano di diventare 28- 30.000 nel 2001 (dati ancora in elaborazione)... Accedi per continuare la lettura

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