È il caso di avvertire che in questi volumi, inevitabilmente, sono contenuti argomenti, vissuti, sentimenti, espressioni e immagini forti. Si parla, di sofferenza, di tragedie senza lieto fine, di disperazione, di esasperazione, di trepidanti attese per sofferenze incombenti, di angoscia, di rancore, di rivendicazioni, alle volte dell'odio che si affaccia nonostante gli sforzi per trattenerlo, surrogarlo o trasformarlo in qualche altra cosa. Si parla contemporaneamente di crimini, criminali e mascalzoni avvezzi all’impunità, di violenze, di esiti perversi di azioni profittevoli, ed eccezionale risulta la ricerca per dare un senso al dolore e anche alla morte mentre al perdono o alla carità per i carnefici si accenna solo in maniera episodica nonostante molti degli offesi siano dei “credenti”. Sono questi i libri che istintivamente non si vorrebbero leggere, tanto meno in vacanza, libri che impressionano anche uomini e donne di esperienza e “addetti ai lavori”, persone in confidenza con soprusi e morte, con casistiche e coorti poco differenziabili da esseri biologici coinvolti in un grande e triste esperimento; sono libri coinvolgenti, intrinsecamente adeguati perché il lettore, e poi tutto il pubblico, si riconosca in pieno nelle vittime, individui, anche con processi corali, e condanni i colpevoli e le loro malazioni, comprenda, se non tutte, molte delle interrelazioni che legano a doppio filo, indefinitivamente, i primi con le seconde. Molta attenzione e fiducia giustamente vengono poste da tutti alla cura del mesotelioma, al controllo del dolore e all’assistenza fornita dalle strutture sanitarie coinvolte (a Monfalcone, a Bologna e a Casale Monferrato) che, per fortuna nella sfortuna, appaiono capaci di fornire risposte adeguate. E, o ancora più attenzione va, ovviamente, alle famiglie e alle associazioni delle vittime.

Io sono il cantiere! Amianto mai più

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Corinna Michelin e Tiziano Pizzamiglio (a cura di), Io sono il cantiere! Amianto mai più, con un racconto inedito di Loriano Machiavelli, Fuorilinea (Terre emerse), Monterotondo 2011.

L’opera collettiva curata da Corinna Michelin e da Pizzamiglio (pubblicato in collaborazione con l'Associazione Spyraglio di Monfalcone, la Lega italiana per la lotta ai tumori e l’Associazione esposti amianto) è il rendiconto di un lungo e complesso percorso, realizzato a Monfalcone con solidi strumenti medici e psicologici, tendente alla costruzione di un racconto corale di un “gruppo omogeneo di ex esposti ad amianto” che nel contempo deve essere rispettoso delle diversità insopprimibili delle storie personali di ognuno. In gioco c’è la strutturazione (e la formalizzazione, scritta) della percezione del rischio, del rischio di ammalare di mesotelioma, una prova eroica, estrema, fondata sui possibili vantaggi della sorveglianza sanitaria che, come dice in questo stesso volume Claudio Bianchi, «rimane un problema aperto». La spontaneità dei 16 racconti autobiografici è fattivamente incanalata, sicuramente arricchita, dall’intervento della psicologa e allora risultano fondanti pensieri condivisi quali «la trasformazione di eventi catastrofici in significati positivi, attivi», «dalla paura all’impegno», «condivisione e analisi di difficoltà comuni, favorendo un senso di universalità». Complessivamente l’esperienza viene descritta dai diretti interessati come estremamente utile ed efficace; e questo è il fatto più notevole. Gli stessi racconti, ma non poteva non essere così, confermano le testimonianze raccolte nei fondamentali lavori di Alessandro Morena del 2000 e di Enrico Bullian del 2008 e quindi non risultano oscurati sentimenti radicati che da una parte ruotano attorno alla frase dettata da Massimo Carlotto per il monumento alle vittime dell’amianto eretto a Monfalcone: «Costruirono le stelle del mare. Li uccise la polvere. Li tradì il profitto» e dall’altra parlano, senza contraddizione, di una straordinaria cultura del lavoro, patrimonio solido degli operai del cantiere navale, e dell’importanza che lo stesso cantiere ha avuto e ancora ha per Monfalcone e il suo territorio. Il volume è arricchito da foto in bianco e nero di Isabella Balena che ha colto i protagonisti in azione, in famiglia, in ospedale e alle prese con la burocrazia, e da un intenso racconto breve, un “noir”, di Loriano Macchiavelli, l’autore di Sarti Antonio brigadiere. Macchiavelli in un ambiente surreale, ma poi non tanto surreale, descrive una serie di 5 dirigenti del cantiere assassinati da parte di qualcuno e per motivi lasciati (in parte) alla fantasia e ai sentimenti del lettore. Per una eventuale conferma della veridicità della soluzione del “noir”, è detto, si può scrivere all’autore il quale spiegherà, in dettaglio, come sono andate le cose, «ma solo a condizione che scriviate anche, a chi di competenza, per chiedere conto dei tanti maledetti fiori di carne sbocciati nei polmoni di uomini, donne, vecchi, bambini che nessuno aveva il diritto di torturare».

Silenzio, non si deve sapere

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Noella Bardolesi, Silenzio, non si deve sapere, Bacchilega Editore, Imola 2011.

Il libro scritto da Noella Bardolesi ci conduce in una famiglia bolognese di un lavoratore delle Officine grandi riparazioni. Una grande donna racconta la storia del marito «che ha cercato di combattere fino alla fine “il killer invisibile” … l’Amianto»; è un diario (suo ma anche del marito) inesorabile, clinico e spirituale, il percorso di «sostegno e accompagnamento» per un malato con tutte le sue veritiere espressioni psico-fisiche che riesce a mantenere sino alla fine la dignità di uomo, di cittadino, di lavoratore, di padre e di marito. Alla fine di una partecipata e ininterrotta lettura almeno tre punti sono risultati e permangono prepotenti: il figlio diciassettenne che vuole rimuovere il problema di suo padre, che non vuole sentirne parlare per quanto sta male; la sintonia tra la moglie e l’assistenza pubblica (fatta anche questa di persone vere) nel mettere in atto il «sostegno e l’accompagnamento»; e poi un desiderio che non in modo sorprendente guida l’autrice nella scrittura dell’ultima parte del diario; scrive l’autrice, «Vorrei tanto, che utopia, che la leggessero [questa parte del libro] quei dirigenti (o figli di dirigenti, se pensano di percorrere la stessa strada del padre) o chi ancora fa “affari” con l’amianto e che sapeva che l’amianto uccideva, ma per profitto, SILENZIO NON SI DEVE SAPERE … non ha mai detto né informato i lavoratori sulla sua pericolosità». Questo punto viene ripreso e ampliato nella prefazione di Leopoldo Magelli, il quale ne consiglia la lettura a coloro che, di fronte a casi di mesotelioma, si arrampicano sugli specchi (periti o avvocati o consulenti) per negare o sottostimare l’esposizione all’amianto; a coloro che sostengono che è solo da poco tempo che si sa che l’amianto “fa male”; a coloro che tirano in ballo il fumo di sigaretta o altri improbabili fattori causali; a coloro che dicono che basta una sola fibra a provocare il tumore e quindi non si può imputare niente a nessuno; a coloro che, al momento di riconoscere i benefici previdenziali ai lavoratori ex esposti ad amianto, si aggrappano ai più piccoli dettagli per negarli.

Mesotelioma pleurico, il Morbo di Casale. Cronaca della dipartita di un credente

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Bruno Filippi, Mesotelioma pleurico, il Morbo di Casale. Cronaca della dipartita di un credente. Associazione Paolo Ferraris - Portalupi Editore, Casale Monferrato 2011.

Bruno Filippi è deceduto per mesotelioma in febbraio, la sua “cronaca della dipartita” è appena uscita dalle stampe. Il titolo completo del suo libro che comprende l’espressione il «Morbo di Casale» e la parola «credente» annuncia con fedeltà ciò che effettivamente si troverà diffusamente nel testo. Una peste o un colera endemico e apparentemente insanabile che affligge, come un castigo, un territorio abitato da gente industriosa che non merita questa pena e poi il racconto delle “difficoltà” causate dal mesotelioma che accompagna sino alla morte un cristiano devoto, onesto, attivo, un giusto che, senza rassegnazione e senza rabbia, riesce a esprimere sino alla fine amore per la famiglia, per gli amici, per quelli accomunati con lui dalla sventura, per Dio; gli danno forza le attenzioni dei suoi cari, la preghiera e la giustizia divina sostenute dalla fede e quindi dalla vita che sino senza dubbio alcuno deve essere sempre rispettata e vissuta assegnato così un senso al dolore e alla morte.

Asbestos reportage amianto FVG

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Chiara Aglialoro, Roberto Del Grande (a cura di), Asbestos reportage amianto FVG, Associazione culturale Metarte - Consorzio culturale del Monfalconese, Gorizia - Ronco dei legionari 2010.

Il volume, curato da Chiara Aglialoro e Roberto Del Grande, è promosso dall’Associazione culturale Metarte con il sostegno e il contributo di molti enti e associazioni del Friuli, in particolare dell’area di Monfalcone. Si tratta di una edizione di pregio, in italiano e in inglese, fatta per dare il migliore risalto a tre “indagini” fotografiche che «rendono visibile l’amianto dove la superficie delle cose non ne ha trattenuto le tracce e si soffermano su quell’amianto tanto evidente da passare inosservato». Enunciazione questa che corrisponde alle aree che sono state indagate: storie di vita delle persone (Racconti-Polvere di Alessandro Ruzzier), luoghi connotati con la presenza di amianto (Deserti di Marco Citron) e l’amianto nella nostra quotidianità (In transito di Roberto Francomano). Gli scenari proposti sono portatori, visivamente, con immediatezza, di grandi significati sociali oltre che, nel loro genere, estetici. Il volume oltre che tre racconti brevi di protagonisti propone degli approfondimenti e tra questi è da apprezzare il testo di Enrico Bullian (Perché gli storici si occupano di amianto) dove l’autore, riflettendo sulle modalità dell’impiego del minerale nel Novecento, fornisce stimoli per il presente e moniti per il futuro, utili «per evitare che tragedie come queste possano silenziosamente continuare nei Paesi in via di sviluppo e possano ripetersi da noi sotto altra forma». Completano le immagini e i testi degli interessanti appunti bibliografici suddivisi per: memorie, storiografia e studiosi regionali; ricostruzioni storiche e memorialistiche nelle aree più colpite dalle patologie; studi psicologici; studi sociologici; storiografia internazionale; romanzi e video.

Un caso di criminalità d’impresa: l’Eternit di Casale Monferrato

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Rosalba Altopiedi, Un caso di criminalità d’impresa: l’Eternit di Casale Monferrato, L’Harmattan Italia, Torino 2011

Il libro di Rosalba Altopiedi, è uno speciale studio sociologico, forse di sociologia giuridica, il quale, dopo aver connotato anche storicamente le vicende della Eternit di Casale Monferrato e dopo aver illustrato le caratteristiche del primo processo Eternit, quello conclusosi con la sentenza del 18 giugno 1993 (primo rispetto a quello monstre ancora in corso), tratta di quella che gli anglosassoni chiamano white collar crime; riferendo di una vasta quanto trascurata letteratura internazionale viene approfondito il significato sociale e anche giuridico da una parte delle mistificazioni circa la pericolosità dell’amianto messe in atto dalle aziende, sicuramente da quelle più grandi con campo di azione sovranazionale e con risorse autonome, e dall’altra delle strategie che i lavoratori (ma anche le istituzioni) debbono adottare per «spazzare via la coltre di “polvere“ che velava non solo i loro polmoni ma anche le loro vite».

Mala polvere. Una città si ribella ai “signori” dell’amianto

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Silvana Mossano,  Mala polvere. Una città si ribella ai “signori” dell’amianto, Edizioni Sonda, Casale Monferrato 2010

Silvana Mossano, scrittrice, giornalista de La Stampa al processo Eternit in corso a Torino e profonda conoscitrice degli effetti sociali e medici dell’amianto, ha scritto un libro di grande valore letterario oltre che informativo. A giustificare tale affermazione basta richiamare il racconto Il Sospetto che occupa una delle quattro sezioni di cui si compone il volume (le altre sono: Donne nella polvere, testimonianze; Una storia lunga un secolo … e non è finita, reportage; L’appello, lettera aperta). Vi si racconta una storia intima, rigorosa, ricca psicologicamente, di una madre, vedova, di Casale Monferrato che convive per un tempo interminabile col sospetto clinicamente consistente di avere un mesotelioma e quindi di dover lasciare in balia di se stessa una figlia disabile.

Di Silvana Mossano segnaliamo anche un pezzo di attualità, Processo Eternit: la sentenza è vicina, pubblicato sul precedente numero cartaceo della nostra rivista (Epidemiol Prev 2011; 35 (4-5): 175-177).

Vite spericolate

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Patrick Fogli, Vite spericolate, Edizioni Ambiente, Milano 2009

Il giallista e ingegnere elettronico bolognese Patrick Fogli autore de Il tempo infranto, sulla strage alla stazione di Bologna, ha scritto Vite spericolate, un lungo e documentato noir che ha al centro l’amianto di Casale Monferrato. A svolgere le indagini, ovviamente pericolose e contrastate da chi ne ha interesse, è una giornalista che per lavoro si era allontanata dalla città piemontese e la cui madre si ammala di mesotelioma, nonostante non avesse mai lavorato all’Eternit e avesse sempre soltanto fatto l’insegnante a Casale. Le azioni, i viaggi e gli incontri della figlia vengono narrate parallelamente a un diario, intimo, profondo, della malattia scritto in prima persona dalla madre.

Eternità, Oristano: l’incubo dell’amianto

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Gianfranco Atzori,  Eternità, Oristano: l’incubo dell’amianto, Ediesse, Roma 2010

Gianfranco Atzori fornisce un buon contributo di letteratura sindacale. Siamo in Sardegna, a Oristano, nei primi anni Settanta del Novecento, in una nuova fabbrica di cemento amianto, la Sardit che a un certo punto entrerà nell’orbita della Eternit. La storia della fabbrica la conosciamo seguendo le sorti di un giovane operaio che, quasi folgorato, sposa la causa sindacale. Interessanti sono i collegamenti principalmente personali, anche se favoriti da iniziative del sindacato (con i suoi colleghi di Casale, con la Camera del lavoro di Milano), che consentono all’operaio sardo di acquisire informazioni sulla pericolosità dell’amianto. Al centro del racconto e delle lotte, a prendere il sopravvento è la chiusura della fabbrica e la perdita dei posti di lavoro; l’amianto sembra andare in secondo piano, ma non è così perché sia entrano in gioco i problemi derivanti dalla gestione amministrativa dei “vantaggi” previdenziali previsti dalla normativa, sia emerge un caso di mesotelioma a carico di una signora che non direttamente esposta nella fabbrica che impiega amianto.

Ci fermavamo sempre al bottegone. Cronaca della chiusura della più grande miniera di amianto in Europa

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Enzo Biagioni, Ci fermavamo sempre al bottegone. Cronaca della chiusura della più grande miniera di amianto in Europa, Bradipolibri Editore, Torino 2005

Il libro scritto da Enzo Biagioni, toscano di origine e tecnico dell’amiantifera di Balangero, è passato sotto silenzio anche nei circoli più specializzati sul tema dell’amianto. Una spiegazione di questo silenzio potrebbe essere riconosciuta nel fatto che l’autore si muove in controcorrente; benché il racconto di storia vissuta abbia al centro le difficoltà insorte nell’applicazione delle norme a favore dei lavoratori collegate con la decisione della “singolare” (come viene chiamata) dismissione della cava di amianto, l’autore dichiara in maniera abbastanza esplicita il suo disappunto e quello di tanti altri, lavoratori e abitanti della valle, sulla chiusura o almeno sulle modalità con le quali la chiusura della cava è stata attuata. A un certo punto scrive: «Ma la legge fino a ora, in merito al problema amianto, è risultata velleitaria se non inutile. I soldi vengono spesi molto male e mai in soccorso di coloro che hanno avuto non solo una esposizione al rischio ma addirittura un danno fisiologico accertato». Il libro si fa comunque apprezzare per alcune testimonianze sulla vita che si svolgeva nei decenni passati nella cava; ben descritta è la festa del 4 dicembre che ogni anno si teneva per Santa Barbara, protettrice dei minatori. Attenzione e sospetti vengono dedicati poi, purtroppo con pochi dati solidi, all’ultima proprietà di Balangero, portatrice di interessi (anche politici) per affari poco chiari in riferimento a rifiuti e discariche da sfruttare.

Amianto, Storia di un serial killer

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Stefania Divertito, Amianto, Storia di un serial killer, Edizioni Ambiente, Milano 2009

Grande diffusione (più di tutti gli altri) sui giornali, nelle televisioni e nella rete ha avuto e ha ancora oggi il “libro inchiesta” scritto da Stefania Divertito, un'attiva giornalista professionista che si era occupata in passato degli effetti dell’uranio impoverito. L’inchiesta è stata effettivamente svolta visitando i vari punti caldi dell’amianto in Italia e rendendo conto in maniera originale del processo di Padova, ignorato dai più, promosso da solo due lavoratori della marina militare ma in realtà riguardante centinaia di marittimi. L’autrice trattando, alle volte in maniera sapiente, alle volte meno, i molti dati e le informazioni raccolti sull’amianto e sulle patologie correlate con l’amianto si è assunta l’onere di svolgere il ruolo di vera divulgatrice della materia.

Amianto e responsabilità sociale. Il fondo per il risarcimento dell'amianto: opportunità, necessità, prospettive

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Enzo Merler e Rosanna Tosato, Amianto e responsabilità sociale. Il fondo per il risarcimento dell'amianto: opportunità, necessità, prospettive, Ediesse, Roma 2010

Il volume curato da Enzo Merler e Rosanna Tosato raccoglie le relazioni e la discussione svolte in occasione del convegno padovano del 3 aprile 2009 organizzato dalla Fondazione vittime dell’amianto “Beppi Ferro” Onlus. Offre molto di più di quanto annunciato nel titolo; rappresenta un momento di sintesi rigorosa sulle conoscenze scientifiche disponibili sul mesotelioma in Italia opportunamente illustrate mediante un confronto con l’esperienza francese. Vi viene fatto anche il punto sulla tutela assicurativa dei tumori da amianto in uno scenario europeo. Purtroppo vane sono risultate le sacrosante raccomandazioni uscite da questo convegno sul fondo per le vittime dell’amianto; la recente normativa approvata in Italia si è proprio preoccupata di disattenderle. Molto utili le informazioni contenute nell’appendice: un confronto tra alcuni Paesi sul risarcimento delle vittime, i dati epidemiologici indispensabili per programmare un’adeguata gestione del fondo per le vittime, notizie sui procedimenti giudiziari in tema di effetti dell’amianto sulla salute.

Medicina Democratica

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Movimento di lotta per la salute

I numeri 191-194 della storica rivista Medicina Democratica (maggio-dicembre 2010, pp. 11-134) accoglie gli Atti della 2a conferenza nazionale Amianto e giustizia, tenutasi a Torino dal 6 al 9 novembre del 2009. È bene ricordare che la prima conferenza della serie non governativa si era svolta a Monfalcone nel novembre 2004, mentre la prima e ultima governativa, è quella di Roma del 1999. I molti contributi compaiono raggruppati in 3 sessioni (le prime due con relazioni introduttive di Fulvio Aurora, Felice Casson, la terza con comunicazioni varie) e in 5 gruppi di lavoro con i loro documenti finali (Amianto in tribunale; Amianto e sanità; Eliminare l’amianto in 10 anni dal 2004; Risarcire le vittime, riconoscere gli esposti; L’amianto in Europa e nel mondo). Sarebbe praticamente impossibile rendere conto dei vari temi affrontati e del significato fondamentale, ricchi in termini di informazioni e “posizioni” ma anche di sistematizzazione, di alcuni argomenti riguardanti in particolare il diritto (vedi per esempio la relazione di Beniamino Deidda su l’amianto e le malattie professionali). È giusto invece sottolineare, come fa Fulvio Aurora nelle conclusioni, che «le analisi, le proposte della conferenza sono il frutto di un lavoro comune, realizzato con fatica e tenacia superando positivamente innumerevoli difficoltà, e, cosa preziosa, con spirito unitario definendo, nel rispetto delle diverse posizioni, obiettivi e una piattaforma condivisa per le nostre future iniziative».

Ternitti

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Mario Desiati, Ternitti, Mondadori, Milano 2011

L’ultimo romanzo di Mario Desiati autore del celebre Vita precaria e amore eterno e curatore di Antologia sul lavoro precario: i laboriosi oroscopi, non necessita di pubblicità e di consenso della critica; ci hanno pensato rispettivamente la Mondadori e Alberto Asor Rosa. Di Ternitti (storpiatura dialettale di Eternit), il termine che dà il titolo a tutto il romanzo, si parla nelle prime 50 pagine perché il padre di Mimì, la protagonista, deve emigrare, come altri circa mille salentini, con la famiglia, per lavorare alla Eternit di Niederurnen (CH). Vengono descritte in alcune di queste pagine condizioni di lavoro in fabbrica infernali e polverose ma principalmente si fa riferimento ai turbamenti della quindicenne Mimì, una ragazza che dall'esperienza svizzera, vissuta nell’alloggio collettivo degli operai e delle loro famiglie, trarrà la forza che l'accompagnerà nella sua vita di giovane madre e che tornerà nella terra natia in cui con “feroce innocenza” condividerà con anticonformismo e generosità l'esperienza degli ex esposti ad amianto che si sono ammalati di mesotelioma.
La storia di Mimì e dei letali uncini dell'amianto che hanno fatto strage di una generazione, diventerà presto un film.

Casale Monferrato: la polvere che uccide, voci dalla Chernobyl italiana

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Guido Iocca, Casale Monferrato: la polvere che uccide, voci dalla Chernobyl italiana, Ediesse, Roma 2011. Presentazione di Susanna Camusso e prefazioni di Nicola Pondrano e di Bruno Pesce

La più recente monografia sull’amianto, ma è pensabile che non sarà l’ultima, esce a cura di Guido Iocca, giornalista di Rassegna sindacale. Il libro raccoglie le testimonianze di dieci ex lavoratori dello stabilimento Eternit di Casale e di dieci abitanti della città piemontese, alcuni dei quali sono congiunti di deceduti a causa di malattie correlate con l’amianto. I lavoratori riferiscono ampiamente dei soprusi patiti in fabbrica: convivere inconsapevolmente con l’amianto, subire condizioni di lavoro molto dure, essere fatti oggetto di minacce e di punizioni quando si segnalava l’eccessiva polverosità ambientale. Viene riportata anche un’intervista a Antonella Granieri, psicologa che si è presa cura delle sofferenze degli ammalati e dei loro familiari. Il volume accoglie inoltre un exursus storico e “geopolitico” sull’amianto scritto da Diego Alhaique, Fulvio Cavariani e Laurent Vogel. Il contributo della leader della CGIL si preoccupa di illustrare come il sindacato abbia rifiutato «il ricatto di dover accettare insostenibili condizioni di rischio pur di mantenere l'occupazione», valorizzando giustamente «l'impegno dell'Inca [patronato della CGIL] che con la sua silenziosa e assidua e competente opera di tutela dei lavoratori, ha fatto emergere le tremende malattie causate dall'amianto e ha saputo trasformare una problematica in un'azione di difesa contro i torti di massa». Si può osservare che rimane da indagare il ruolo sostenuto dalle organizzazioni sindacali e specialmente da quella internazionale nella “guerra” dell’amianto svoltasi in certi ambienti negli anni Settanta del Novecento. A Charles Levinson segretario generale dell’International Chemical, Energy and General Workers' Federation dal 1964 al 1983 sono riconosciuti i titoli perché dovesse sapere tutto sugli effetti delle fibre minerali, in maniera non dissimile dai titoli assegnati a dirigenti e proprietari delle compagnie multinazionali che con l’amianto facevano profitti.

 

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