Riassunto

Quest’anno ricorre l’80° anniversario della più memorabile delle tragedie operaie che hanno scandito la nascita e l’evoluzione dell’industria di Colleferro (Roma).

Quest’anno ricorre l’80° anniversario della più memorabile delle tragedie operaie che hanno scandito la nascita e l’evoluzione dell’industria di Colleferro (Roma). Si tratta dello scoppio avvenuto il 29 gennaio 1938 nell’area di lavorazione del tritolo all’interno della fabbrica Bombrini Parodi Delfino (BPD), azienda dedita alla produzione di polveri da sparo ed esplosivi.
La commemorazione quest’anno si arricchisce di un documentario, Colleferro 38, a cura di Vision Studio con la regia di Michela Micocci. Lavorando per questo documentario, alla regista è stato possibile effettuare una raccolta delle conoscenze aggiungendone di inedite.
Nel 1938 a prevalere era un clima di segreti e propaganda, in particolare nel caso di un’industria impegnata nella produzione bellica. Nei giorni seguenti all’evento, la stampa nazionale comunica il fatto con modalità differenti: da brevi trafiletti che puntualizzano sulla presenza quasi immediata sul luogo dell’incidente dei reali e del duce ad articoli più corposi che elogiano il coraggio degli operai accorsi per salvare i propri colleghi perdendo la vita sul posto di lavoro. La stampa, accuratamente orchestrata, sottolinea che le conseguenze sono inferiori a quello che potevano essere: i lavoratori sono eroici, le istituzioni generose verso le famiglie dei deceduti.
Nel 2011, alcuni allievi della seconda media dell’Istituto comprensivo “Leone XIII” di Carpineto Romano hanno svolto un compito collettivo ricercando in rete, traducendo e studiando le cronache giornalistiche pubblicate su giornali australiani, neozelandesi, americani e olandesi in occasione dello scoppio. A parte ipotesi molto differenziate sulle vittime e i feriti e sui danni materiali prodotti dalla tragedia, i corrispondenti, probabilmente giornalisti di agenzie internazionali forse non tutti completamente indipendenti, non riescono a rivelare quasi nulla che vada oltre le notizie elargite dalle autorità italiane o che appaia di critica.
Cogliamo da qui il pretesto per parlare della salute dei lavoratori impiegati nell’industria degli esplosivi, in particolare analizzando la relazione di Luigi Carozzi, pietra miliare dell’igiene e della medicina del lavoro di tutti i tempi: vi si trovano informazioni approfondite riguardanti rilevazioni igieniche, illuminazione, abiti da lavoro, profilassi delle malattie infettivo-contagiose, assistenza sociale e rilevazioni sanitarie a partire dai certificati di malattia.
Ci si sofferma su avvenimenti riguardanti la prima guerra mondiale, poiché inutilmente si andrebbe a ricercare nel ventennio successivo buona letteratura italiana sul tema. È il caso di sottolineare che la tanto propagandata normativa fascista previdenziale e di tutela della salute dei lavoratori risulta tardiva e più arretrata rispetto a quella in vigore in altri Paesi industrializzati: la medicina del lavoro esprime una cultura completamente subalterna al potere, sempre più distaccata dai lavoratori.
Inoltre, l’eredità lasciata a noi – a esempio per tutte – dalle industrie chimiche del primo Novecento è un esteso inquinamento dell’ambiente, dell’aria, del terreno e delle risorse idriche.

Il 7 giugno 2018, in occasione del centesimo anniversario di un’altra tragedia, lo scoppio della fabbrica di munizioni Sutter&Thévenot di Castellazzo di Bollate, alle porte di Milano, sono state realizzate iniziative commemorative e un sito web che raccoglie ricordi, immagini e testimonianze (http://immaginiememoria.it/).

Photogallery con le opere selezionate da Franco Carnevale

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