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A cura di Antonio Addis
E&P 2017, 41 (5-6) settembre-dicembre, p. 304-305
DOI: https://doi.org/10.19191/EP17.5-6.P304.092
Comunicazione
Big data contro studi clinici randomizzati? La contrapposizione non giova a nessuno
Big data versus randomized clinical trials? Nobody benefits from the contrast
Riassunto
Chi ha partecipato quest’anno al convegno della Società internazionale di farmacoepidemiologia (Montreal, Canada) ha respirato una strana atmosfera. Alcune relazioni suonavano trionfalistiche e con toni di chi annunciava una svolta epocale per il settore: «Gli studi osservazionali e post-marketing saranno il nuovo punto di riferimento capace di indicare ciò che è efficace e sicuro tra i nuovi medicinali». Altri, invece, assistevano provando a resistere, dubbiosi e scettici, alle nuove parole d’ordine (real world evidence eccetera) che, per quanto accattivanti, non risolvono i limiti e le sfide metodologiche con cui ci si confronta da sempre in questo settore. Ma che cosa è successo di nuovo per alimentare tanto entusiasmo?
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