I vaccini rappresentano una tipologia di farmaci molto particolare, perché vengono somministrati a scopo preventivo alla popolazione sana con l’obiettivo di prevenire alcune malattie infettive.

Possono essere costituiti da parti del microrganismo (antigeni) o dal microrganismo stesso nella sua completezza, attenuato o inattivato, e agiscono attraverso l’induzione di una risposta immunitaria, umorale e cellulare; essi richiedono, in genere, l’associazione con un adiuvante e la somministrazione di una o più dosi di richiamo (booster) per raggiungere un’efficacia adeguata protettiva.

Gli studi dimostrano che uomini e donne rispondono in modo diverso alle infezioni e alle vaccinazioni. Le donne sono in genere più immunoreattive e, analogamente alle differenze nella risposta immunitaria alle infezioni virali e batteriche, sviluppano risposte ai vaccini più intense, con titoli anticorpali spesso doppi rispetto agli uomini.1 La maggiore reattività immunitaria del sesso femminile è conservata nella scala evolutiva dagli organismi più semplici da un punto di vista evolutivo (come il riccio di mare, la Drosophila, alcuni insetti), fino ad arrivare agli organismi più evoluti, quali anfibi, rettili, uccelli, mammiferi e all’uomo.

A fronte della maggiore immuno-reattività femminile, tuttavia, nelle donne le reazioni avverse alle vaccinazioni sono più frequenti e spesso più gravi. Nonostante le evidenze di diversità fra i sessi nella risposta immunitaria, queste differenze non sono state finora considerate nel disegno o dosaggio di farmaci e vaccini e ciò – insieme al fatto che per lungo tempo le donne non sono state incluse nei trial clinici – può aver portato a un impiego inadeguato di dosaggi e modalità di somministrazione di farmaci e vaccini nelle donne. Al riguardo, uno studio americano di qualche anno fa ha sottoposto a vaccinazione anti-influenzale stagionale un campione di uomini e donne con dose intera o con dose dimezzata di vaccino, mettendo in evidenza che nelle donne vaccinate con metà dose di vaccino anti-influenzale si raggiungevano titoli di anticorpi neutralizzanti (protettivi) uguali a quelli che si ottenevano negli uomini vaccinati con dose intera.2 Questo studio ha sottolineato l’importanza di esaminare gli effetti vaccinali separatamente negli uomini e nelle donne, sottolineando così proprio uno degli obiettivi della medicina di genere, ovvero adeguare e personalizzare gli interventi medici, terapeutici e preventivi in base alle differenze biologiche e di genere fra uomini e donne, al fine di ottenere un’appropriatezza e una maggiore efficacia delle cure e degli interventi sanitari.

Inoltre, non è ancora chiaro se la maggiore immuno-reattività femminile si associ a una protezione più duratura e/o a una maggiore efficacia della vaccinazione stessa nelle donne... Accedi per continuare la lettura

 

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