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A cura di Eliana Ferroni e Cristina Mangia
E&P 2025, 49 (1) gennaio-febbraio p. 94-96
DOI: https://doi.org/10.19191/EP25.1.A811.017
Genere; Lavoro; Disuguaglianze

Violenza sugli operatori sanitari: sicuramente un’emergenza, ma è anche una questione di genere?
Violence against health workers: definitely an emergency, but is it also a gender issue?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che tra l’8% e il 38% dei lavoratori che operano nella sanità sono stati oggetto di violenza fisica nell’ambito della loro carriera e molti di più sono stati oggetto di aggressioni verbali.1 La crescita esponenziale e preoccupante di episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari ha fatto sì che nel 2020 in Italia venisse emanata una legge specifica: “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie nell’esercizio delle loro funzioni” (legge n.113 del 14.08.2020) per tutelarli dalle forme di violenza provenienti dagli stessi pazienti o dai loro caregiver, che si traducono in aggressioni fisiche, verbali o di comportamento. All’art. 2, inoltre, il legislatore ha previsto che, presso il Ministero della Salute, fosse istituito l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Sociosanitarie (ONSEPS), con specifici compiti di monitoraggio, formazione, studio e promozione di iniziative volte a garantire la sicurezza dei professionisti.
Uno sguardo sul panorama attualeI dati di seguito riportati si basano sui dati dell’ONSEPS e su quelli relativi alle denunce registrate da Inail per l’anno 2023-2024.Lavorare nel campo della sanità, soprattutto se nell’emergenza-urgenza o nei reparti di psichiatria, è sempre stato associato a fattori di rischio fisici ed emotivi, ma mai come negli ultimi anni avevamo assistito a un dilagare così ampio di aggressioni – anche gravissime – ai danni dei professionisti e, soprattutto, delle professioniste del settore. Stando anche a quanto riportato da INAIL,2 le professioni più a rischio sembrano quelle dell’infermiere e del fisioterapista (più di un terzo delle denunce totali), seguite dagli operatori sociosanitari (circa il 30%) e dalle professioni assistenziali, che rappresentano il 16% di casi registrati... Accedi per continuare la lettura
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