Gli animali fanno parte a buon titolo della “classe lavoratrice”? Per secoli uomini e animali hanno lavorato fianco a fianco nello svolgimento di attività quotidiane, ma anche per portare a compimento grandi opere e conseguire numerose vittorie militari. Inevitabilmente, questo rapporto non è alla pari e si risolve con la sopraffazione di uno sull’altro. Anche gli animali fanno parte della classe dei “martiri” del lavoro? Si analizzano diversi casi, dai canarini utilizzati nelle miniere per allarmare i minatori nel caso di fuoriuscite di monossido di carbonio agli animali che vivevano nelle industri accanto ai lavoratori e hanno permesso di studiare gli effetti di alcuni materiali, risultati nocivi per l’uomo. È quanto avvenuto, per esempio, nell’IPCA di Ciriè, in Piemonte, dove per maneggiare l’acido gamma non venivano prescritti dispositivi di protezione, ma i lavoratori si organizzavano da sé, dopo aver notato che i topi, camminando sul pavimento sporco di quella sostanza, morivano a causa delle bruciature. E ancora, l’intossicazione da piombo tetraetile della SLOI di Trento, che, nonostante i numerosi casi di malattia professionale, è stata dimostrata tramite esperimenti di laboratorio su cavie; l’intossicazione da solfuro di carbonio, sperimentata in laboratorio su cavie e conigli, e ritrovata anche nei topi che passavano il loro tempo accanto ai lavoratori. Non ultime, le polineuropatie insorte negli operai dei calzaturifici a causa dell’inalazione di tricresilfosfati contenuti nei collanti: in questo caso, le sperimentazioni sono state eseguite su gruppi di piccioni. Animali, dunque, al servizio dei lavoratori umani, per “fare la storia dal basso” ed essere in prima fila nella lotta per ottenere il diritto alla salute.

Photogallery con le opere selezionate da Franco Carnevale

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