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A cura di Luigino Dal Maso e Emanuele Crocetti
E&P 2015, 39 (3) maggio-giugno, p. 208-208
DOI: —
Sorveglianza - Registri
AIRTUM e SIE insieme per una definizione condivisa dei tumori emolinfopoietici
AIRTUM and SIE for a shared definition of haemolymphopoietic cancers
I tumori emolinfopoietici rappresentano circa il 7,5%di tutte le nuove diagnosi di tumore in Italia, occupando complessivamente il 5° posto nei maschi (dopo prostata, polmone, colon retto e vescica) e il 3° posto nelle femmine (dopo mammella e colon retto).1
Classicamente sono suddivisi in linfomi (tumori dei linfociti),mielomi (tumori delle plasmacellule) e leucemie (generalmente intese come malattie del midollo osseo). I linfomi sono ulteriormente suddivisi in linfomi non Hodgkin e linfomi di Hodgkin, mentre le leucemie comprendono forme acute (mieloidi e linfatiche) e forme croniche (mieloidi e linfatiche). Con l’introduzione della citogenetica e dei test di biologia molecolare, è stato possibile individuare quadri clinici sempre più complessi che hanno ulteriormente complicato la classificazione dei tumori emolinfopoietici e che richiedono notevoli competenze per formulare diagnosi corrette. Di qui la necessità di individuare e aggiornare percorsi diagnostici e terapeutici sempre più personalizzati: in questo scenario, anche lo studio epidemiologico delle malattie emolinfopoietiche deve adeguarsi a un processo di aggiornamento continuo.
RisultatiNel 2014 in Italia sono stati stimati 15.300 nuovi casi di tumori emolinfopoietici nei maschi e 12.900 nelle femmine, con una tendenza alla diminuzione per le leucemie in entrambi i sessi, una stabilità per i linfomi non Hodgkin e un incremento per i linfomi di Hodgkin... Accedi per continuare la lettura
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