Dalla depressione postpartum alla depressione peripartum

Ippocrate fu il primo a interessarsi di salute mentale perinatale, ma per secoli l’attenzione si è focalizzata quasi esclusivamente sulla depressione e sulla psicosi a insorgenza nelle prime settimane dopo il parto, il periodo in cui si verificano i rapidi cambiamenti ormonali ai quali si è storicamente attribuito un ruolo preminente nell’aumentata vulnerabilità a questi disturbi.1 All’inizio degli anni Duemila, il riconoscimento dei fattori psicosociali come importanti fattori di rischio associati alla comparsa di depressione nel periodo postnatale ha promosso l’adozione di una definizione di depressione postpartum che si estendeva fino a 6 mesi dopo la nascita del bambino.2 è nell’ultimo decennio che le crescenti evidenze sugli esiti negativi dei disturbi mentali non trattati durante la gravidanza e nel primo anno dopo il parto, che riguardano la salute della donna, del bambino e i costi associati nel corso della vita, hanno determinato un vero e proprio cambio di paradigma, che ha messo al centro la salute mentale perinatale, ossia la salute mentale della donna dal concepimento fino al termine del primo anno dopo il parto, periodo al quale si guarda oggi come a un continuum.1,3 Allo stesso tempo, si è diffusa la consapevolezza che la frequenza dei disturbi mentali perinatali – di cui soffre una donna su cinque – li rende la complicanza più frequente della gravidanza1 e che il supporto alla salute mentale materna è cruciale per promuovere lo sviluppo infantile precoce.4,5 

Servizi delle cure primarie e depressione peripartum

In questa cornice, il riconoscimento e il trattamento dei disturbi con sintomi da lievi a moderati – a partire dalla depressione periparto, il disturbo mentale perinatale più frequente – non riguardano più soltanto gli specialisti della salute mentale, ma devono essere offerti nei servizi delle cure primarie rivolti alle donne e ai bambini.6 Occorrono quindi linee guida evidence-based in grado di guidare i clinici, i decisori e le donne stesse nella conoscenza di disturbi che presentano alcune caratteristiche peculiari; per esempio, il fatto che, nel periodo perinatale, le donne sono meno propense a cercare aiuto per un problema di salute mentale a causa dello stigma, della vergogna e del senso di colpa associati al proprio disagio, nonostante l’impatto diretto e immediato della depressione sulla salute del feto/neonato ne renda sempre necessario un trattamento tempestivo.7 

Il principale riferimento europeo per le buone pratiche relative al riconoscimento e al trattamento del disagio psichico perinatale è la linea guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE)7 sulla salute mentale materna prima e dopo la nascita; ma anche questo documento non si focalizza sulla depressione peripartum. In Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, non è disponibile una linea guida evidence-based dedicata ai disturbi mentali perinatali.

La prima linea guida europea sulla depressione peripartum

La rete internazionale e interdisciplinare Research Innovation and Sustainable Pan-European Network in Peripartum Depression Disorder (Riseup-PPD), finanziata dall’Unione europea nell’ambito della COST Action CA18138, nel dicembre 2023 ha pubblicato la Linea guida di pratica clinica evidence-based per la prevenzione, lo screening e il trattamento della depressione peripartum. Questo documento è accessibile sul sito dell’ISS-SNLG, nella sezione Linee Guida internazionali.8 Il documento è stato elaborato da un panel multidisciplinare di 14 esperti provenienti da 12 Paesi. Per la valutazione delle prove relative all’efficacia clinica è stata adottata la metodologia GRADE... Accedi per continuare la lettura

 

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