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A cura di Valeria Belleudi e Francesco Barone-Adesi
E&P 2020, 44 (5-6) settembre-dicembre Suppl. 2, p. 424-425
DOI: https://doi.org/10.19191/EP20.5-6.S2.147
Cambiamenti nella domanda farmaceutica durante i primi mesi dell’epidemia di COVID-19 in Italia
Changes in the demand for pharmaceuticals during the first semester of COVID-19 epidemic in Italy
Riassunto
Alla fine di febbraio 2020, l’Italia è stato il primo Paese europeo a rilevare soggetti con sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Un quadro clinico che poco dopo è stato ricondotto alla malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) causata dall’infezione da SARS-CoV-2 e collegato alla precedente epidemia cinese.
Alla fine di febbraio 2020, l’Italia è stato il primo Paese europeo a rilevare soggetti con sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Un quadro clinico che poco dopo è stato ricondotto alla malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) causata dall’infezione da SARS-CoV-2 e collegato alla precedente epidemia cinese. La fase iniziale dell’epidemia italiana di COVID-19 è stata caratterizzata da una diffusione estremamente rapida del virus, soprattutto in alcune aree del Nord Italia.
In considerazione del contesto epidemico che si stava delineando e per sostenere le decisioni assunte dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), è emersa l’esigenza di condurre un’analisi specifica con l’obiettivo di fornire un quadro dell’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19 a livello ospedaliero e territoriale. I consumi in termini di tipologia di farmaci utilizzati del periodo COVID-19 (cioè da marzo a maggio 2020) sono stati confrontati con quelli relativi al periodo pre-COVID-19, cioè i mesi da dicembre 2019 a febbraio 2020.
Un primo focus ha riguardato i farmaci specificatamente utilizzati per il trattamento di pazienti con COVID-19, includendo i farmaci valutati da Aifa, in fasi diverse e a vario titolo (uso compassionevole, uso off-label, studi sperimentali eccetera). In questo ambito, si è assistito a un incremento importante dei consumi di idrossiclorochina e azitromicina, di alcuni antivirali e degli inibitori dell’interleuchina 6. L’andamento temporale degli acquisti riflette le diverse fasi dell’epidemia e testimonia un iniziale utilizzo esteso di medicinali fuori indicazione terapeutica che è stato poi ricondotto, grazie alla centralizzazione delle approvazioni degli studi clinici per COVID-19, in protocolli clinici con maggiori garanzie di rigore metodologico e di prescrizione etica per i pazienti.
I volumi osservati per ciascun farmaco sono stati standardizzati per 10.000 abitanti/die. La differenza tra la media pre- e post-COVID-19 dei volumi così standardizzati è stata valutata in termini di differenza assoluta, differenza percentuale e di p-value (saggiando l’ipotesi di uguaglianza in media mediante test T di Student). Le categorie di farmaci specifici per COVID-19 per le quali si è registrato il maggiore incremento rispetto al periodo precedente (p-value <0,001) sono state:
- idrossiclorochina (D post-pre +4.662%);
- azitromicina (+195%);
- lopinavir/ritonavir (+98%);
- darunavir/cobicistat (+29%);
- altri immunosoppressori: anakinra (+74%), colchicina (+70%), sarilumab (60%), tocilizumab (+55%) e canakinumab (+45%).
A livello territoriale, gli incrementi registrati sono risultati molto diversificati. In particolare, l’idrossiclorochina ha registrato l’aumento massimo in Lombardia e Piemonte, l’azitromicina in Emilia-Romagna, gli immunosoppressori in Emilia-Romagna e Lombardia. Va messo in evidenza anche che, tuttavia, non è stata registrata una correlazione significativa tra l’aumento di questi farmaci e l’incidenza di epidemia.
Va ulteriormente sottolineato che i soli farmaci (eparine e steroidi) risultati tra i più efficaci sulla base dei risultati delle sperimentazioni non hanno mostrato variazioni (post-pre) significative.
Oltre ai trattamenti COVID-19, si è valutata anche la domanda di farmaci iniettabili a uso ospedaliero e di ossigeno medico, poiché è verosimile che vengano utilizzati per il supporto del paziente COVID-19 e per cure critiche. Inoltre, sono state analizzate anche alcune categorie utilizzate per il trattamento di condizioni di salute acute e croniche comuni, come per esempio antitumorali, antiretrovirali per l’HIV, antivirali per l’HCV e farmaci per la sclerosi multipla. I dati sono disponibili consultando il sito Aifa.
Per quanto riguarda l’analisi di questa seconda categoria di farmaci, si è registrata una correlazione positiva, a livello regionale, tra il numero di casi risultati positivi al COVID-19 e l’aumento nella domanda dei farmaci nei periodi pre- e post-COVID-19.
La valutazione in ambito ospedaliero dei farmaci indicati per il trattamento delle patologie croniche, fatta eccezione per gli antivirali, mette in luce una sostanziale stabilità dei consumi relativi a categorie terapeutiche strategiche come quella dei farmaci oncologici.
In ambito territoriale, l’assenza di differenze significative tra i periodi pre- e post-COVID-19 nel ricorso a farmaci utilizzati per le principali patologie croniche è altresì indicativa dell’efficacia delle strategie poste in atto per favorire la continuità assistenziale dei malati cronici e fragili.
Infine, l’analisi dell’acquisto privato da parte dei cittadini tramite il canale delle farmacie territoriali (pubbliche e private) ha fornito un importante contributo alla valutazione di medicinali per i quali non ci sono solide evidenze di efficacia, come acido ascorbico e paracetamolo, segnalando l’esigenza di un’informazione indipendente, professionale e autorevole sul tema, necessaria per contrastare le tante false aspettative e credenze che hanno caratterizzato questa epidemia.
L’attività condotta ha permesso di poter valutare in tempi rapidi il ricorso a categorie di farmaci che, nei primi mesi della pandemia di COVID-19, anche in assenza di evidenze scientifiche robuste, sono state ampiamente utilizzate. Fermo restando quindi che il sistema sanitario ha dimostrato estrema reattività alla situazione emergenziale, è anche vero che la notevole eterogeneità nell’incremento di alcuni farmaci specifici per COVID-19 (anche nelle regioni con un numero esiguo di pazienti ospedalizzati per COVID-19) sottolinea che vi è stata una tendenza ad approvvigionamenti talvolta ingiustificati. Si segnala, infine, che, purtroppo, per nessuno dei farmaci che hanno mostrato un incremento esponenziale siano seguite conferme di efficacia e sicurezza derivanti da studi sperimentali.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Data di sottomissione: 07.09.2020
Data di accettazione: 06.10.2020
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