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Malattie trasmissibili; Sanità pubblica - 31/03/2023 17:03
L'ospedalizzazione dei positivi Covid
Dall'inizio "ufficiale" della pandemia Covid al 23 marzo 2023, cioè un periodo di 1124 giorni, si sono contate 535.714.194 giornate di pazienti registrati come positivi e di queste 12.340.329 giornate sono state in ospedale tra cui 1.092.543 in reparti di terapia intensiva.
Se si fanno i conti con queste cifre si può ritenere che in ospedale siano state trascorse il 2,30% delle giornate di positività e di queste l'8,85% in reparti di terapia intensiva. Ma certamente sappiamo che molti dei soggetti positivi non sono stati registrati, sia perché nelle prime settimane i test diagnostici venivano effettuati solo nei pronto soccorso, sia perché negli ultimi mesi molti positivi hanno preferito farsi da soli un test diagnostico senza segnalarlo alle ASL.
Vi è poi la situazione riguardante i soggetti asintomatici che sono stati diagnosticati maggiormente nei periodi di elevata circolazione del virus e soprattutto nei mesi in cui era stato richiesto un test diagnostico per tutti coloro che non avevano un green pass. In molte comunità e in molte aziende, come anche nei trasporti aerei, è stato richiesto in determinati periodi un test diagnostico che ha permesso di evidenziare anche i soggetti asintomatici.
Si rappresentano di seguito le percentuale di ricoverati tra i positivi distinguendo quattro periodi:
Nelle prime settimane praticamente venivano diagnosticati solo i pazienti che si ricoveravano, ma già a fin e marzo questi erano meno della metà e a fine giugno erano meno del 10%. Da luglio 2020 a giugno 2021 vi è stata una diminuzione della percentuale di ricoverati molto più sensibile a fine 2021 perché dovuta all'aumento delle diagnosi legate al green pass.
Da ottobre 2022 a fine marzo 2023 invece c'è stato un aumento della percentuale di ricoverati probabilmente dovuta ad una sotto notifica delle diagnosi cosiddette "fai da te".
Per meglio evidenziare l'andamento delle giornate di positività e delle giornate di ricovero, cioè le prevalenze giornaliere di positivi e di ricoverati, si sono divise le rispettive frequenze per le medie dell'intero periodo, cioè 476.614 soggetti in media positivi durante tutti i 1.124 giorni considerati e di questi 10.979 ricoverati in reparti ospedalieri. Questo è l'andamento del rapporto tra le frequenze giornaliere e le frequenze medie nell'intero periodo.
Si vede chiaramente come sino a metà 2021 rispetto alla media complessiva vi erano più ricoveri mentre da inizio 2022 sono stati, relativamente, molti più i positivi notificati, questo anche se gli andamenti hanno mostrato sempre un certo parallelismo.
Difficile interpretare queste diversità che potrebbero anche derivare da una minor aggressività della patologia dovuta sia alle nuove varianti sia alla diffusione vaccinale, ma molto più rilevante sembra possa esser stata la copertura dell'attività diagnostica e soprattutto la completezza delle notifiche. E' probabile infatti che le notifiche delle diagnosi effettuate negli ospedali siano complete, ma non tutti i ricoveri dei positivi sono dovuti all'infezione da Covid ed allora sarebbe necessario non avere solo la frequenze delle giornate dei positivi ricoverati ma anche l'occupazione totale dei posti letto che potrebbe indicare più correttamente l'andamento della malattia da Covid nell'ipotesi che la percentuale di chi necessita di assistenza ospedaliera rimanga costante.
Se questi sono i dati complessivi nazionali, una analisi invece dei dati regionali pone ulteriori dubbi sulla correttezza dei dati stessi oltre che sulla possibile variabilità dei comportamenti diagnostici e assistenziali.
Calcolando la percentuale di giornate di ricovero sulle giornate complessive di positività di dieci Regioni trale più popolose, si osservano notevoli differenze.
La bassa percentuale della Campania e l'alta 3 della Liguria potrebbero essere dovute anche alla struttura per età delle popolazioni decisamente più giovane in Campania e più anziana in Liguria. Ma molte differenze probabilmente sono dovute a comportamenti assistenziali differenti ed anche a diversa completezza diagnostica. Può aver influito anche l'accettazione dei test antigenici nelle diagnosi notificata e ultimamente anche la non necessità di un test negativo per determinare il termine della positività notificata.
L'andamento della percentuale di ricoverati tra i positivi risulta molto variabile tra Regioni con alcune anomalie molto difficili da interpretare come ad esempio il picco di giugno 2020 in Liguria.
Nei primi tre mesi, comunque, l'andamento è stato quasi omogeneo però con la tendenza del Lazio a ricoverare con maggior frequenza. Diversamente dal luglio 2020 al giugno 2021 gli andamenti sono stati anche molto diversi con dei picchi in Lombardia, Liguria e Toscana e la Campania con meno ricoveri.
Dal luglio 2021 al giugno 2022 si osserva una diffusa crescita della percentuale di ricoverati in autunno tranne che nella Regione Lazio ed una drastica diminuzione da fine anno dovuta all'aumento di notifiche conseguenti all'obbligo di green pass e alla diffusione dei vaccini nella popolazione.
Negli ultimi mesi, ad una moderata crescita della percentuale di ricoverati fa contrasto una crescita molto rilevante nelle Regioni Liguria ed Emilia Romagna e nei grafici seguenti che riportano le prevalenze rapportate ai valori della prima settimana di gennaio si evidenzia come vi sia stata nelle due Regioni una evidente diminuzione del totale delle notifiche delle giornate di contagio rispetto a quelle relative ai soli ricoverati, mentre in Italia la diminuzione è stata simile.
Come commentare tutte queste analisi? come si è già accennato sembra che i fattori che hanno determinato gli andamenti delle percentuali di prevalenza dei ricoverasti rispetto alla prevalenza dei positivi siano di tre ordini: la gravita della malattia, i comportamenti assistenziali, la completezza dei dati.
Gravità della malattia: sembra effettivamente che le varianti del virus siano diventate sempre meno aggressive ed abbiano quindi fatto ridurre la necessità di cure ospedaliere. Peraltro forse ancor più rilevante è stata la pratica vaccinale che ha protetto più dagli esiti che dai contagi.
Comportamenti assistenziali: non ovunque vi è stato lo stesso comportamento assistenziale vuoi per diverse caratteristiche della popolazione, come innanzitutto l'età, vuoi per disponibilità di strutture e per maggiore o minore presenza di assistenza territoriale. Un altro elemento c he può influire è la durata della positività come viene notificata sia a casa che in ospoedale.
Completezza dei dati: è probabile che le frequenze dei positivi riscontrate negli ospedali corrispondano effettivamente alla realtà in quanto tutti i pazienti dovrebbero essere stati sottoposti a test sia all'ingresso che alla dimissione. Non così per i positivi non ricoverati che nelle prime settimane non venivano diagnosticati, mentre successivamente sono stati sottoposti anche a screening ed infine, attualmente, spesso sono solo auto diagnosticati e non notificati alle ASL. Ci possono poi essere anche dei banali errori o ritardi di registrazione.
In conclusione ci si permetta anche di osservare che attribuendo un costo medio notevolmente sottostimato di seicento €uro a giornata di degenza, la somma di tutte le giornate dovute all'infezione da Covid è di sette miliardi e mezzo di €uro, e non è ovviamento il solo costo che si è dovuto pagare al virus e che ogni giorno si deve ancora pagare!