Sono passati cinque anni dal primo giorno in cui sono stati diffusi in Italia i dati della pandemia da Covid. Era il 24 febbraio 2020 e la figura riprodotta sopra il titolo è la ricostruzione odierna della dashboard della Protezione Civile del tempo. Non è la figura originale ma quella che si ottiene inserendo nella dashboard la data dell'inizio della pandemia. Oggi, dopo cinque anni, il 24 febbraio 2025, la figura che si può ottenere dal sito del monitoraggio del Ministero è invece la seguente:

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Cinque anni di dati

Dobbiamo innanzitutto riconoscere al Ministero della Salute, alla Protezione Civile, all'Istituto Superiore di Sanità, lo sforzo fatto per monitorare l'andamento della pandemia di Covid. Non era mai successo prima di poter avere giorno per giorno tutti i parametri di incidenza, prevalenza e mortalità di una patologia, e questo non solo nel nostro paese, ma la WHO ci ha dato quotidianamente tutta, o quasi, la situazione mondiale.

La conoscenza tempestiva della situazione è stata lo strumento in dispensabile per assumere qualsiasi decisione di politica sanitaria e non possiamo neppure immaginare cosa sarebbe successo se non avessimo avuto a disposizione quotidiana questo quadro epidemiologico.

Certamente non è stato fatto tutto alla perfezione e probabilmente oggi varrebbe la pena ragionare su come il sistema avrebbe potuto essere più utile ai fini della gestione della pandemia. Ci sono stati momenti, come quelli in cui era obbligatorio il Green Pass, in cui probabilmente la frequenza dei nuovi contagi era molto simile alla realtà, ma altri, invece, in cui i dati sono stati molto sottostimati e distorti.

Forse sarebbe stato utile affiancare ai dati delle denunce di positività altre forme di rilevazione dell'intensità della circolazione del virus, come peraltro si è fatto in altre nazioni come ad esempio in Inghilterra. Una indagine campionaria di prevalenza ben fatta poteva dare una stima delle percentuali di completezza dei dati ufficiali. L'intensità della circolazione del virus poteva anche essere ottenuta analizzando l'analisi delle acque reflue, come si è fatto da alcune regioni ma in modo non continuativo.

I picchi

Oggi forse le cifre giornaliere non ce le ricordiamo bene, ma il 18 gennaio del 2022 i nuovi contagi furono 228.179 e la prevalenza di positivi al virus il 23 gennaio del 2022 fu di 2.713.594!

I tamponi giornalieri raggiunsero il 18 gennaio 2022 la massima frequenza di 1.481.349  e i posti letto occupati da positivi al virus il 23 novembre 2020 furono 38.507 e due giorni dopo in terapia intensiva ci furono 3.948 ricoverati, cifre veramente insostenibili. 

Le frequenze di decessi dovuti al Covid furono impressionanti: il 27 marzo 2020 se ne registrarono 979 e a fine 2020, l'8 dicembre, furono ancora di più, cioè 993. Anche nel 2022 si raggiunsero frequenze giornaliere di decessi elevate, come il 25 gennaio in cui i morti registrati furono 495.

I totali 

Queste cifre massime giornaliere ci riportano alle angosce di quei giorni, ma i totali degli eventi registrati sono ugualmente impressionanti: allo scadere dei cinque anni del primo caso registrato, il 24 febbraio 2025 vengono conteggiati 26.971.030 episodi di contagio e 198.917 decessi. I tamponi registrati sono stati 284.705.318 e se si aggiungessero anche quelli auto somministrati chissà a che cifra si arriverebbe. Le giornate di ricovero sono state 13.813.856. Il file del Ministero conteggia un numero di giornate di isolamento di 633.225.309. Sommando a queste le giornate di ricovero e dividendo per il numero di casi si potrebbe stimare una durata media della durata del contagio di circa 24 giorni.

I costi della pandemia

Se si provassero a fare dei conti sul costo della pandemia, assegnando valori approssimativi, e non verificati per vari aspetti, arriveremmo ad una stima di 33 miliardi di €uro se non consideriamo il costo dei decessi e se per un decesso, che prevalentemente riguarda soggetti molto anziani, valutiamo un costo, sinceramente  eccessivamente basso, di duecentomila €uro, allora arriviamo a 72 miliardi di €uro.  Questo calcolo da ovviamente solo un valore approssimativo dell'ordine di grandezza di quelli che possono essere stati i costi diretti della pandemia a cui devono poi naturalmente essere sommati i costi indiretti di un'economia che ha dovuto fermarsi.

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Abbiamo seguito su E&P l'andamento della pandemia mettendo a disposizione di chi voleva usufruirne il sistema MADE (Monitoraggio e Analisi dei Dati Epidemiologici) e abbiamo commentato gli eventi su questo blog, MADE in Blog. Ora purtroppo dal 9 gennaio 2025 il sistema GitHub ha interrotto la pubblicazione dei dati disponibili solo in forma di tabella sul sito dei report settimanali. Le dashboard, come sopra riportate, vengono ancora diffuse, però una volta alla settimana.

Oltre alla mancanza attuale della base dati, si deve anche comunque sottolineare la scarsa utilità dell'uso odierno di MADE data l'incompletezza attuale dei dati pubblicati, incompletezza che deriva dalle sempre più diffuse autodiagnosi con tamponi antigenici "fai da te" non prevedono la notifica alle ASL. Questo forse "ultimo" post vuole fornire un quadro riassuntivo dei cinque anni della pandemia.

Per una analisi degli andamenti nei cinque anni i dati disponibili sono quelli relativi ai nuovi contagi registrati, ai ricoverati negli ospedali positivi al virus ed ai decessi certificati come dovuti all'infezione del Covid. Per confrontare gli andamenti si è qui innanzitutto proceduto a trasformare i dati giornalieri in medie mobili a 30 giorni centrate sul quindicesimo giorno. Così facendo si sono eliminate le variazioni giornaliere e settimanali e si sono meglio evidenziate le variazioni di medio e lungo periodo.

Accanto ai grafici riportati qui di seguito sulla sinistra che riportano tutti gli andamenti nei cinque anni, sulla destra sono riportati gli stessi andamenti ma degli anni con le frequenze meno elevate allo scopo di fornire una  scala più dettagliata delle ordinate utile per una migliore lettura.

I contagi 

L'andamento dei contagi vede valori decisamente più elevati nell'anno 2022 anche a partire dalla fine del 2021. Il motivo di questo aumento è soprattutto dovuto all'introduzione dell'obbligo del Green Pass che ha portato ad individuare ed a registrare tutti i casi di contagio che invece sia prima che dopo spesso non sono stati notificati. Il Green Pass ha permesso di diagnosticare infatti anche i casi di contagi asintomatici e di registrare anche i contagi auto diagnosticati.

Nel 2020, nelle prime settimane della pandemia, sembra che il numero dei contagi fosse molto esiguo, ma il motivo non è solo dovuto all'inizio della circolazione del virus, ma anche al fatto che venivano registrati quasi solo i casi nel momento del ricovero mentre non lo erano quelli  rimasti al proprio domicilio. La crescita dei casi registrati di fine anno 2020, infatti, è dovuta anche al diffondersi della disponibilità dei tamponi antigenici controllati non solo negli ospedali ma anche nei laboratori e in molte farmacie. Negli anni successivi sicuramente la circolazione del virus si è ridotta ma anche via via è venuta meno la notifica dei tamponi risultati positivi soprattutto da quando questi sono risultati disponibili da acquistare per eseguire una auto diagnosi.

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I ricoverati

Il dato della prevalenza ospedaliera dei ricoverati positivi al virus è invece sicuramente più affidabile rispetto a quello delle diagnosi di contagio. Nel 2020 vi è stato un picco di ricoverati nei primi giorni dell'epidemia che poi si è ridotto nell'estate per riprendere invece intensamente dall'autunno sino all'estate successiva. In questi primi due anni la circolazione del virus ha evidenziato un andamento stagionale che non si è invece verificato l'anno successivo. Nel 2022 vi sono stati molti ricoveri e quindi non tutto l'effetto della crescita delle diagnosi è dovuto al Green Pass ma realmente si è assistito alla fase di maggior diffusione dell'epidemia. Fortunatamente nel 2023 e nel 2024 i ricoveri sono stati molti di meno e questo via via ha fatto ritenere meno preoccupante la presenza peraltro talvolta ancora importante del virus nella popolazione.

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I decessi

L'andamento dei decessi è molto simile all'andamento dei ricoveri con frequenze molto elevate all'inizio della pandemia, a fine 2020 e inizio 2021 ed a inizio 2022, anno in cui vie è stata anche una crescita dei decessi durante l'estate. Nel 2023 e 2024 i decessi dovuti al Covid sono via via diminuiti ma a tutt'oggi non sono ancora del tutto terminati.

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Rapporti tra frequenze di eventi differenti

Per analizzare l'andamento delle caratteristiche dell'epidemia, ed anche delle modalità e della completezza dei dati registrati, è utile eseguire dei rapporti tra le frequenze dei diversi eventi.

Calcolando il rapporto tra la prevalenza giornaliera di ricoverati positivi e l'incidenza dei contagi registrati si osservano valori molto elevati nel 2020 ad inizio pandemia e nel 2024 a primavera e nell'inverno. Si potrebbe pensare che le differenze siano dovute alla gravità della infezione mentre  quasi sicuramente sono dovute alle maggiori incompletezze delle registrazioni dei nuovi contagi a fronte di una sostanziale completezza invece delle registrazioni dei ricoverati positivi al virus.

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Anche il rapporto tra le frequenze dei decessi ed i contagi giornalieri riproduce praticamente ciò che si è visto rapportando i ricoverati ai contagi.

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È inoltre interessante analizzare il rapporto tra le frequenze dei decessi e dei ricoverati positivi al virus. Si precisa che non si è considerato il periodo di latenza dei decessi rispetto ai contagi per evitare che le differenze della durata della latenza stessa nei vari anni introduca delle distorsioni al rapporto.. il Tranne che nel 2020 si notano degli andamenti relativamente stabili che confermano probabilmente la buona qualità dei dati relativi ad entrambi gli eventi.

Nel 2020, nei primi mesi, la mortalità è stata molto elevata probabilmente a causa di una maggior suscettibilità della popolazione ed anche ad una incapacità al trattamento clinico della patologia.

Dopo una pausa nell'estate 2020, in cui sembrava che la pandemia stesse terminando, e ci si ricordano le sciagurate riaperture estive delle discoteche, la letalità è aumentata con l'inverno per poi via via ridimensionandosi anche grazie alla diffusione dei vaccini.

La diminuzione progressiva della letalità soprattutto nel 2023 e ancor di più nel 2024 si può ritenere che sia dovuta sia alla protezione dei vaccini sia ad un miglioramento della efficacia delle cure. Alcuni virologi ipotizzano anche che le nuove varianti del virus siano meno aggressive, ma i dati non sembrano confermarlo.

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Breve riassunto

Un breve riassunto finale. In questi 1773 giorni, dal 24 febbraio 2020 al 31 dicembre 2024, ogni giorno, mediamente, ci sono stato quasi quindicimila nuovi contagi registrati, ottomila ricoverati positivi e centodiciassette decessi.

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Queste analisi portano a concludere che i dati ufficiali del Ministero dei contagi risentono oggi della diversa completezza delle diagnosi e delle notifiche mentre i dati dei ricoverati sembrano più vicini alla realtà. Se si assumesse come "reale" il rapporto contagi/ricoverati del 2022, quando c'era l'obbligo del Green Pass, gli episodi di contagi durante l'epidemia sarebbero più di sessantadue milioni, cioè più del doppio di quelli registrati  e mediamente più di un episodio di contagio per italiano.

Le fasi della pandemia possono ridursi a cinque: la fase iniziale della primavera del 2020, la fase pre vaccinale, dalla fine del 2020 e fino a metà del 2021, la fase del green pass del 2022, la fase della decrescita dal 2023 ed infine la fase del disimpegno da metà 2024 in poi.

Alcune domande aperte

Approfondire maggiormente ciò che può aver determinato gli andamenti dei vari eventi sarebbe molto utile al fine di capire ciò che ha funzionato e ciò che invece no. Potremmo, o forse dovremmo, ad esempio chiederci:

  •  il rallentamento del confinamento nell'estate 2020 non ha vanificato gran parte dell'effetto positivo del lock down delle prime settimane?
  • L'introduzione dei vaccini ha sicuramente ridotto sia i ricoveri che i decessi, ma che beneficio ha avuto sui contagi?
  • L'obbligo del Green Pass ha permesso di individuare anche i casi asintomatici e quindi di ridurre le occasioni di contagio con soggetti inconsapevolmente positivi, ma quale è stata veramente la sua utilità?
  • L'eliminazione degli obblighi dell'isolamento dei positivi e dell'uso delle mascherine in ambienti a rischio è stata una decisione opportuna o ha rallentato la fine dell'epidemia?
  • E adesso, dopo cinque anni, quale vita avrà ancora il virus Sars-Cov-2? è destinato ad estinguersi seppur lentamente o c'è ancora il rischio che riprenda la capacità di indurre nuove ondate epidemiche?
  • E ci sono gli effetti del cosiddetto Long Covid, cioè degli strascichi dell'infezione sui contagiati?

Un commento finale

Si può tranquillamente affermare comunque che oggi la pandemia sia ormai per fortuna finita ma purtroppo forse non si è capaci di cogliere tutti gli insegnamenti che l'esperienza avrebbe potuto fornirci e forse non si è oggi ancora pronti ad affrontare situazioni simili a quelle di cinque anni fa quando meno colpevolmente già non lo si era.

Ed infine perché non siamo capaci di spiegare ai no vax l'utilità dei vaccini e di tutti gli altri provvedimenti utilizzati per contenere l'epidemia? e come può essere che negli USA un no vax sia diventato responsabile della politica sanitaria del Governo e che il Presidente abbia chiesto addirittura di uscire dalla WHO inducendo a seguirlo anche altri stati come l'Argentina?

Il virus è ancora tra di noi ma sembra che i danni che compie ormai siano limitati, ma se domani malauguratamente si affacciasse un altro virus di cui non fossimo immunitariamente preparati che succederebbe? Meglio o peggio di quanto è successo con il Covid? Chiediamocelo anche valutando la versione del nuovo piano pandemico.

 

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