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Sul sito Internet della testata Quotidiano Nazionale sono riportate oggi 15 novembre queste affermazioni del Signor Presidente del Consiglio dei Ministri al G20 di Bali.

Il tema del rapporto tra tutela della salute e rispetto della libertà è un tema molto dibattuto ed approfondito e ci permetta, Signor Presidente, di considerare le Sue parole troppo superficiali e a forte rischio di essere fraintese. Non ci interessa qui la querelle politica, ci interessa solo difendere alcuni principi che riteniamo inderogabili per il nostro viver comune.

Sicuramente come Lei dice, e noi approviamo, la Salute e la Libertà sono due valori irrinunciabili, ma considerare "facile tentazione di sacrificare la libertà dei nostri cittadini in nome della tutela della salute" suona come negazione della possibilità di vincere la battaglia contro la pandemia con delle misure di contenimento dei contagi, posizione ahimè sostenuta da alcune minoranze della nostra società cui Lei sembra dar prestigioso appoggio.

All'inizio del 19° secolo la sanità pubblica, rispettando i criteri del liberalismo classico, non era una sanità assistenziale ma esclusivamente difensiva e le istituzioni competenti venivano definite di "Polizia Sanitaria". Il principio era che avendo ciascun individuo dei "propri beni", sia economici sia personali come la salute, e lo Stato doveva difenderlo da ciò che poteva sottrarre questi beni, cioè i ladri vuoi di denaro vuoi però anche i ladri (per lo più incolpevoli) di salute.

A questo principio tutta la cultura del 20° secolo ha aggiunto per le istituzioni pubbliche il compito di aiutare i cittadini a mantenere e a ripristinare la salute sino, in alcuni casi, ad obbligarli ad evitare comportamenti dannosi per la propria salute.

In nome della salute, quella propria e non solo quella degli altri, abbiamo oggi molte costrizioni sin dalla nascita come ad esempio tutte le vaccinazioni obbligatorie per i bambini, e poi ad esempio il casco in moto, le cinture di sicurezza in auto, oppure mille divieti di inquinare o di porre in essere attività e gesti pericolosi per se e per gli altri.

È mancanza di libertà non poter accendere in città il proprio caminetto facendo fumo? È mancanza di libertà non poter fumare nei locali pubblici? È mancanza di libertà non poter vendere certe merci senza che vengano prima controllate? È mancanza di libertà chiedere che il possesso di armi sia sottoposto a permesso? Eccetera ...

Allora il principio è duplice: innanzitutto non può esserci libertà di sottrarre i beni altrui, e tra questi la salute, e inoltre che tra salute e libertà si deve trovare un equilibrio che massimizzi il beneficio. Spesso ci capita di dubitare che alcuni obblighi tolgano di più di quanto diano, però se talvolta ne dubitiamo a ragione talaltra sovrastimiamo quanto ci vien tolto e sottostimiamo quanto vien garantito agli altri.

Dobbiamo però anche dire che spesso si è anche abusato di misure costrittive togliendo più libertà di quanto necessario: si pensi solo alla battaglia di Franco Basaglia contro i manicomi che toglievano completamente la libertà anche a soggetti che non costituivano rischio né per se né per gli altri.

Allora dobbiamo smettere di contrapporre salute e libertà e dobbiamo cercare di trovare le soluzioni che riescano a dare maggior benessere agli individui e alla collettività. Ci sono certamente alcuni valori da rispettare, primo tra tutti quello della dignità delle persone, che non dovrebbero mai esser messa in pericolo. È poi essenziale che le misure che in qualche misura possono limitare le libertà siano dimostrate scientificamente efficaci per la salute o perlomeno siano chiaramente orientate a rispettare un principio di precauzione.

In questi giorni ci sono circa mezzo milione di persone ufficialmente infette da virus SARS-CoV-2 e probabilmente si stima ce ne siano altrettante ugualmente infette ma non dichiarate. Pensate sia giusto garantire la loro libertà di vivere qualsiasi relazione sociale pubblica diffondendo così il contagio?

Ogni giorno, di questi tempi, ci sono circa 80 decessi al giorno di soggetti positivi al virus. Se si fanno i conti in un ugual numero di soggetti non positivi i decessi attesi sarebbero meno di 20, quindi almeno 60 sono quelli attribuibili all'epidemia vuoi per un esito clinico della malattia vuoi per mille altri motivi in cui per i positivi la situazione ha fatto aumentare il rischio di decesso. Allora dovremmo chiederci ad esempio, seppur la domanda sembra estremamente intrisa di cinismo, sino a quanti contagi, sino a quanti ricoveri, sino a quanti decessi possiamo astenerci dal cercare di contenere l'epidemia, questa o anche una qualsiasi altra. E così accetteremmo la logica dell'analisi costi utilità: cosa è più utile per la società garantire salute o garantire libertà, facendo però attenzione che parlando di società non si parli poi di benefici per una classe e costi per un'altra.

E comunque sui costi della limitazione della libertà non si può mettere tutto sullo stesso piano: sicuramente il lockdown del marzo 2020 è stato una pesante limitazione della libertà mentre l'obbligo della mascherina sui treni può considerarsi un fastidio, ma certamente non una grave perdita della libertà.

Concludendo, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, tutti noi speriamo di dover rinunciare il meno possibile a qualsiasi delle nostre libertà, ma certamente siamo più disposti a perderne qualcuna per salvare la nostra e l'altrui salute che non, come è stato in passato e ancora è oggi in diversi Stati, per salvaguardare chi governa o per subire vessazioni sulla base di teorie o ideologie che non rispettano la dignità delle persone. Certo vorremmo che se a qualche libertà dobbiamo o dovremo rinunciare, per lo meno ci sia il conforto scientifico dell'efficacia di quanto ci viene richiesto e allora il discorso diventa più complesso perché da politico diventa scientifico e noi condividiamo l'evidenza prodotta dal metodo scientifico, ma alcuni no, e se questi fossero al potere potrebbero imporre misure scientificamente di efficacia non confermata ma speriamo che ci sia sempre di più un comune rispetto tra politica e scienza.

Quindi personalmente mi dichiaro sicuramente disponibile a rinunciare a parte delle mie libertà se questo avrà l'evidenza scientifica che possa servire a proteggere in misura almeno altrettanto consistente la salute mia e/o del mio prossimo.

 

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