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Sanità Pubblica - 14/06/2024 12:59
La Politica e la Ricerca: l'indipendenza delle Agenzie Sanitarie
Nel 2000 ho chiesto l’aspettativa da professore universitario per dare "sul campo" il mio contributo alla sanità, prima all’Agenzia Sanitaria Toscana e poi in Agenas. Ritenevo, e ritengo, che, nel governo della sanità, le decisioni spettino alla politica ma anche che, perché le decisioni siano appropriate, la politica abbia bisogno di informazioni basate su analisi e ricerche approfondite.
Per disporre di un quadro aggiornato e articolato della realtà i governi, regionali e/o nazionale, hanno tre possibili alternative: affidare il compito ai propri funzionari interni, commissionarlo a dei consulenti esterni, ovvero usufruire del lavoro indipendente di una struttura pubblica indipendente, appunto una Agenzia Sanitaria. Una politica avveduta dovrebbe preferire questa terza alternativa perché l’indipendenza è garanzia di assenza di tentazioni di compiacimento, spesso molto gradito e ricercato dal potere.
L’istituzione della Agenzia sanitarie è degli anni ‘90 e in molte Regioni hanno avuto, ahimè, vita breve perché non ha retto il dualismo con gli assessorati per l’incapacità di valorizzare delle visioni indipendenti, ritenute spesso quasi conflittuali e non necessarie ai processi decisionali.
Mi giunge al proposito una lettera da parte di un ex direttore di Agenzia Regionale e penso sia giusto renderla pubblica per permetterne il dibattito.
Caro Cesare, tu come io abbiamo lavorato in Agenzia Sanitaria Regionale della Toscana e ne conosciamo il valore, ma purtroppo altrettanto non sembra essere per chi in Toscana è preposto al governo della sanità. C’è infatti una concreta ipotesi, emersa in questi giorni che hanno visto il commissariamento dell’Agenzia con la nomina, guarda caso, di Federico Gelli attuale direttore dell’assessorato regionale, della chiusura di ARS con il trasferimento delle sue risorse all’interno dell’Assessorato alla salute. Dietro l’ipotesi di chiusura dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana c’è la malcelata insofferenza ad ascoltare e utilizzare studi, osservazioni, contributi di organismi autonomi o indipendenti. Se questo è un problema diffuso sia centralmente che in altre regioni, dispiace che la Regione Toscana, con la sua grande tradizione in campo sia sanitario che democratico, manifesti così poca attenzione al lavoro dell’Agenzia e non la consideri un patrimonio quale essa è effettivamente e merita di essere considerata. Per rendersene conto basta accedere al sito di ARS e vedere la quantità e qualità di portali e cruscotti che vi si possono trovare. Informazioni preziose per i clinici che vogliono impegnarsi nel miglioramento delle loro performance così come chi vuole pianificare, programmare, implementare e misurare gli interventi sociosanitari. È proprio nella realtà attuale che si manifesta sempre più come un sistema di governance con una molteplicità di parti interessate, che diventa prezioso poter accedere tutti, indifferentemente, a dati scientificamente solidi. Quando chi governa sopprime un riferimento autorevole e istituzionalmente indipendente è una ferita per la conoscenza e la democrazia. In un mondo sempre più interessato alla libera ed ampia disponibilità di dati per essere informati, capire le decisioni e partecipare è questa la mossa della Regione Toscana e di chi la guida? È ormai in atto una lotta tra due tendenze, ovunque, non solo in Toscana, tra le forze civiche e democratiche che spingono per l’apertura dei dati e la loro diffusione pubblica e quelle che invece vogliono filtrare tutte le informazioni per fare il racconto che più è congeniale al potere. Se chiuderanno ARS e verrà fatto un uso discrezionale delle informazioni sanitarie, magari guardando al consenso o al non turbare equilibri, questo provocherà dei danni, primo fra tutti quello di rendere i cittadini meno informati e meno partecipi. Diminuirà il loro ruolo attivo nelle decisioni e nella possibilità di co-progettare strutture e servizi. Ciò è in contrasto con la crescita di comunità in grado di portare contributi, come ad esempio lo sviluppo di esperienze di cure di comunità. Il futuro, anzi ormai già il presente, sta nella disponibilità immensa di dati e difficilmente controllabile dal “potere” se non usando mezzi repressivi. L’attenzione andrà posta piuttosto al fatto che soggetti, di ben altro calibro, sicuramente sovra regionali se non sovra nazionali, potranno influenzarne qualità e quantità e condizionare, anzi come si dice ora “profilare” persone o intere popolazioni. Chi non capisce il futuro scompare a meno che il suo obiettivo non sia solo traguardare un pugno di anni. Andrea Vannucci, già direttore ARS Toscana |
Non penso sia opportuno entrare qui nelle dinamiche locali della Regione che avrà certamente delle serie motivazioni. Ma l’interrogativo che qui vorrei introdurre è se, con un SSN così in grave crisi, una Agenzia sanitaria Regionale possa aiutare a "risolvere i problemi" ovvero sia solo “un problema da risolvere”.
Io ho dato 15 anni della mia professione al lavoro nelle Agenzie Sanitarie e sono ancora convinto di aver fatto una scelta giusta. Mi dispiacerebbe vedere che oggi la Agenzie sanitarie le si considerassero invece degli enti inutili e da abrogare. Forse servono ulteriori riflessioni ed è auspicabile che anche altri contribuiscano al dibattito in argomento.
Ne hanno parlato:
- Michele Bocci, L'altolà del PD in Regione ad assorbire l'ARS nell'assessorato, La Repubblica Firenze, 1° giugno 2024, pag. 8
- Marco Geddes da Filicaia e Gavino Maciocco, Chi ha paura dell'Agenzia, Salute Internazionale, 12 giugno 2024.
Commenti: 2
1.
agenzie regionali
Sono molto d'accordo con le considrazione di Cesare Cislaghi e Andrea Vannucci sul ruolo delle agenzie regionali nell'attuale sistema sanitario. Svolgono una funzione fondamentale, soprattutto quando non sono organismi che rispondono solo alla Giunta ma anche, ed è il caso dell'Agenzia Regionale di Sanità Toscana, al Consiglio Regionale, rendendo accessibili dati e documenti prodotti a Comuni e cittadini. Abbiamo sempre più bisogno di organismi tecnico-scientifici pubblici che siano messi in grado di svolgere una informazione così delicata con un ruolo di maggiore terzietà. La questione inoltre non riguarda solo le agenzie regionali di sanità ma anche i centri per la gestione del rischio sanitario e sicurezza del paziente, istituiti dalla legge 24/2017. Tali centri hanno nella maggior parte dei casi trovato la loro collocazione non solo funzionale ma anche fisica all’interno delle regioni. Trasferire organismi tecnico-scientifici o di governo clinico (centri gestione rischio sanitario) all’interno di una istituzione politica-amministrativa non può che influenzarne negativamente l’attiva, per varie ragioni: la visione burocratico-politica di qualsiasi problema tende molto a influenzare e limitare la ricerca e la valutazione della performance delle strutture sanitarie, basate su presupposti culturali e competenze differenti; gli organismi tecnico scientifici hanno inoltre bisogno costante di stimoli culturali in genere meno presenti in contesti con funzioni amministrative.
Nella mia personale esperienza il Centro gestione rischio clinico, che ho diretto per quindici anni, ha trovato il suo maggior sviluppo quando è stato collocato, dopo alcuni anni trascorsi in Regione Toscana, nello stesso edificio sede dell’Agenzia Regionale di Sanità e dell’Istituto Regionale Programmazione Economica. Il contesto culturale in cui ci siamo trovati ha comportato per tutti noi una maggior indipendenza e possibilità di confronto con altri operatori sanitari mentalmente più vicini al nostro modo di operare. Per dirla in termini sociologici, credo si tratti di un problema di prossemica ovvero dell'uso che le varie culture fanno dello spazio e dell'interazione comunicativa interpersonale.
Il fatto di essere rimasti dipendenti di una azienda ospedaliera-universitaria, ci ha però continuato a creare problemi di altro genere relativi alla nostra funzione di analisi degli eventi sentinella. Rispetto ai dati che pubblicavamo e alle inchieste che svolgevamo sugli incidenti (sempre in una ottica di “just culture”), il Consiglio Regionale ritenne di approvare all’unanimità una mozione in cui si chiedeva la nostra trasformazione in authority regionale. Ovviamente la Giunta non ha mai preso in considerazione questa indicazione anche se sottoscritta da tutti i consiglieri regionali. Ho provato in altre occasioni a chiedere un ruolo di maggior terzietà, come del resto ha anche la Scuola Superiore Sant’Anna nella valutazione della performance delle aziende sanitarie, ma senza successo. Oggi sembra che anche il Centro Rischio Clinico sarà trasferito in Regione Toscana. Riccardo Tartaglia Già direttore del Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana
2.
Faremo mica la fine della rana di Noam Chomsky?
I segnali non sono incoraggianti, perché a parte le voci di Cislaghi, Vannucci e Tartaglia su questo blog e quelle di Geddes da Filicaia e Maciocco su Salute Internazionale, poche e deboli sono state le manifestazioni di sorpresa, stupore, dissenso all'ipotesi di chiudere l'ARS della Toscana.
Non entro ovviamente nel merito degli aspetti tecnico-scientifici che questi autorevolissimi epidemiologi hanno già toccato: desidero solo manifestare tutto il mio sostegno a favore di ogni iniziativa volta a mantenere l'attività di una così prestigiosa istituzione pubblica indipendente ed aggiungere un modesto contributo, frutto della mia esperienza personale.
Sono un clinico, un cardiologo, che appena pensionato dal Servizio Sanitario Nazionale è stato chiamato dall'allora Direttore di ARS Francesco Cipriani – e poi confermato dal suo successore Andrea Vannucci - a collaborare gratuitamente con ARS al fine di studiare i percorsi diagnostico-terapeutici dei cittadini toscani affetti da cardiopatie con particolare attenzione alla continuità ospedale-territorio ed all’impatto dei modelli organizzativi sugli esiti di salute. Sono stati anni molto fecondi, caratterizzati anche dalla pubblicazione di articoli scientifici su riviste internazionali, frutto di quell’incontro felice tra professionisti con formazione differente, dalla statistica all’economia, dalla sociologia alla medicina. Non ero certo il solo, altri clinici provenienti da aree diverse della Medicina erano presenti nella sede di ARS ed era un piacere incontrarsi e scambiarsi idee, da cui poi scaturivano spunti di ricerca e di miglioramento delle tante banche dati di ARS.
Poi, dall’oggi al domani, questi contratti di collaborazione gratuita sono stati aboliti senza suscitare particolari reazioni. Certo, ora è in gioco ben altro, e proprio per questo ho sentito il dovere morale di dire la mia. “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”: invece no, dobbiamo continuare a “dimandare” al Potere…l’alternativa è finire bolliti come la rana.