Si è diffusa l’idea che per limitare i contagi l’unica possibile soluzione sia quella di vaccinarsi e come si dice, per lo più impropriamente, di raggiungere la immunità di gregge. E quindi sarebbe solo colpa dei ritardi nella campagna di vaccinazione se continua a perdurare e ad aggravarsi la crisi dell’economia.

Molti commentatori in questi giorni arrivano persino a dubitare sull’efficacia delle misure di contenimento e non si rendono conto che se non ci fossero state e non continuassero ad esserci lo sviluppo dell’epidemia sarebbe molto più aggressivo e probabilmente avrebbe un andamento esponenziale.

Può esser vero che alcune varianti del virus, che si sono sparse anche da noi, siano più contagiose ma talvolta viene il dubbio che chi enfatizza questo aspetto lo faccia per trasferire la responsabilità della contagità dei contagi dai comportamenti della popolazione alle bizzarrie del virus.

Se è pur vero che sono stati accertati come possibili i contagi inalando l’aria infettata soprattutto negli ambientai chiusi, di certo la via più frequente è il contagio tra persone sempre principalmente per via aerea.

Da ciò ne deriva, come sappiamo, che le misure di contenimento sono essenzialmente due: la riduzione della frequenza dei contatti interpersonali ovvero l’uso di barriere nei contatti inevitabili.

La riduzione dei possibili contatti la si può ottenere essenzialmente con l’introduzione di misure che ostacolano la circolazione e il raggruppamento delle persone, e questo purtroppo non può non che ostacolare gravemente la vita economica, sociale, culturale. L’attenzione invece ad applicare delle barriere nei rapporti interpersonali rispettando le distanze, utilizzando mascherine e diaframmi, rispettando norme igieniche, dipende dalla responsabilità di ciascuno, e tutto ciò di per sé potrebbe essere compatibile con la stragrande maggioranza delle normali attività delle persone.

Quindi semplificando possiamo dire che il contrasto al virus ha tre armi: il vaccino, il confinamento sociale, la protezione individuale; probabilmente nessuno dei tre da solo potrebbe vincere la battaglia ma anche forse sono tutti i tre indispensabili e senza uno di loro non ce la si può fare.

Questo per dire che di fronte alle sempre più pressanti richieste di “aperture” che probabilmente verranno presto stabilite, ci si deve render conto che qualcosa di loro per molto tempo dovrà restare e comunque se si riduce la capacità di una delle tre armi, quella delle altre devono aumentare. E quindi serve un. potenziamento della campagna vaccinale ma non solo, occorre anche maggior responsabilizzazione di tutte le persone.

Quindi semplificando possiamo dire che il contrasto al virus ha tre armi: il vaccino, il confinamento sociale, la protezione individuale; probabilmente nessuno dei tre da solo potrebbe vincere la battaglia ma anche forse sono tutti i tre indispensabili e senza uno di loro non ce la si fa.

Questo per dire che di fronte alla sempre più pressanti richieste di “aperture” che probabilmente verranno presto stabilite, ci si deve render conto che qualcosa di loro per molto tempo dovrà restare e comunque se si riduce la capacità di una delle tre armi le altre devono aumentarla. E quindi potenziamento della campagna vaccinale ma non solo, occorre maggior responsabilizzazione di tutte le persone.

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E questo può essere il problema! Abbiamo visto in passato che il passare dal rosso/arancio al giallo (inizio febbraio) o dal giallo al bianco (Sardegna) invece che funzionare da stimolo per la popolazione ad assumersi maggiori responsabilità ha prodotto un effetto inverso facendo credere ai più che ormai i problemi stavano finendo e quindi si poteva fare di tutto senza precauzioni.  Noi ci aspetteremmo che la responsabilizzazione aumentasse quando vengono allentate le misure imposte, ma purtroopo accade solitamente l’inverso, ed allora è importante che le istituzioni si impegnino a far sì che le persone crescano nella consapevolezza dei rischi e quindi si impegnino a contrastarli.

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E’ più facile fare un decreto con delle norme che impediscono circolazione ed attività piùttosto che svolgere una efficace operazione di sensibilizzazione, informazione e consenso rispetto ai comportamenti da seguire. Siamo bersagliati da mattina a notte da una miriade di talk show dove esperti veri o presunti parlano di tutto ottenendo il più delle volte solo confusione e perplessità. La comunicazione istituzionale si è per lo più limitata alle semplice ripetizione delle tre principali misure da adottare: distanza maschderina igiene delle mani.

All’inizio dell’epidemia c’è stata molta pià attività informativa che non nei mesi successivi. Di “decaloghi” come quelli pubblicati sugli schermi di alcune stazioni ferroviarie non se ne sono vistì purtroppo più. Le regole dei processi comunicativi le si conoscono molto bene e quando si vuole le si utilizzano altrettanto efficacemente.

E’ per questo che suggerirei di usare una serie di slogan martellanti per far capiree come si deve affrontare la situazione, ad esempio

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Sono solo esempi “da mero dilettante”; si può far molto di meglio! L’obiettivo deve essere quello  far capire che se si vogliono meno impedimenti, meno coprifuoco, meno rotture … ci dobbiamo mettere molto più del nostro. Se invece una volta che “per salvare l’economia”, “per salvare la socializzazione”, “per salvare la cultura e lo spettacolo” finalmente si riapre ma facciamo di tutto per aiutare il virus, allora sarà di nuovo emergenza ed anche la campagna vaccini non basterà.

Consideriamo che nella settimana dal 3 al 9 aprile il Ministero ha notificato 107.600 contagi e nell’ultima dal 10 al 16 aprile 105.634: una diminuzione di soli 1966 casi (RDt a 0,98) pur in presenza di più di dieci milioni di dosi di vaccino inoculate e di 4.234.230 vaccinazioni completate.

Credo che dobbiamo renderci conto che non possiamo permetterci un’altra ondata importante di contagi che ci costringa di nuovo a tornare in lockdown! Sarebbe una vera débacle per l’economia e forse non la si reggerebbe neppure a livello sociale e il rischio di rottura del consenso popolare sarebbe alle porte. La quasi “vittoria” è a portata di mano, non lasciamocela scappare vanificando tutte le fatiche e le pene patite sino ad adesso! Apriamo pure ciò che è più importante aprire, ma impegnamoci a far capire a tutti che non lo si fa perché il pericolo è passato, lo si fa solo perché ci sono altre necessità da difendere, e per le cose superflue … accettiamo di rinunciarci ancora per un po’; poi quando ne saremo fuori ci scateneremo!

 

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