Prima della pandemia da Covid-19 quando parlavamo di variante ci riferivamo probabilmente alla "scorciatoja" tra Firenze e Bologna sull'Autostrada del Sole e che ci permette di andare più veloci tra Roma e Milano o viceversa.

Le varianti dei virus

Sembra che anche il coronavirus Sars2 cerchi di andar più veloce e crei delle varianti e noi le stiamo chiamando con tutte le lettere dell'alfabeto greco, e siamo arrivati alla quindicesima lettera l'Omicron, così chiamata anche dalla WHO.

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Non tutte le varianti hanno avuto l'onore letterario, molte solo geografico, ma anche quest'ultima spesso viene chiamata sudafricana. Nei media di questi giorni ha offuscato la notorietà della Delta che per tanto tempo aveva ricevuto l'attenzione di molti.

Ma cos'è una variante, e che differenze c'è tra mutazione e variante? riportiamo delle definizioni reperibili in Internet:

Mutazione : variazione più o meno importante nella struttura e/o nella funzione delle proteine che compongono il virus e, in particolare, di quelle dell'involucro esterno.

Variante: variazione del virus originario che si genera quando, moltiplicandosi nell'organismo ospite, subisce una o più mutazioni ed assume una nuova forma di interesse. (il CDC, come anche la WHO, distingue tra (voi) variant of interest cioè variante di interesse, (voc) variant of concern cioè variante di preoccupazione, e (vohc) variant of high consequence cioè variante di gravi conseguenze); la Omicron è stata classificata VOC.

I virologi ci ripetono che di mutazioni tutti i virus ne subiscono in continuazione ma meno frequentemente si può ritenere che siano "cambiati" e quando ciò succede può capitare che cambino anche le loro caratteristiche che a noi possono più interessare, e cioè la contagiosità, come velocità e aggressività diffusiva, e la severità degli effetti prodotti. In altre parole una variante può far sì che il virus si diffonda di più o di meno e che produca malattie più o meno severe, ma come si fa a dirlo?

Alcuni virologi fanno ipotesi di maggior o minor contagiosità studiando la struttura del patrimonio genetico della variante, ma quali siano le conseguenze possono determinarsi solo osservando cosa è capace di fare nella popolazione in cui si diffonde, e quindi non dipende solo da lui ma anche da noi.

Le domande che ci si fa su una variante sono per lo più le seguenti:

  1. Qual è la sua capacità di replicazione nella popolazione?
  2. Ha maggior capacità di replicazione anche nella popolazione vaccinata?
  3. Produce più situazioni gravi con necessità di ricovero o che addirittura esitano nel decesso?

A queste domande si può seriamente rispondere solo dopo diversi giorni di osservazione e può anche essere che ciò che si osserva in una regione non sia lo stesso di quanto può accadere in una altra. Ma allora perchè appena si è parlato di variante omicron subito si è diffuso quasi il terrore che potesse moltiplicare i guai già prodotti dalle precedenti varianti?

Le paure per le varianti

Credo che ciò che più di altro scatena l'attenzione e il timore, quando qualcuno parla di una nuova variante, sia la "novità" del pericolo, cioè di ciò che è sconosciuto rispetto a ciò che è già conosciuto. Ormai il virus viene sentito quasi di casa, seppur ospite molto indesiderato ed ingombrante, ma lo si conosce e in qualche modo si pensa di potersene difendere. Del nuovo non si sa nulla e tutto potrebbe succedere!

Ciò che più del resto preoccupa è la possibilità che la variante "buchi" il vaccino, cioè che l'efficacia della vaccinazione davanti alla nuova variante sparisca o anche solo si affievolisca. Pensare di ritornare alla condizione di pre-vaccinazione terrorizza. È come trovarsi all'improvviso di nuovo del tutto indifesi. E questo può portare paradossalmente a considerare inutile il vaccino stesso pensando che intanto prima o poi non darà più protezione.

E ancora potrebbe capitare che di fronte alla minaccia di un pericolo maggiore si sia portati a considerare minore l'attuale e di conseguenza ad abbandonarne o a ridurne le misure precauzionali, mentre è indispensabile mantenere tutte le necessarie precauzioni.

Per queste ragioni si dovrebbe stare molto attenti a non esagerare nell'invadere i media con annunci di arrivi imminenti di nuove varianti anche se è inevitabile che quando degli organismi come l'OMS ne parlano i giornali ne riprendano la notizia magari amplificandone la portata. Non è la variante in sé che può portare problemi ma sono le sue caratteristiche se peggiorative; ma se ne dovrebbe allora parlare quando se ne saprà un po' di più e si saprà anche come ci si possa difendere. Non cerchiamo l'audience usando le varianti!

Le varianti come scusanti

Talvolta nasce il dubbio che le varianti diventino una nostra scusante per ciò che non facciamo o che non siamo in grado di fare. I casi dell'epidemia crescono? la colpa non è dei nostri comportamenti, ma del virus che è diventato più cattivo. Quindi ci autoconvinciamo che non serve tanto cambiar le regole, semmai solo applicarle un po' di più.

Le varianti possono essere banali o invece possono costituire un serio problema ed è inutile parlarne con molta enfasi se non si sa ancora a quali conseguenze possono portare. Sarebbe quindi opportuno parlarne solo quando si sa con buona probabilità quale è il loro comportamento onde poter affiancare agli annunci anche le modalità opportune per difendersi. E comunque dobbiamo assolutamente continuare, anzi meglio aumentare, tutte le misure precauzionali, mascherine ed altro, oltre che completare il programma vaccinale.

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