Riassunto

Quando nel 2012 fu lanciata questa rubrica, paventavamo una messe di epigenomic-wide association studies (EWAS) sul modello dei genomic-wide association studies (GWAS), che negli anni scorsi tanto avevano promesso circa la comprensione delle “origini” genetiche di tratti complessi e così relativamente poco, invece, avevano prodotto. E’ arrivato il momento: a circa 2 anni di distanza, con l’introduzione della piattaforma Illumina che scansiona 485.000 siti di metilazione simultaneamente, stiamo per assistere all’inizio dell’epidemia.
Naturalmente l’indice di massa corporea (BMI), tratto che aveva scatenato gli ingegni dei genome researcher a varie latitudini (sono state identificate più di trenta varianti geniche associate al BMI, che però complessivamente spiegano meno dell’1,5% delle differenze interindividuali), è stato subito preso di mira anche dagli epigenome researcher (ma saranno gli stessi ricercatori?) e a metà marzo è stata pubblicata on-line su The Lancet la prima analisi sistematica dell’associazione tra il BMI, appunto, e la variazione della metilazione del DNA lungo tutto il genoma.

 

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