Continua il dibattito sul futuro del nostro SSN
Nell'attualità di questo fascicolo, la sequenza dei tre interventi di Eugenio Paci, Gianfranco Porcile e Massimo O. Trinito, viene messo in luce cosa non va nel Servizio sanitario nazionale e si delinea cosa si potrebbe fare per cambiarlo, salvaguardando i principi di equità che lo hanno creato. Sarebbe utile un'inchiesta campionaria per stimare quanto la realtà si avvicini alla soddisfazione dei tre desideri sulle ASL – più che condivisibili – espressi da Trinito. Porcile fa bene a menzionare il ruolo della prevenzione primaria e a rammaricare la distanza che persiste tra il mondo dell'ambiente e quello della sanità (mi si permetta di ricordare ancora una volta che la prevenzione primaria inizia con l'impiantistica).
A fianco dell'informativo intervento di Giuseppe Traversa, è utile il richiamo di Porcile alla green oncology, man mano che il costo della cura dei malati di cancro diventa meno sostenibile. Nel numero 1050 del settimanale Internazionale, James Surowiecki afferma che quanto più profitti fanno le case farmaceutiche, tanto più è probabile che i prezzi vengano regolamentati: speriamo che abbia ragione e che quanto dice venga applicato anche al nostro Paese.
Rodolfo Saracci definisce quali devono essere i riferimenti di fondo per i professionisti della sanità pubblica, epidemiologi compresi. Imparzialità nella valutazione delle evidenze scientifiche (compresa l'“incertezza residua”) e non neutralità rispetto alla salute sono due cose diverse, che si possono e si devono integrare reciprocamente. Condivido l'invito di Saracci a riconoscere le liaisons dangereuses degli epidemiologi e a leggere i risultati di studi epidemiologici «sotto l'angolo dell'intenzione a decidere». I lettori sono invitati a visitare il sito di E&P dove si trovano i numerosi interventi su questo tema e a lasciare un commento.
Ancora una volta, Paolo Vineis sollecita gli epidemiologi italiani a non sottovalutare le conseguenze dei cambiamenti di clima. Il rapporto IPCC è preoccupante: bene fa E&P a portarlo all'attenzione dei suoi lettori.
I numeri dell'AIRTUM sull'incidenza dei tumori infantili presentati in questo numero della rivista ripetono quelli della monografia citata nel testo. Il titolo della rubrica è forse troppo tranquillizzante. La distribuzione dei tipi tumorali non è omogenea nei diversi gruppi di età: un'inversione di tendenza nel nuovo millennio è evidente soltanto nella fascia di età 5-9 anni.
Il supplemento che accompagna questo numero, SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento: mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri, aggiorna ed estende la descrizione dello stato di salute nei siti ufficialmente inquinati in Italia. Sentieri è un progetto che ci viene invidiato da altri Paesi europei. Il supplemento è stato presentato ai primi di maggio: l'attenzione che riceve dai media è ampiamente giustificata.
Benedetto Terracini
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Il nuovo Rapporto dell’IPCC: urge intervenire
La verità sull’uovo e la gallina: randomizziamo con Mendel!
Dopo L’aumento registrato negli anni Novanta, in Italia l’incidenza dei tumori infantili (0-14 anni) è in diminuzione
Vaccinazione antinfluenzale: calo preoccupante della copertura nelle categorie a rischio (18-64 anni)
La medicina del lavoro in Italia in tempi di crisi
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