Il 18 dicembre 2013 Le Monde ha pubblicato un articolo sui conflitti di interesse in epidemiologia a partire dai risvolti etici della possibile designazione di Paolo Boffetta, epidemiologo di fama internazionale, a capo del Centro di ricerca in epidemiologia e salute delle popolazioni (CESP, INSERM-Université Paris-Sud, Francia).1La notizia della possibile nomina di Boffetta ha scatenato un’aspra polemica all’interno del CESP: «I sostenitori dell’epidemiologo italiano ne sottolineano la statura scientifica – scrive Le Monde – i detrattori invece lo descrivono come un mercenario che da qualche anno colleziona incarichi di consulenza per le industrie inquinanti. Boffetta è accusato di relativizzare o contestare, nella letteratura scientifica o nei tribunali,  i rischi legati alle loro attività o ai loro prodotti, anche quando questi rischi sono ampiamente riconosciuti».Il quotidiano francese riporta anche le parole di Paolo Vineis, epidemiologo ben noto ai lettori di E&P: «Quando Paolo Boffetta era alla IARC, concordava con le conclusioni sulla nocività di talune sostanze, ma da quando lavora per l'industria le contesta. È molto chiaro nel caso della diossina, ma lo è anche nel caso di altre sostanze». E l’elenco delle sostanze è lungo: acrylamide, berillio, formaldeide, stirene, atrazine, fino al fumo dei motori diesel... Accedi per continuare la lettura

 

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