Il 13 gennaio u.s. il Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, costituito da eminenti esperti di bioetica, ha pubblicato un importante parere sull'utilizzo della randomizzazione nella sperimentazione clinica. È stato introdotto il concetto che «il trattamento sperimentale è molto spesso migliore di quello standard». Inoltre si critica, in base a considerazioni etiche originali e per vari motivi discutibili, l’utilizzo di studi randomizzati suggerendo che «ai partecipanti a una sperimentazione sia permesso scegliere a quale trattamento sottoporsi».In un articolo di Margherita De Bac (Corriere della Sera, 10 gennaio) dal titolo Immorali i test di nuovi farmaci su malati scelti a caso si legge: «È crudele che a un gruppo di pazienti non sia somministrato il trattamento efficace» e si sostiene con grande enfasi che «i nuovi farmaci [sono] quasi sempre più efficaci dei trattamenti standard».Sulla base di queste affermazioni, un malato o un cittadino è sollecitato a chiedere (pretendere) che il Servizio sanitario consenta l’utilizzo del cosiddetto nuovo farmaco o del nuovo trattamento senza una documentazione appropriata sulla sua efficacia e sicurezza, dando così avvio a una possibile nuova storia che riecheggia quanto avvenuto in passato con la pseudo-cura Di Bella e, più recentemente, con il caso Stamina... Accedi per continuare la lettura

 

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