È passato più di un anno dall’inizio della pandemia da COVID-19 e in questi giorni, allora, avevamo l’impressione che tutto stesse finendo; sappiamo, invece, come è andata. La stessa impressione l’abbiamo oggi e allora può essere utile confrontare due periodi uguali a un anno di distanza, cioè i giorni dal 15 aprile al 15 maggio del 2020 e del 2021.

ROMA 15 APRILE 15 MAGGIO
Temperature
Temperature
Minima Massima Minima Massima
2020 6°C 18°C 18°C 24°C
2021 7°C 15°C 11°C 19°C

 

Il clima non è stato lo stesso, come si può vedere dalle temperature minime e massime registrate nei due anni il 15 aprile e il 15 maggio a Roma, ma non sappiamo se questo possa avere avuto un ruolo nell’evoluzione dell’epidemia; probabilmente no.

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Figura 1

Ma, se guardiamo in figura 1 il numero di decessi, rimaniamo effettivamente molto sorpresi nel vedere che tra i due periodi la differenza non è stata elevata. La settimana dal 15 al 21 aprile del 2020 morirono in 3.581 e nel 2021 ne morirono 2.440, mentre nella settimana dal 9 al 15 maggio nel 2020 i decessi furono 1.409 e nel 2021 furono 1.369. Vi furono, perciò, più decessi nella seconda metà di aprile, ma i decessi nella prima di maggio sono stati pressappoco gli stessi.

 
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Figura 2

La situazione si presenta, invece, nei numeri completamente diversa se consideriamo le frequenze giornaliere di positivi diagnosticati. Dal grafico di figura 2 si può innanzitutto vedere che nel 2020 non si osserva la ciclicità intrasettimanale che, invece, risulta importante nel 2021. Questa differente ciclicità dipende probabilmente da più fattori: dall’esecuzione dei test prevalentemente negli ospedali che operano anche nei weekend, mentre attualmente la maggioranza dei test viene eseguita nei laboratori sia pubblici sia privati. Dipende forse ancor di più dal fatto che, nel periodo considerato del 2020, i test erano per lo più riservati ai sintomatici, mentre attualmente la maggior parte dei positivi risulta da test eseguiti anche per semplici controlli in asintomatici o paucisintomatici. Se, invece, si considerano le medie mobili, si vede che la differenza assoluta tra i due anni è molto importante e pari a più di quattro volte a metà aprile e a più di sette volte il 15 maggio.

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Figura 3

Se poi si considera l’indice RDt, cioè l’indice di replicazione diagnostica, che da l’informazione della decelerazione dell’epidemia, vediamo in figura 3 che le differenze non sono eccessive. C’è una crescita dell’RDt a fine aprile nel 2021, mentre nel 2020 si osserva nella prima metà del 2021; il 19 aprile in entrambi gli anni il valore dell’RDt è 0,87 e il 13 maggio è 0,73. Il decremento, perciò, è stato più veloce nell’aprile del 2020, mentre nel 2021 la decrescita ha accelerato a metà maggio.

 
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Figura 4

L’ultimo grafico che può aiutare a ragionare sul confronto tra i due anni è quello dell’occupazione giornaliera di posti letto nei reparti di terapia intensiva presentato in figura 4. A metà aprile, la prevalenza dei ricoverati in terapia intensiva era simile tra i due anni, mentre a metà maggio nel 2021 la prevalenza è doppia rispetto al 2020.

 
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Figura 5

Quali conclusioni si possono fare? La decrescita della stima della letalità – che nel 2020 si attesta attorno al 12% mentre nel 2021 scende dal 2,5% all’1,5%, quindi circa sei volte inferiore – come può interpretarsi? È che si moriva di più nel 2020 o che si diagnostica di più nel 2021?
Di sicuro oggi si è diagnostica di più, circa cinque-sei volte di più, cioè circa solo 60.000 tamponi a inizio maggio 2020 e più di 350.000 alla stessa data del 2021.

 
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Figura 6

È probabile che le 5,61 volte in più di tutti i contagi diagnosticati dal 15 aprile al 15 maggio dipenda molto dalle 4,89 volte in più di tutti i tamponi eseguiti nello stresso periodo. Potremmo azzardare che la proporzione più "vera", nel senso di descriverci correttamente la situazione epidemica, sia quella della prevalenza nelle terapie intensive, mentre la minor proporzione di decessi sia probabilmente attribuibile all’attuale copertura vaccinale raggiunta dalla popolazione anziana più a rischio.

Non è azzardato comunque ritenere che l’estensione dell’epidemia sia oggi non molto differente da quella di un anno fa, anzi probabilmente forse numericamente maggiore. Ciò che sicuramente differenzia i due periodi è però il numero dei suscettibili nella popolazione, che allora poteva essere stimata attorno ai 55 milioni, mentre oggi forse può essere ritenuta in circa 35 milioni in virtù di un 15% di italiani probabilmente contagiatisi (diagnosticati e non diagnosticati) e un 25% di immunizzati con almeno una dose di vaccino.

Non sottostimiamo, comunque, che mentre il 15 maggio 2020 si stimava ci fossero in Italia 72.070 soggetti positivi al virus responsabile di COVID-19, un anno dopo, il 15 maggio 2021, i positivi attualmente prevalenti sono 332.830, quasi cinque volte di più. Certamente le coperture vaccinali impediranno che vi sia un’evoluzione dell’epidemia come abbiamo dovuto subire alla fine dell’estate scorsa, ma una presenza così importante non può e non deve essere sottovalutata. Non si pensi, quindi, che il vaccino sia un detersivo che toglie tutte le macchie; alcune per un po’ saranno resistenti e dovremo farci ancora molta attenzione rispettando le misure di precauzione che conosciamo.

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