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Malattie Trasmissibili - 09/04/2021 15:32
Che cosa facilita gli affari del Covid-19?
Il Covid-19 è un brutto personaggio che ne sta facendo ahimè di tutti i colori ma lui da solo non riuscirebbe a far praticamente nulla se non venisse aiutato “in affari”.
Su come sia possibile contagiarsi, ormai si da per scontato che il virus viene trasmesso principalmente tramite droplet e aerosol da una persona infetta quando starnutisce, tossisce, parla o respira e si trova in prossimità di altre persone Può essere che ci sia anche la possibilità di trasmissione per contagio con superfici ma questa via sembra molto meno frequente.
Semplificando, ma non di molto, possiamo ritenere che i fattori che determinano la possibilità di contagio sono: A) la suscettibilità individuale, B) la frequenza e le modalità dei contatti tra persone, C) la contagiosità del virus.
- La suscettibilità può forse essere meno presente in alcuni soggetti, magari per condizioni genetiche protettive, ma se ne sa poco al riguardo. Per altro invece è risaputo che la suscettibilità aumenta in presenza di alcune patologie. Si riteneva che le età infantili riducessero la suscettibilità ma non si ha del tutto certezza. La riduzione, ma non l’assenza, di suscettibilità si ha quindi o per pregresso contagio risolto felicemente, o per inoculazione di un vaccino efficace; e anche in tal caso non si sa esattamente quanto tempo possa durare.
- Il contatto tra persone perché produca un contagio necessita innanzitutto che qualcuno sia infetto, che non usi strumenti che costituiscano barriere alle sue emissioni dalla bocca, che chi gli sta accanto lo sia più vicino di una certa distanza, che il contatto abbia una certa durata di tempo, che il tutto avvenga in luogo non areato.
Per evitare il contagio quindi gli strumenti sembrano essere, a livello di ciascun individuo, l’uso della mascherina, la lontananza interpersonale e l’areazione dell’ambiente, nonché l’igiene delle mani; ma a livello di comunità la modalità principale sembra essere la riduzione delle possibilità di contatto ed innanzitutto, ma non solo, dei contatti con modalità più a rischio.
Non si conosce con esattezza quanto la contaminazione aerea o delle superfici sia responsabile dei contagi anche se ne è dimostrata la possibilità. Queste situazioni sono comunque anch’esse rese più probabili laddove sia più intensa la circolazione delle persone, sia per quanto riguardi il contagiare quanto il contagiarsi. - L’altro fattore cui ultimamente viene data molta rilevanza, è il livello di contagiosità del virus.
Si ritiene infatti che alcune delle numerosissime varianti del virus possiedano una maggior capacità contagiante e proprio per questo si sono imposte su tutte le altre. Alcuni studi suggeriscono un aumento del 30% della contagiosità o forse ancor di più. Nulla si sa, però, se questa caratteristica si confermi in ogni situazione oppure necessiti di particolari condizioni.
Quindi per sconfiggere il virus si deve agire su questi fattori: sulla suscettibilità abbattendola con le vaccinazioni, sulla circolazione del virus creando delle limitazioni sociali, sulla modalità di contatto utilizzando schermi, distanze ed igiene, mentre sulla contagiosità non ci sono possibilità di mitigazione se non sperare che il virus muti in senso più favorevole.
Ma le questioni che si dibattono oggi, soprattutto nel nostro paese, è se la crescita dei contagi che si è ultimamente osservata dalla seconda metà di febbraio sia dovuta ad una maggiore circolazione delle persone, e quindi anche degli infetti magari inconsapevoli di esserlo, ovvero se sia dovuta alla diffusione di varianti del virus ritenute più contagiose come, ad esempio, la cosiddetta variante inglese.
Potremmo ipotizzare due semplici modelli in cui nel primo il virus mantiene la sua contagiosità ma i contagi avvengono per una maggior presenza del virus nell’ambiente dovuto all’aumento della circolazione delle persone derivante dalla modifica delle misure di confinamento, ad esempio passando dalle misure di una zona rossa a misure di una zona gialla. La crescita sarebbe allora principalmente funzione non del rischio individuale bensì del rischio collettivo dipendente dalla maggior presenza del virus nelle persone, e ciò verosimilmente produrrebbe una crescita proporzionale alla crescita della circolazione delle persone e quindi verosimilmente ad andamento crescente lineare.
Se invece il cambiamento fosse dovuto al solo aumento della contagiosità delle varianti del virus, allora la crescita sarebbe invece sicuramente di tipo esponenziale in quanto invece che riprodursi all’incirca di un contagiato per contagioso, il numero dei contagiati sarebbe via via maggiore con un andamento moltiplicativo.
Questi esempi semplificati non penso descrivano del tutto bene le condizioni reali accadute, ma sicuramente dall’inizio del 2021 ad oggi non si è assistito nel nostro paese ad una cresciuta dei contagi di tipo esponenziale come si vede dal grafico seguente:
Il 29 gennaio il Ministro della Salute emanava due ordinanze con cui veniva esteso il “colore giallo” a quasi tutte le Regioni e l’AIE rimase sorpresa da questa decisione e pubblicò una lettera con cui esprimeva al Ministro le proprie perplessità.
Puntualmente quindici giorni dopo i contagi hanno iniziato a salire in modo lineare sino a metà marzo quando invece hanno cominciato a dare i propri benefici i provvedimenti che praticamente hanno esteso a tutta l’Italia i colori rosso o arancione. C’è chi afferma che la crescita di metà febbraio sia dovuta all’estensione della variante inglese e non alla riapertura dei contatti. Se così fosse ci si deve chiedere perché l’evoluzione non sia stata esponenziale e se la risposta fosse che è stato per merito delle misure di contenimento allora sarebbe la miglior dimostrazione della efficacia di queste nel contenere i contagi.
Un’ultima evidenza di come la presenza o l’assenza di misure di contenimento controllino o meno l’estensione dei contagi la si ha guardando ciò che è successo in Sardegna che aveva raggiunto un livello bassissimo di nuovi positivi a metà febbraio. L’aver creato la Sardegna zono bianca ha innescato un clima sociale a “liberi tutti” che ha portato in pochi giorni ad una crescita esponenziale, forse anche favorita dalla presenza della variante inglese ma sicuramente innescata dall’assenza di misure di contenimento dei contatti sociali.
Sembra in conclusione potersi dire che le misura di contenimento dei contatti siano essenziali nel moderare lo sviluppo dei contagi; accanto a questi sicuramente è rilevante l’atteggiamento della popolazione che comunque risente del clima innescato dalla chiusura o dall’apertura decretata dal Governo. Come epidemiologi, però, non possiamo accontentarci di queste “impressioni” o addirittura di queste “opinioni” e dovremmo impegnarci a misurare sia l’efficacia delle misure di contenimento sia anche l’eventuale maggiore contagiosità delle varianti nell’ambiente italiano. In assenza di evidenze scientifiche si rischia di assumere provvedimenti inutili anche se, per un principio di precauzione, sembra che la riduzione della circolazione delle persone sia comunque l’arma più valida disponibile accanto ovviamente alla vaccinazione.