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Malattie Trasmissibili - 25/03/2021 13:31
Chi per primo e perché?
Le priorità nella somministrazione dei vaccini
Quando i beni scarseggiano e inevitabilmente non tutti ne possono usufruirne subito a volontà si creano tensioni, furbizie, malcontenti quando non addirittura violenze. Ci ricordiamo tutti, e magari ne abbiamo dovuto pure fare un tema di italiano, il tumulto di San Martino a Milano, l’11 novembre 1628, in cui si trovò coinvolto Renzo Tramaglino, e la descrizione dell’assalto al forno delle Grucce ed alla casa del Vicario di Provvisione, il tutto scatenato dalla crescita del prezzo del pane a causa della penuria di farina di grano dovuta alla carestia. (A.Manzoni ,Promessi Sposi, capitolo 12, per chi ha dimenticato i trascorsi scolastici …). Il mercato reagisce così alla penuria di merci: alla crescita della domanda fa crescere i prezzi e immediatamente si definiscono le priorità in base alle disponibilità economiche.
La penuria di oggi sono le vaccinazioni, sia in termini di dosi di vaccino sia in termini di possibilità di eseguire le somministrazioni. In sanità capita spesso che ci siano delle penurie e nel nostro sistema universalistico le si risolvono o con la dichiarazione di urgenza o con le liste d’attesa che equivalgono al “chi primo arriva meglio alloggia”, come avviene anche in molti altri settori e penso solo, come esempio, all’accesso agli spettacoli teatrali o all’acquisto di un nuovo modello di autovettura.
Ma la situazione che si crea nelle priorità alla vaccinazione ha per lo meno due peculiarità che poche altre hanno: l prima è che non riguarda il consumo di un bene o di un servizio ma addirittura la vita delle persone e la seconda è che riguarda non solo chi si vaccina ma anche chi gli sta vicino o la comunità intera, ed infatti i possibili criteri di priorità sono molteplici; elenco i seguenti:
- Priorità per chi ha maggior rischio di contagiarsi.
Tutti gli operatori, medici infermieri o simili, che assistono i malati di Covid hanno chiaramente un rischio elevato di contagio ed è giusto che siano tra i primi ad essere vaccinati. Ma ci sono tanti altri lavoratori che hanno un maggior rischio di contagiarsi rispetto al resto della popolazione: si pensi a tutti i lavoratori a contatto diretto con il pubblico. - Priorità per chi ha maggior rischio di contagiare gli altri.
In questo caso la priorità non riguarda l’interesse della persona che si vaccina ma quello di chi gli sta attorno. E’ la ragione principale per la priorità assegnata ai sanitari ma dovrebbe esserlo anche per chi presta servizi alla persona come parrucchieri, estetisti, ma anche gli insegnanti che rischiano di contagiare intere scolaresche. - Priorità per chi ha maggior rischio di eventi gravi conseguenti al contagio.
Se prevenire il contagio è rilevante, prevenire i decessi ovviamente lo è ancor di più. E questo è il motivo della priorità per gli anziani o dei soggetti con fragilità di salute, che hanno infatti un maggior rischio di veder evolvere infaustamente l’eventuale contagio. - Priorità per chi svolge attività essenziali per la comunità.
In questi giorni l’isola ecologica di Trevignano Romano, dove sto trascorrendo le mie “settimane rosse” è chiusa perché l’unico addetto è stato posto in isolamento cautelativo per dei contatti con persone contagiate. Pompieri, poliziotti, panettieri, postini … sarebbe bene che non dovessero interrompere il loro servizio per colpa di un contagio.
Non so se ci possono essere altri criteri per determinare le priorità ma questi già bastano per complicare la loro applicazione: quale scegliere? E se pensiamo che siano tutti validi, quale usare per primo oppure come combinarli?
Credo serva stabilire l’obbiettivo da raggiungere che non può essere, credo, altro che l’utilità complessiva per la comunità, utilità che si compone da una parte con la valutazione della utilità della salute e dall’altra con i servizi necessari per garantire, direttamente o indirettamente la salute.
Nei termini della perdita della salute si dovrebbe essere capaci di stimare l’impatto della vaccinazione per evitare la perdita di anni di vita, o di giorni di malattia o di integrità fisica e psicologica. Nei termini della garanzia dei servizi, in modo ancora più complicato, si dovrebbe stimare quanto si rischia di perdere in salute, o in vita, se vengono meno dei servizi, vuoi sanitari che no.
Credo che un modello di valutazione capace di stimare tutte queste situazioni sia impossibile anche perché ci mancano molte informazioni e farò semplicemente alcuni esempi. In termini anche solo di decessi evitati, vaccinare un medico quanti ne fa risparmiare? e quanti ottantenni occorre vaccinare per ottenere pari risultato? O ad esempio quanti contagi può produrre un professore universitario se infetto asintomatico in attività? Ovvero, è peggio non avere una interruzione di un servizio di nido di infanzia o rischiare di non avere pompieri che intervengano in un incendio o poliziotti che facciano vigilanza?
Forse nei giudizi su quanto si sta facendo si considera come unico criterio rilevante la protezione dell’individuo per se stesso e non la protezione per la comunità. Se il fabbro lo si obbliga a vaccinarsi contro il tetano, lo si fa solo per la sua personale salute, ma se invece si chiede una vaccinazione contro il morbillo per i bambini a scuola lo si fa anche per loro ma soprattutto perché non trasmettano la malattia agli altri ed in particolare a chi non può vaccinarsi.
Voglio concludere solo dicendo che non so quale siano le priorità giuste e neppure come si possano valutare. Credo però che sia importante che le motivazioni vengano discusse, approfondite, e comunicate perché alla fine sono scelte politiche di cui chi le prende ne è il responsabile e ne risponde alla popolazione. Il pericolo è però che allora si prendano le decisioni che piacciono maggiormente alla maggioranza e non sempre queste sono quelle che producono maggiore efficacia e garantiscono maggior equità tra tutti i cittadini. Ed equità non significa tutti uguali nella forma, bensì tutti uguali nella sostanza; una strategia di priorità corrette sarebbe allora quella che riesce a dare a tutti pari probabilità di avere lo stesso rapporto tra vantaggi e svantaggi. Non è sicuramente facile da ottenere ma dovrebbe essere l’obbiettivo che si cerca di raggiungere.
Chissà se quando la pandemia sarà terminata saremo capaci di stabilire chi aveva scelto le priorità migliori? E magari ci accorgeremo che non erano quelle che credevamo noi …
Bibliografia di riferimento
- Ministero della Salute -Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19
- Regione Lombardia. Piano regionale vaccini
- Regione Toscana - Vaccinazioni anti Covid, CHI-COME-QUANDO.
- Francesca Coin. Le diseguaglianze del piano vaccinale in Italia. Internazionale
- Sam Moore, Edward M. Hill, Louise Dyson, Michael J. Tildesley, Matt J. Keeling; Modelling optimal vaccination strategy for SARS-CoV-2 in the UK. medRxiv preprint. doi: 10.1101/2020.09.22.20194183
- Laura Matrajt, Julia Eaton,Tiffany Leung and Elizabeth R. Brown. Vaccine optimization for COVID-19: who to vaccinate first? medRxiv preprint doi: 10.1101/2020.08.14.20175257]
- Jin Jin, Neha Agarwala , Prosenjit Kundu, Benjamin Harvey, Yuqi Zhang Eliza Wallace and Nilanjan Chatterjee. Individual and community-level risk for COVID-19 mortality in the United States . Nature Madicine. doi: 10.1038/s41591-020-01191-8
Commenti: 3
2.
La sfida della complessità
L'evidente complessità che si evince da questo post ci invita a riflettere su quanto sia anacronistico (offensivo?) scegliere di affidarsi a "saperi specialistici" (e quindi necessariamente particolari e circoscritti) per affrontare questa pandemia. Abbiamo bisogno di epidemiologi, sociologi, data scientist, manager, ingegneri, economisti, filosofi ... e, certamente, anche virologi
1.
parole sagge
finalmente un approccio critico e sistemico in mezzo ad un vociare neanche di opinioni, ma solo d'impressioni. grazie
3.
Un approccio scientificamente critico
Certamente l'approccio a decisioni come quelle che concernono il piano vaccinale dovrebbe tenere conto di tutte le dimensioni coinvolte e rendendone poi l'analisi il più essenziale possibile come quella ben delineata nel post. In questo l'intervento congiunto di specialisti, da cui si sia però poi in grado di elaborarae una sintesi, sarebbe auspicabile. Se mi posso permettere un commento personale, devo dire che, come universitaria sì, ma in questo momento lontana dagli studenti, non troppo avanti negli anni e in ottima salute, mi sono posta eccome il problema della scelta delle priorità per la vaccinazione. E' prevalsa poi la responsabilità sociale: condizionatamente al fatto che ne veniva data l'opportunità, andava fatto.