I contagi aumentano, molto, in misura più che esponenziale, i ricoveri meno ma pur sempre aumentano, seppur in misura meno che proporzionale; c'è quindi un diverso andamento tra infezione e malattia. Perché?

La spiegazione sembra potersi avere considerando chi sono i nuovi infetti: tra questi sono aumentati i giovani e anche la quota di soggetti già vaccinati. I giovani hanno prevalentemente esiti meno gravi all'infezione ed i vaccinati sono maggiormente protetti rispetto allo sviluppo di conseguenze importanti.

Ma i contagi aumentano purtroppo, e aumentano inaspettatamente e con una velocità considerevole. L'indice RDt, che può anche essere letto come il parametro di un andamento esponenziale, aumenta di giorno in giorno come risulta da questo grafico che riporta i valori degli RDt calcolati nelle giornate di martedì dal 12 giugno al 17 luglio:

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Oggi, 20 luglio, i contagi diagnosticati sono stati 3.558; ipotizzando che lo sviluppo futuro segua un andamento simile a quello calcolato in ciascuno dei sei precedenti martedì, si avrebbero questi risultati da qui a ferragosto:

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Con i valori del 12, 19 e 26 giugno (RDt<1) a ferragosto avremmo meno contagi di oggi, con il valore del 3 luglio un leggero incremento, mentre sarebbe molto maggiore assumendo i valori del 10 e del 17 luglio (!) con quest'ultimo valore arriveremmo addirittura a 84.811 contagio nel giorno di ferragosto.

Queste ovviamente non sono previsioni, ma solo calcoli qui proposti per evidenziare la criticità della situazione quando l'RDt raggiunge il valore attuale di 2,15 e che purtroppo sembra addirittura destinato ad aumentare ulteriormente.

Nell'ultima settimana (14-20 luglio) sono stati osservati 19.359 nuovi positivi e 70 ingressi in terapia intensiva, cioè lo 0,36%, una percentuale molto inferiore a quella delle settimane precedenti che era di circa l'1%. Ciononostante se a ferragosto ci fossero realmente i contagi calcolati e la percentuale di ingressi in terapia intensiva rimanesse costante, avremmo 331 ingressi giornalieri in terapia intensiva, creando una situazione del tutto insostenibile per il SSN e anche per la popolazione, e maggiore di quella sinora mai osservata.

È in questo quadro che sta emergendo la proposta, che sembra abbia trovato consenso nel Governo, di non valutare come indicatore di allerta l'incidenza dei contagi bensì gli ingressi in ospedale o in terapia intensiva. La situazione potrebbe essere descritta dalla figura seguente:

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La situazione 1 era quella di giugno, prima della crescita dei contagi e della diminuzione percentuale dei ricoveri, la situazione 2 è invece l'attuale. All'espandersi dei contagi (cerchi blu) la quota dei ricoveri (in arancio) è maggiore in 1 rispetto a 2. Se costruiamo un indicatore sulla crescita  dei contagi potremo avere i valori C1 e successivamente C2 cui potrebbe corrispondere lo stesso valore de un indicatore (R1= R2) calcolato sui ricoveri se da 1 a 2 l'ospedalizzazione diminuisse.

Così facendo considereremmo quindi stabile la situazione epidemica nonostante la crescita forte dei contagi. Se invece la percentuale di ricorso alle cure ospedaliere non diminuisse, allora sarebbe indifferente valutare i contagi o i ricoveri, considerando ovviamente una costante moltiplicativa.

Che serve quindi sostituire un indicatore costruito sui contagi con uno costruito sui ricoveri? Noi riteniamo che si non possano attuare misure di contenimento dei ricoveri che prescindano dal contenimento dei contagi! ed allora, semmai, meglio modificare solo le soglie di allerta relative all'incidenza, perché indici come l'Rt o l'RDt, calcolati sui contagi o sui ricoveri, misureranno sempre lo stesso andamento se la percentuale di ospedalizzazione rimane costante. La soluzione dovrebbe essere un'altra e cioè quella di affiancare agli indici relativi all'incidenza di positivi, altri indici che valutino la gravità degli esiti nei termini dell'accesso ai ricoveri, ai ricoveri in terapia intensiva e soprattutto ai decessi; è quello che abbiamo fatto nel sistema MADE inserendo la pagina "gravità".

Ci si renda conto che solitamente i contagi sono contenibili in misura inversa alla loro ampiezza, soprattutto attraverso attività come quelle di contact tracing.  Se malauguratamente si dovesse arrivare tra un mese a volumi di contagi come quelli prima indicati non ci potranno essere, credo, altro che soluzioni simili al lockdown o al coprifuoco, come stanno facendo ad esempio in Catalunya o in Australia.

Quindi stiamo attenti a non cercare "mezzucci" per riuscire a ritardare l'applicazione di sgradite misure di contenimento! Intanto che ancora possiamo, cerchiamo di attuare le misure meno "socialmente costose" e contemporaneamente completiamo al più presto la copertura vaccinale di tutta la popolazione e soprattutto avviamo una campagna informativa che faccia capire la situazione. È importante che questa attività sia rivolta sia ai giovani sia ai già vaccinati perché entrambi possono essere la causa di un futuro sviluppo epidemico, se non assumeranno le necessarie precauzioni.

Mi sia permesso, come ultima notazione, quella di esprimere la preoccupazione che si inneschi, anche involontariamente, la resistenza a ricoverare seppur in presenza di reale e appropriata necessità, per evitare di incorrere in misure più severe di contenimento dell'epidemie. Sicuramente la coscienza deontologica dei clinici funzionerà da contrasto a questo pericolo, ma purtroppo talvolta si innescano dei "climi comportamentali" da cui gli operatori stessi non si rendono del tutto conto di essere influenzati.

Quindi preoccupiamoci di più di contrastare i contagi che non di ridurre i ricoveri; ricoveri che si ridurranno certamente se si riuscirà a ridurre i contagi, ma non viceversa.

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