Quando la pandemia raggiunse l’Irlanda, nel marzo 2020, la Behavioral Unit dell’Economic and Social Research Institute (ESRI) fu reindirizzata da un giorno all’altro alla raccolta e all’analisi dei dati sui comportamenti e le scelte degli irlandesi in relazione alla pandemia: interazioni sociali, benessere, preferenze (un interessante racconto della vicenda si trova in Lunn 2021.1 I policymaker erano convinti che questi dati li avrebbero aiutati a fare scelte migliori per gli irlandesi e, probabilmente, anche per se stessi. I risultati di ogni misura di contenimento anti-COVID-19 e le conseguenze di ogni comunicazione dipendono da come queste interagiscono con le scelte delle persone. Allo stesso modo, ogni misura di sostegno, ogni libertà non intaccata è tanto più efficiente quanto più insiste su ciò che conta davvero per i cittadini. 

Raccogliendo dati sui comportamenti della popolazione, i ricercatori di ESRI scoprirono che, mentre i media davano ampio spazio alla presunta irresponsabilità dei giovani, che si incontravano nei bar perlopiù all’aperto e nei parchi, la maggior parte dei contatti ad alto rischio avveniva tra le mura di casa e riguardava principalmente persone di mezza età e anziane. Come possiamo spiegare questi comportamenti? Guardando solo ai rischi, ci aspetteremmo che chi è più a rischio sia più prudente (e molte persone a rischio lo sono, in effetti)... Accedi per continuare la lettura

 

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