Ci si aspettava che il vaccino dato prioritariamente agli anziani ed ai più deboli producesse come effetto non solo una riduzione dell'incidenza di contagi, ma anche una riduzione della letalità dei casi. La campagna di vaccinazione, infatti, non aveva assunto come priorità di dare la precedenza a chi aveva più rischio di contagiarsi e neppure a chi aveva più probabilità di contagiare, ma solo di ridurre i rischi di maggior gravità degli effetti della malattia da virus.

È difficile con i dati pubblicati dal Ministero analizzare in modo preciso la letalità, ma una sua stima può essere ottenuta analizzando il rapporto tra frequenze di decessi e frequenze di contagi di un periodo precedente al decesso pari alla durata media in giorni tra la notifica di positività e la notifica di decesso. Parliamo di notifiche perché non sempre le loro date corrispondono agli eventi.

Se consideriamo le frequenze dei contagi e dei decessi giornalieri dal 1° gennaio al 10 giugno e le dividiamo per la loro media del periodo in modo da poterle più facilmente osservare con una scala simile, otteniamo il grafico di figura 1.

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Figura 1 - andamento delle variazioni giornaliere delle frequenze di nuovi contagi e di decessi divisi per la loro media dell'intero periodo analizzato

Se dividiamo la variazione giornaliera dei decessi per quella dei positivi possiamo agevolmente leggere il loro rapporto presentato in figura 2.

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Figura 2 - andamento del rapporto delle variazioni giornaliere delle frequenze dei decessi e dei nuovi contagi divisi per la loro media dell'intero periodo analizzato

Nei grafici di figura 1 e 2 i contagi e i decessi sono analizzati secondo la data della loro notifica. Per rendere più omogenei i due insiemi di deve cercare di stimare quando i due andamenti risultano maggiormente sincroni. Per far questo si sono effettuate per ogni giornata delle regressioni loglineari sui dati dei contagi e dei decessi delle due settimane a loro precedenti e si sono considerate le pendenze (slope); il risultato è in figura 3.

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Figura 3 - Slope delle regressioni bisettimanali dei decessi e dei contagi

Si vede che per conservare una sincronia degli andamenti si devono anticipare le date dei positivi di circa tredici giorni. Questa latenza non è sempre la stessa e probabilmente nelle ultime settimane tende ad essere maggiore e sembra almeno di circa 15 giorni.

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Figura 4 - medie mobili dei decessi e dei contagi a lag -15 divisi per la loro media dell'intero periodo

Si preferisce allora considerare gli andamenti dei decessi e dei contagi a lag -15 (cioè di 15 giorni prima) ottenendo così il grafico di Figura 4. Si può notare che sino a inizio marzo i decessi rispetto alla media del periodo erano di più dei contagi rapportati alla loro media del periodo. Da metà aprile la situazione si è invertita e i decessi sono diminuiti più dei contagi. Il rapporto tra le due frequenze può considerarsi una stima della letalità dei casi diagnosticati (CFR) riportata appunto in figura 5.

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Figura 5 - letalità stimata dei casi diagnosticati a lag -15

 

La letalità, dall'inizio dell'anno, sicuramente è diminuita e praticamente si è dimezzata, ma è passata dal 3% al 2 % in quattro mesi e quindi ha oscillato tra il 2% e l'1,5% nel mese di maggio per poi evidenziare una crescita, come si può constatare nella figura 6 aggiornata alla sera del 14 giugno.

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Figura 6 - dati e grafico dell'andamento dei decessi e dei contagi, delle loro medie mobili settimanali e della letalità

Non conclusioni

Non si vogliono trarre ora delle conclusioni, ma solo proporre delle riflessioni. La letalità da Covid in Italia è sempre stata più elevata di quasi tutti i paesi esteri e non si è riusciti sinora a darne una spiegazione convincente: problemi di codifica? problemi di assistenza? problemi di fragilità (età e cronicità)? Problemi di scarsità di completezza diagnostica?

Sicuramente, comunque, si è assistito ad una diminuzione della letalità che possiamo ben ipotizzare sia dovuta alla vaccinazione delle fasce più fragili della popolazione. Ma allora perché negli ultimi giorni la letalità sembra stia crescendo? L'età media dei contagiati scende, la pressione sulle terapie intensive non c'è più e quindi possiamo ipotizzare che le cure siano tutt'al più migliorate, non peggiorate! L’andamento osservato potrebbe dipendere da come stimiamo la letalità e in particolare dalla durata della latenza tra diagnosi e decesso, che potrebbe essere cambiata: se i contagi decrescono la stima aumenta se la latenza aumenta in quanto i decessi vengono rapportati a un numero di contagi inferiore (vedi appendice).

Non sappiamo dare una risposta, ma solo avvertire che riteniamo opportuno tenere sotto controllo l'andamento della letalità perché non vorremmo che derivasse invece da qualche fattore determinante in senso epidemiologico.

Appendice

Conseguenze derivanti dal calcolo della letalità a differenti lag di latenza tra data di notifica del contagio e data di notifica del decesso.

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In questo esempio si ipotizza che sia i contagi che i decessi diminuiscano in modo lineare ma che il rapporto tra di loro sia al 2,0% se calcolato tra i decessi ed i contagi di tredici giorni prima (cioè a lag -13). Se invece si calcolano a lag -11 il rapporto cresce nel tempo e se calcolati a lag -15 scende.

Ciò significa che calcolando nella realtà la letalità, se si adotta una latenza pari alla reale media della distanza tra diagnosi e decesso si ha una stima corretta, ma se ne frattempo la distanza è aumentata abbiamo un astima distorta in aumento e viceversa se la distanza diminuisce avremo una stima distorta in diminuzione.

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