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- 24/08/2020 10:52
Ritrovare e riproporre: la soggettività
Rilettura di una lettera di Francesco Coletti a Filippo Turati, direttore di Critica Sociale (1892)
Membro del Consiglio Superiore di Statistica dal 1910, Coletti è stato tra l’altro il segretario generale dell’Inchiesta sulle condizioni dei contadini del mezzogiorno e della Sicilia (1902); ha scritto diversi volumi ed articoli su argomenti demografici e statistico economici; la sua vita e la sua opera sono descritte in diverse biografie che ne lodano l’attività e la cultura. (vedi tra l’altro la commemorazione di B. Griziotti nei Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, vol. LXXIV, Fasc. II, 1940-41).
Nel 1892 il dottor Francesco Coletti, ventiseienne e da poco laureato, attento lettore e convinto socialista, rimane colpito dall’idea “bella ed intensa di significato”, apparsa sul n° 18 del giornale “Lotta di classe”, di promuovere una inchiesta ”da compiersi dai lavoratori stessi sulle loro condizioni” e scrive “currenti calamo” una lettera al direttore di Critica Sociale che la pubblica sul primo numero del 1893.
L’argomento non è sanitario ne strettamente epidemiologico ma affronta problemi comuni a chiunque che, per professione interesse o necessità, sia coinvolto in inchieste riguardanti situazioni relative agli stessi soggetti intervistati.
Noi l’abbiamo chiamata “soggettività”; c’è chi ha creato categorie concettualmente “più nobili” quale ad esempio “mondo vitale”, mentre Coletti usa l’espressione “stato psichico”. Comunque si tratta del vissuto di ciascuno, una particolarità che, come si scrive sulla lettera, “solo potranno darci con viva schiettezza le inchieste di operai su operai”.
Nella lettera a Turati, Coletti si propone di “spiegare profondamente la differenza tra le inchieste britanniche e le latine”. Le inchieste inglesi presentano due caratteristiche: “l’occasione per cui furono promosse e l’obiettivo cui mirarono”. L’occasione era la preparazione delle leggi sociali come la legge del 29 giugno 1871 sulle Trade Unions e quella dell’11 agosto 1875 sulle Friendly Societies. L’obiettivo era, secondo Coletti, la lotta in parlamento tra detentori di redditi antagonisti ; “le inchieste si presentavano come mezzo più conveniente per lumeggiare dove colpire i redditi avversari e per dissimulare scaltramente, col pretesto della giustizia e della umanità, le abili avvisaglie di interessi di classe”… “ esse offrono una miniera inesauribile a coloro che intendono alla critica della fase attuale del processo economico”.
Le inchieste in Francia ed in Italia, quelle sull’agricoltura e le classi agricole, invece “intendevano provvedere alla ricognizione dello stato delle loro proprietà e solo indirettamente al benessere delle plebi rurali”. L’inchiesta agraria italiana “fu intrapresa senza che il ceto dei proprietari ne sentissero punto il bisogno!”
Invece “quale tesoro di rivelazioni suggestive ed inaspettate potrebbero apprestarci le inchieste schiettamente operaie”.
“Ritengo in breve”, afferma Coletti, ”che l’inchiesta degli operai sulle loro medesime condizioni possa profondamente giovare”, …,” per unificare e rafforzare la classe operaia e perché essa pervenga a quei graduali miglioramenti che più urgentemente le abbisognano”
Infine … “mentre le precedenti inchieste sulle classi lavoratrici provennero dalla lotta intestina dei previlegiati l’inchiesta operaia proverrà dalla volontà libera degli operai.”
Ecco allora che la “soggettività” di una indagine non deve essere fraintesa nel soggettivismo psicologico delle informazioni raccolte, bensì nell’essere i titolari dell’inchiesta gli stessi soggetti su cui si svolge. Una tale inchiesta diventa uno strumento di lotta e di riscatto mentre, dice il Coletti, le inchieste svolte da chi è al potere servono per conservare il potere stesso. Sicuramente questo approccio risente del momento storico del socialismo di fine ‘800 ma credo ponga degli interrogativi anche rispetto alle nostre attuali attività.
Commenti: 2
1.
Un articolo interessante
Un articolo molto interessante. C’è tutto un movimento di citizen science che vuole aiutare i cittadini a condurre essi stessi ricerca rigorosa per risolvere problemi locali.
2.
les neiges d'antan
Negli anni ’70 e in parte ’80 ho lavorato come medico del lavoro con molti colleghi sul tema della salute in fabbrica insieme con il sindacato e i lavoratori. Si individuavano i problemi principali discutendoli in assemblee affollatissime e si tracciava il percorso di miglioramento della situazione integrando le competenze tecniche con le esperienze quotidiane di chi era in fabbrica. Abbiamo affrontato e risolto, o avviato alla risoluzione, diversi problemi (esposizione a Pb polveri e rumore in cermica, ad amianto nel cemento-amianto, infortunistica in edilizia). Recentemente il sindacato ceramisti di Reggio Emilia ha prodotto un video che ripercorreva quella esperienza, documentando il contesto, la situazione nelle fabbriche, le azioni intraprese, le relazioni tra i vari soggetti. Non agiografico, di onesta fattura, interessante. E’ stato portato in giro nei vari comuni della zona, ancora oggi prevalentemente votati alla produzione di piastrelle ceramiche. I giovani operai presenti, non numerosi, lo hanno apprezzato come reperto di un glorioso tempo passato, non replicabile. Un giovane assessore dem lo ha definito “romantico” (les neiges d’antan). Perché? Le ragioni sono ovvie e note: la riduzione drastica dei lavoratori nelle aziende ormai altamente automatizzate, polverizzati sui turni h24 (parlano poco tra loro), la loro appartenenza a imprese diverse, a cui sono appaltate lavorazioni specifiche un tempo prodotte “in casa”, i contratti a termine che provocano paura di perdere il lavoro se.., la riduzione sostanziale dei vecchi fattori di rischio, oggettivi e riconoscibili, e l’introduzione di altri più sottili e più difficilmente documentabili (fattori ergonomici, stress, calo di autostima, depressione, a volte in fondo mal di vivere). E’ il campo arido e sconfortante dell’individualità-individualismo da cui è arduo approdare alla soggettività-socialità perché l’omogeneità di condizioni di lavoro e di rischio non c’è più né pare probabile il suo ripristino, almeno nel settore manifatturiero che io conosco (mi piacerebbe essere smentita). In altri contesti forse, utilizzando i social in luogo della vecchia assemblea operaia per discutere e decidere: i rider ad esempio, i lavoratori amazon, i cittadini sui temi dell’ambiente vicino a casa. Non a caso l’epidemiologia ha incominciato ad interessarsi a qualcuno di questi gruppi e a queste modalità di rilevazione della soggettività. E le vecchie forme di aggregazione operaia? Sono les neiges d’antan? O no?