Si definisce suscettibile un soggetto che può infettarsi e che a sua volta può contagiare. Non è detto che le due cose siano sempre uguali, ma non si sbaglia di molto a considerarle tali.

La suscettibilità dipende anche da condizioni proprie di ciascun individuo, ma mediamente dipendono dal livello di protezione acquisito con un vaccino o dalla sensibilità del test effettuato con esito negativo.

Nella tabella qui di seguito si considera che l'efficacia della vaccinazione con due dosi entro i sei mesi sia pari al 75% e oltre i sei mesi sia pari al 50%, e si assume quella dopo la terza dose pari al 75%.
Il valore del 75% entro i sei mesi è chiaramente una media perché al momento successivo alla seconda inoculazione probabilmente sfiora il 90% e alla soglia dei sei mesi invece il 50%.
Lo stesso è probabile accada per la terza dose ma non si hanno dati completi italiani e quindi assumiamo sempre il 75%. Le suscettibilità sono il complemento a 100% delle percentuali di efficacia.

Per il test che definisce la negatività dal virus si assume qui una sensibilità del 70% e quindi una suscettibilità attiva del 30% in quanto il 30% potrebbero essere falsi negativi. Questi sono possibili valori medi che cambiano nelle diverse fasce di età o per diverse fragilità, ma qui si assumono uguali per semplicità di analisi.

Se due soggetti si incontrano qual è la probabilità che il contatto sia suscettibile di produrre un eventuale contagio? Ovviamente dipende dal prodotto della probabilità di suscettibilità come qui indicato in tabella:

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Livelli di suscettibilità nei contatti tra soggetti diversamente protetti dal contagio

In tabella si usa il termine "suscettibilità passiva" per significare la possibilità di essere contagiato e di "suscettibilità attiva" per significare di poter contagiare. Per i soggetti vaccinati le due situazioni dovrebbero per lo più coincidere, mentre per i soggetti non vaccinati che hanno un tampone negativo la suscettibilità passiva è totale non essendo vaccinati, mentre la suscettibilità attiva dipende dalla sensibilità del test e cioè dalla possibile quota di falsi negativi.

Le misure come il Green Pass tendono ad evitare che si creino dei contatti ad alto livello di suscettibilità pur sapendo che non ci sia assolutamente la possibilità di introdurre delle misure che la annullino completamente.

Si osservi che:

  • tra i vaccinati il contatto a maggior suscettibilità di contagio è quello tra vaccinati entrambi da più di sei mesi.
  • tra i non vaccinati, invece, la probabilità di essere contagiati è comunque elevata e indipendente dal test negativo e quindi è molto maggiore della loro probabilità di contagiare un contatto anche se questi è vaccinato.

Sembra quindi coerente ed efficiente l'attuale normativa del Green Pass, anche se si può forse riflettere se modificare o meno la sua validità dopo sei mesi dalla seconda dose e se accettare la validità di un test antigenico data la sua bassa sensibilità.

Qui si è affrontato il problema delle infezioni e non quello delle malattie severe indotte dall'infezione, nei confronti delle quali la vaccinazione ha livelli superiori di protezione. Ma l'obiettivo strategico della lotta al virus deve essere duplice: ridurre gli esiti severi, primi tra tutti i decessi, e ridurre il più possibile la circolazione del virus. Quest'ultimo obiettivo è però prioritario perché un suo raggiungimento porterebbe al successo anche del primo, soprattutto sin quando il numero dei non vaccinati rimane elevato.

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