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Ogni volta che sento usare un termine inglese penso che si voglia parlare di qualcosa di cui non conoscendo bene il contenuto si preferisce definirlo con termini stranieri, anche perché così sembra che sia una cosa molto più seria e tecnologicamente avanzata.
In realtà se lo chiamiamo “tracciatura dei contatti” non cambierebbe assolutamente nulla perché si tratta effettivamente di una modalità di controllo dell’epidemia ottenuta individuando il prima possibile i soggetti infettati e ricostruendo i suoi possibili contatti avuti dopo il contagio.
Se nella cosiddetta fase uno la misura principale, se non addirittura l’unica possibile, era il lockdown (anche qui un termine straniero …), nella fase due diventa essenziale seguire i singoli contagiati per prevenire che loro possano innescare dei nuovi focolai.

Oggi di molti dei nuovi contagiati non si sa purtroppo quale sia l’origine, cioè quale altro soggetto lo abbia infettato. Il tempo che passa dal momento del contagio all’esordio dei sintomi sembra che sia in media di cinque giorni (ovviamente se il contagiato non è asintomatico) e dall’esordio sintomi alla diagnosi tramite tampone mediamente di sette giorni, anche se questa durata in realtà può anche essere molto diversa.
I Dipartimenti per la Prevenzione, servizi essenziali della ASL, per ogni nuovo caso diagnosticato con tampone, e alcuni ritengono anche per ogni caso clinicamente sospettato, 
devono ricostruire i contatti che il soggetto ha avuto dopo la data del presunto contagio, o per precauzione anche poco prima data la difficoltà ad individuarla con precisione. Se non si è in grado di definire la data del contagio, in ogni caso devono essere ricostruiti i contatti e gli spostamenti a partire da 48h precedenti la data di insorgenza dei sintomi o, per i soggetti asintomatici, precedenti la data di esecuzione del tampone.
La definizione di contatto è importante e non ovunque ugualmente condivisa e comunque si distingue normalmente tra contatti stretti (CS) e contatti casuali (CC); i primi sono soggetti che sono stati vicini ad una distanza e per un lasso di tempo significativo al soggetto contagiato (Iz).
Per ogni soggetto contagiato si deve attivare un isolamento, cioè una situazione dove egli non deve poter assolutamente contagiare nessuno e possibilmente non al suo domicilio ma in un reparto Covid se necessita di assistenza ospedaliera o nei cosiddetti Hotel Covid.
I contatti stretti, invece, saranno posti in quarantena al loro domicilio, cioè non dovranno uscire nell’ambiente esterno riducendo così drasticamente la probabilità che inneschino un focolaio infettivo. Per i contatti casuali, invece, la cui probabilità di essersi infettati è minima, dovrà essere attivata solo una vigilanza tramite contatti telefonici per cogliere eventualmente subito l’insorgenza dei primi sintomi.

L’isolamento finirà solo quando il contagiato verrà riconosciuto guarito mediante due test con tampone negativi mentre la quarantena finirà dopo un numero di giorni che si ritenga coprano la variabilità della latenza del contagio e si discute se sia meglio quattordici o ventun giorni. Naturalmente più lunga è la quarantena più è sicura ma più è faticosa e pesante per chi la subisce.
Per i soggetti in quarantena sarebbe utile che venisse fatto un tampone per evitare che tra di loro vi siano dei contagiati asintomatici la cui contagiosità andrebbe ben al di là della durata della quarantena, ma non è sempre possibile che questo avvenga per la scarsa potenzialità delle strutture di prelievo e di laboratorio.
Gli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione dovranno comunque aver contatti giornalieri o meglio ancora bi giornalieri con i soggetti in quarantena tramite telefono o messaggistica.
Si dovrà anche avere la capacità di capire eventuali ritegni a dichiarare dei sintomi per evitare misure più restrittive, ma sarà importante far bene capire che un eventuale decorso di una malattia da Covid sarà più favorevole se le terapie verranno effettuate il prima possibile.

Una volta che il sistema di tracciamento dei contatti sarà implementato, potrà succedere che si manifestino dei nuovi casi sia in soggetti estranei ai contatti prima individuati (nIz), sia in soggetti prima definiti contatti stretti (csI) o anche nei contatti casuali (ccI).

Ci si deve porre allora quale possa essere la valutazione del sistema di tracciamento e questo deve avvenire innanzitutto sui parametri generali dell’espansione dato che il sistema può solo prevenire il contagio dei soggetti pre individuati ma non, ad esempio, degli asintomatici per i quali sarebbe necessario una campagna di test tra coloro che per area e attività potrebbero essere a maggior rischio. Al proposito è sempre valida la regola dei tre “ti” come strumenti per combattere il virus: Testare, Tracciare, Trattare.

Ma la valutazione del sistema di tracciatura deve essere effettuata soprattutto in merito al suo funzionamento: si può infatti considerare che il sistema sia efficace se è elevato il rapporto tra i nuovi contagiati prima già individuati come contatti (csI + ccI) e la totalità dei nuovi contagiati (csI + ccI + nIz). È evidente che se questo rapporto corrisponde al 100% significa che tutti i nuovi casi sono sotto controllo dal sistema mentre se ahimè fosse dello 0% allora il sistema sarebbe stato assolutamente inutile.

Possiamo anche valutare l’efficienza, cioè il rapporto tra l’utilità e la complessità del sistema.
L’efficienza può essere valutata come il rapporto tra i contatti che successivamente hanno manifestato un contagio ed il totale dei contatti. Se questo rapporto fosse nullo allora il sistema non sarebbe servito a niente ed avrebbe solo creato dei fastidi ai soggetti confinati in quarantena. Più è elevato questo rapporto più il sistema è stato efficiente e quindi indispensabile.

Sin qui la teoria, ma poi il sistema di tracciatura dei contatti deve essere realizzato. Il rapporto tra numero dei contagiati e dei contatti e numero degli operatori non rende il sistema di facile attuazione, in particolare nelle aree a più alta incidenza, e chiarisce il perché ci sia molta preoccupazione sulla sua possibilità di buona realizzazione.

Si stima che i contatti di ogni contagiato possano mediamente essere venticinque ed un operatore non riesce a mantenere controlli bi quotidiani con più di cinquanta persone. In otto ore di lavoro, cioè quattrocentottanta minuti, significa meno di dieci minuti a soggetto e quindi se devono esserci contatti bi giornalieri, cinque minuti a contatto che per attivare la telefonata, attendere la risposta, parlare con la persona, registrare quanto detto non è molto. Si consideri poi che se vengono segnalati dei sintomi a rischio si innestano procedure che richiedono molto più tempo. In conclusione ci vorrà un operatore ogni due contagiati, ed oggi i Dipartimenti di Prevenzione non dispongono di così tanti operatori e quindi devono essere ingaggiati dei nuovi collaboratori anche precari o anche volontari.

La prima operazione che gli operatori dovranno fare sarà quella di acquisire il più celermente possibile le indicazioni di un nuovi casi di soggetti infetti vuoi perché data la loro situazione sintomatica si erano rivolti ad un pronto soccorso o al lori medico di medicina generale, vuoi perché individuato grazie ad una operazione di screening in diversi possibili contesti sia di lavoro sia di vita, di comunità o altrove.

La seconda operazione sarà la ricostruzione di tutti i contatti attraverso una anamnesi del soggetto contagiato. In questa operazione forse potrebbe essere di grande aiuto l’applicazione su cellulare capace di ricordare tutti gli individui che si sono avvicinati al soggetto contagiato ad una certa distanza e per una certa durata. Peraltro l’applicazione registrerà solo i soggetti che a loro volta hanno installato sul cellulare una applicazione analoga e comunque sarà probabilmente sempre necessario validare poi, insieme al contagiato, tutte le informazioni ricavate dall’applicazione.

Le successive operazioni consisteranno nel mantenere quotidianamente, e si pensa anche due volte al giorno, un rapporto costante con tutti i soggetti posti in quarantena per verificare che la rispettino e per controllare che non stiano manifestando sintomi sospetti.
Anche per questa operazione invece del contatto fisico e/o telefonico potrà essere utile usare l’applicazione sul cellulare che permette a scadenze prefissate di inviare un breve report sulla situazione di salute. Sarebbe anche opportuno, avendo una disponibilità di test molecolari con tamponi, utilizzarli per valutare la loro condizione ed eventualmente per liberarli dalla quarantena stessa.

Infine per tutti i soggetti in osservazione che dovessero invece manifestare dei sintomi sarà necessario comunque valutarne la positività e poi procedere all’isolamento e posse in quarantena i famigliari che hanno condiviso con lui il domicilio durante la quarantena.

Possiamo quindi dire che il Contact Tracing sarà importante ed essenziale, sarà forse reso maggiormente realizzabile se ci sarà il supporto di una applicazione su cellulare, ma non basterà di certo a sconfiggere del tutto l’epidemia. Saranno quindi ancora molto rilevanti tutte le misure per contenere o modificare le attività più a rischio di creare contagi, e soprattutto occorrerà sempre di più che vi sia la responsabilità di tutti nell’adottare le misure preventive di protezione e di prevenzione: distanziamento, mascherine, lavaggio delle mani e soprattutto che si evitino qualsiasi occasione anche involontaria di assembramento.

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