Tra i 21 indicatori utilizzati dalla Cabina di Regia nazionale per l’attribuzione della valutazione complessiva del rischio alle singole regioni assume un ruolo molto rilevante l’indice  Rt che determina a valle di un algoritmo lo scenario (1,2,3) in base al quale poi assegnare le colorazioni e, conseguentemente, decidere sugli  interventi di mitigazione  più o meno restrittivi da adottare.
Occorre al riguardo tuttavia tenere conto di alcune peculiarità:

L’indice Rt si basa sui casi sintomatici e si riferisce a un periodo di almeno due settimane precedenti a quello in cui viene preso in esame ai fini dell’assegnazione delle fasce di rischio. Pertanto è bene tenere presente che , contrariamente a quanto viene percepito da gran parte dell’opinione pubblica, non rispecchia la situazione al momento in cui viene comunicato e preso in considerazione.
Nelle fasi in cui si assiste ad una rapida variazione delle curve epidemiche (ad esempio in presenza di una veloce crescita di casi) l’Rt così stimato rischia di non intercettare in maniera sufficientemente l’evoluzione in atto, fotografando uno scenario non del tutto aderente alla reale accelerazione dei contagi sul territorio.

In questi casi, accanto alla valutazione del Rt,  il ricorso all’indice RDT, che si riferisce ai casi non solo sintomatici e  prende in considerazione non il momento del contagio, bensì la data della diagnosi di positività, consente di descrivere  meglio l’intensità dello sviluppo di casi riconosciuti come positivi nella popolazione al momento in cui questi vengono comunicati. Questo elemento non è secondario per chi deve prendere decisioni tempestive sugli interventi di mitigazione in una fase di rapida evoluzione dell’epidemia. L’elemento della tempestività è determinante nella capacità di incidere in modo efficace sulle curve con un conseguente proporzionale impatto in termini non solo di casi ma anche di ricoveri e decessi evitati.

Un altro aspetto su cui riflettere è che per l’assegnazione dello scenario di rischio alle varie regioni viene considerato il limite inferiore dell’intervallo di confidenza del Rt con una più ampia variabilità nelle aree meno popolose. La sua categorizzazione i fasce (sopra e sotto l’unità o sopra 1,25) potrebbe essere considerata del tutto empirica e non dettata da un razionale scientifico .
Oltre ad algoritmi per la valutazione di impatto e di rischio, peraltro suggeriti a livello internazionale, si potrebbe tenere in considerazione parametri probabilmente più immediati come ad esempio l’incidenza recente (ultimi 14 gg) e l’RdT che insieme ci restituiscono  un dato più vicino alla effettiva diffusione recente dell’epidemia sul territorio.

La regione siciliana si è riferita a queste constatazioni e sulla base di questi indicatori, avendo osservato una rapida ascesa dei casi a partire dal l’ultima settimana di dicembre per tutta la prima decade di gennaio ha richiesto di anticipare dapprima l’introduzione della zona arancione e quindi della zona rossa per un periodo complessivo di tre settimane.

L’avere anticipato una valutazione comunque inevitabile nelle settimane successive alla luce della rapida crescita dei casi ha consentito una inversione di tendenza sensibile con una riduzione di oltre il 28% dei casi nelle prime tre settimane successive (e parallelamente quindi con un impatto atteso analogo in termini di decessi evitati).

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