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COVID-19 ; Malattie infettive

Il Covid ha una stagionalità?
Abbiamo provato a chiedere all’intelligenza Artificiale di WhatsApp se sapeva dirci quali fossero le ragioni per cui le epidemie di influenza avvengono sempre solo, o quasi, nei mesi invernali. Non crediamo che il responso abbia valore di verità scientifica, però sembra sia stata capace di sintetizzare ciò che ha trovato disponibile in rete, e il risultato non sembra molto diverso da quello che noi avremmo potuto fare con una rapida rassegna dei testi di epidemiologia.
Dice quindi l’Intelligenza Artificiale:
L'influenza è più comune durante l'inverno per diverse ragioni:
basse temperature: le basse temperature favoriscono la sopravvivenza e la trasmissione del virus dell'influenza;
umidità: l'aria secca invernale favorisce la trasmissione del virus, poiché le goccioline respiratorie possono rimanere sospese nell'aria più a lungo;
raggruppamento di persone: durante l’inverno, le persone tendono a trascorrere più tempo al chiuso, aumentando la probabilità di contatto ravvicinato e la trasmissione del virus;
minore esposizione alla luce solare: la luce solare ha proprietà antivirali e può aiutare a ridurre la trasmissione del virus;
sistema immunitario: il sistema immunitario può essere più debole durante l'inverno a causa della mancanza di vitamina D, che è importante per la funzione immunitaria
Questi fattori combinati contribuiscono a rendere l'influenza più comune durante l'inverno. È importante prendere misure preventive, come la vaccinazione e l'igiene personale, per ridurre il rischio di contrarre l'influenza.
Ci siamo allora divertiti a chiedere sempre all'AI quale fosse la stagionalità delle epidemie do COVID-19, cioè dovute al virus SARS-CoV-2 e alle sue varianti, e così ha risposto:
Il COVID-19 non sembra avere una stagionalità ben definita come l’influenza. Secondo gli esperti, il virus tende a fare picchi anche durante il clima caldo, per esempio all'inizio dell'estate o dell'autunno, a causa delle mutazioni che accumula e del calo delle risposte naturali indotte dall'ultima vaccinazione o dalla malattia naturale. Questi i fattori che influenzano la stagionalità del COVID:
mutazioni del virus: il COVID-19 è un virus giovane e capriccioso che accumula mutazioni, rendendo difficile prevedere la sua stagionalità;
comportamento umano: la riapertura delle scuole e il rientro nei luoghi di lavoro possono contribuire all'aumento della circolazione del virus
vaccinazione: la vaccinazione è disponibile e gratuita per le categorie a rischio e può aiutare a ridurre la diffusione del virus.
Una risposta che sembrerebbe contraddire le dichiarazioni di alcuni virologi e infettivologi che, invece, nelle interviste riportate dai media avvertono che all'avvicinarsi del freddo aumentano le patologie respiratorie e tra questa anche probabilmente quelle da COVID:

Fonte: RaiNews.it

Fonte: CDC

Fonte: START Magazine
La maggioranza delle fonti, però, come appunto sintetizza l'IA, ritiene che il COVID-19 non segua un andamento stagionale, almeno nel senso climatico, con una maggior crescita dovuta alle basse temperature; e allora riteniamo opportuno riguardare tutta la casistica di questi cinque anni e mezzo di epidemia da COVID-19 per valutare se ci siano o meno elementi di stagionalità.
I grafici dei cinque anni di epidemia
Qui di seguito vengono presentati per ogni anno dell'epidemia quattro grafici a partire dall'ottobre dell'anno precedente sino a fine marzo dell'anno seguente.
Per il primo anno dell'epidemia non è stata eseguita l'analisi, perché l'incompletezza della rilevazione dei casi e la mancanza generale di immunizzazioni hanno prodotto andamenti dei dati di dubbia fedeltà alla realtà epidemiologica.
Anche nell'ultimo anno, il 2025, è quasi certo che i dati siano molto incompleti, data ormai l'assenza di certificazioni diagnostiche di casi che non abbiano avuto percorsi ospedalieri.
Il primo grafico riporta l'andamento delle frequenze di contagi registrati in ogni anno evidenziando con una linea in grassetto l'anno che viene poi analizzato nei tre grafici successivi. Si osservi che l'ordinata del grafico è in scala logaritmica per permettere un confronto tra valori molto differenti. Nel 2021 sono stati registrati, infatti, 3.986.102 casi, 18.803.589 nel 2022, 1.472.709 nel 2023, 303.092 nel 2024 e solo 34.708 nei primi nove mesi del 2025.
È anche interessante fare un confronto con il numero di giornate di ricovero ospedaliero di soggetti positivi al COVID: 4.419.950 nel 2021, 3.436.540 nel 2022, 1.175.272 nel 2023, 591.711 nel 2024 e 208.329 nel 2025. Le frequenze sono riportate nel primo dei due grafici seguenti:

Nel 2022, il numero di positivi registrati è stato altissimo grazie al green pass, che ha portato quasi tutti i casi alla diagnosi anche se asintomatici. Facendo il rapporto tra giornate di ricovero dei positivi e casi di contagio registrati, riportato sopra nel secondo dei grafici, si vede il valore molto basso nel 2022 e più alto nel 2024 e nel 2025; il motivo non è la maggior ospedalizzazione, bensì la minor registrazione dei casi.
Il secondo grafico riporta l'incidenza giornaliera di ciascun anno rapportata in proporzione alla giornata dell'anno con maggiori casi registrati nell'anno stesso.
Il terzo e il quarto grafico, rispettivamente per i casi registrati e per le giornate di ricovero ospedaliero, riportano gli indicatori di incremento calcolati come rapporto tra i totali della settimana e della precedente e il totale della precedente e di quella ancora precedente a questa. Valori vicini all'unita indicano stabilità, valori maggiori dell'unità indicano incremento delle frequenze, valori inferiori all'unità indicano un decremento.
I grafici del 2025 sono seguiti da un breve commento a interpretazione degli andamenti per discutere se vi siano stati elementi che possano essere considerati o meno indicatori di stagionalità.
2021

2022

2023

2024

2025

Brevi spunti di discussione
Nel 2021 i casi crescono a fine anno; il motivo è soprattutto l'obbligo del green pass che porta quasi tutta la popolazione a sottoporsi a un tampone per diagnosticare la positività o meno. Durante l'estate si osserva la crescita dell'RMd in luglio e dell'RMh in agosto.
Nel 2022 i casi risultano elevati a inizio anno per il green pass, come già detto per la fine del 2021, ma poi si osservano ulteriori crescite nei mesi di aprile, luglio e ottobre. Nessuna crescita, invece, nei successivi mesi invernali.
Nel 2023 c'è una forte decrescita a inizio anno che prolunga quella di fine anno del 2022. Si osserva, invece, una crescita sia dei casi positivi sia dei ricoveri nei mesi autunnali. Non sembra che ci sia crescita nei mesi invernali.
Nel 2024 la situazione è simile a quella del 2023, con una decrescita forte dei casi a inizio anno anticipata dalla decrescita del 2023 di fine anno; si osserva una crescita a luglio sino a ottobre, mentre non c'è crescita in inverno.
Nel 2025 ancora decrescita a inizio anno, del tutto simile a quelle del 2023 e del 2024, dovute a una sensibile diminuzione generale del trend relativo alla circolazione del virus. I casi riprendono a crescere a luglio e sembra che questa crescita si stia ora arrestando da inizio ottobre.
La tabella seguente contiene le medie giornaliere stagionali dei nuovi contagi, delle giornate di ricovero dei positivi, dei decessi e dei tamponi registrati e, a fianco, gli incrementi di una stagione rispetto alla precedente, incrementi illustrati anche nel grafico. Si osserva come gli andamenti siano simili per tutti e quattro gli eventi e ciò dà un segno di affidabilità dei dati. Si osserva che incrementi importanti sono avvenuti nell'autunno 2020 (la famosa apertura delle discoteche nell'agosto 2020), nell'autunno e nell'inverno 2021 (obbligo del green pass dal 16 settembre), nell'autunno del 2023 e nell'estate del 2024.

Concludendo, si può a ragione ritenere che i mesi invernali non abbiano mai determinato per ragioni climatiche una crescita della circolazione del virus; crescita che sembra invece si sia ripetuta spesso dall'inizio dell'estate sino alla fine dell'autunno. Non ritenendo plausibile che il virus circoli maggiormente con il caldo, si può ritenere che la crescita dei contagi sia spiegabile soprattutto con i comportamenti sociali della popolazione: assembramenti estivi, inizio delle scuole, ritorno in ambienti poco aerati, anche perché non ancora riscaldati.