Verrebbe da pensare che tutti i deceduti per Covid siano stati assistiti in terapia intensiva ospedaliera. Certo ci saranno stati alcuni casi di decessi improvvisi capitati a domicilio o altri deceduti in ospedale senza transitare per le terapie intensive, ma viene da pensare che questi siano in realtà una minoranza.

In realtà dal 1° di gennaio 2021 al 12 febbraio 2022 ci sono stati notificati 37.331 accessi alle terapie intensive per Covid e 76.665 deceduti per Covid, ovunque avvenuti, e quindi i decessi sono stati un po' più del doppio rispetto agli accessi in terapia intensiva. Se poi ipotizziamo che almeno metà degli accessi in terapia intensiva non esitano nel decesso, anche se in realtà sono di meno, allora significa che almeno i tre quarti dei deceduti per Covid non sono transitati per le terapie intensive.

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Analizzando l'andamento dal 1° gennaio 2021 dei decessi e degli accessi alle terapie intensive sembra legittimo ipotizzare che la data media dei decessi sia stata 14 giorni dopo la data media degli accessi in terapia intensiva e quindi si confronteranno i due eventi (gli accessi in terapia intensiva in azzurro) secondo le probabili stesse date di contagio della malattia Covid.

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Gli andamenti mostrano un rapporto tra decessi e accessi in terapia intensiva in diminuzione sino all'autunno 2021 che poi invece è cresciuto ed è arrivato nel 2022 ai valori di inizio 2021.

Si potrebbe sospettare che l'andamento dipenda dalla stima della distanza tra la data media dei ricoveri e quella dei decessi, ma come si vede nel grafico seguente cambiano i particolari degli andamenti ma rimane costante la diminuzione nella prima metà del 2021 e l'aumento nella seconda ed un aumento a metà estate quando gli eventi erano ai loro minimi:

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L'aumento del rapporto all'inizio di luglio corrisponde ad un minimo degli accessi in terapia intensiva cui corrisponde un minimo anche dei decessi ma proporzionalmente inferiore per cui il rapporto ha un massimo cui però si deve assegnare uno scarso significato date le basse frequenze dei due eventi come si vede focalizzando il periodo 15/5 - 31/8.

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A parte questo aumento dei decessi rispetto agli accessi in terapia intensiva verificatosi a luglio, si può ipotizzare che quando l'epidemia è più diffusa ci sia una minor capacità di accogliere in terapia intensiva per cui il rapporto tra decessi e accessi in terapia intensiva tende ad aumentare.

La situazione nelle prime settimane del '22

Concentrandosi ad analizzare gli andamenti nelle prime settimane del 2022 si rileva questa situazione:

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Il rapporto decessi/accessi è cresciuto sino a fine ottobre (contagi di metà mese) per poi rimanere stabile sino a metà dicembre (contagi di inizio mese) a circa 2,5 decessi per accesso crescendo poi sino a Capodanno (contagi di prima di Natale) sino a 4 decessi per accesso per poi ridiscendere sino a 2 decessi per accesso.

Questo andamento non sembra potersi ritenere casuale e quindi bisognerebbe riuscire a capire se dipenda dalle caratteristiche della malattia, dall'approccio assistenziale o dalla correttezza delle notifiche. Non sembra che ci siano evidenze a favore di un maggior numero di decessi, a parità di gravità, in rapporto agli accessi alle terapie intensive. È invece probabile che nei momenti di massima espansione dell'epidemia ci siano state maggiori difficoltà a ricoverare in terapia intensiva e quindi siano cresciuti i decessi che non hanno avuto questo tipo di assistenza.

Ci si lasci però anche sollevare un dubbio, peraltro tutto da dimostrare, e cioè che si sia cercato di notificare meno ricoveri in terapia intensiva per evitare che la propria Regione fosse posta in una fascia di "colore" che avrebbe comportato maggiori misure di contenimento dell'epidemia. Sicuramente questa è una falsa supposizione ma, quand’anche fosse vera, sarebbe da preferire alla supposizione alternativa che a qualcuno sia stata negata l'assistenza in terapia intensiva.

Fa anche molto riflettere la variabilità del rapporto tra decessi e accessi in terapia intensiva per Regione. Nel grafico seguente si sono confrontati i rapporti tra i decessi di 30 giornate tra il 15 gennaio ed il 13 febbraio e gli accessi in terapia intensiva dei corrispondenti 14 giorni precedenti, cioè dal 1° al 30 gennaio. Si sono accorpate le Regioni con meno abitanti. Stupisce il valore così elevato della Lombardia e quello invece molto esiguo del Piemonte.

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Quando sarà possibile analizzare i dati individuali sarà necessario capire perché, ad esempio, attorno ai contagi di Capodanno, tanti siano stati poi i decessi rispetto ai ricoverati in terapia intensiva; e sarà necessario inoltre spiegare la ragione anche di questa forte variabilità tra Regioni, analizzando, come vorremmo, anche le differenze per classi di età che attualmente non possiamo fare per mancanza dei dati per età degli accessi alle terapie intensive ed in genere per tutti gli eventi dell'epidemia a livello di Regione.

 

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