Riassunto

Introduzione: la diffusione del SARS-CoV-2 nella popolazione ha amplificato gli effetti delle disuguaglianze di salute a svantaggio dei gruppi più vulnerabili, come gli immigrati. Valutare gli interventi di contenimento del COVID-19 tra gli immigrati è stato essenziale per definire nuove strategie a favore di politiche sanitarie più eque, inclusive ed efficaci in grado di migliorarne i livelli di salute.

Obiettivi: fornire una sinossi sistematica degli interventi di comprovata efficacia per contenere l’impatto del COVID-19 nella popolazione immigrata.

Metodi: le fonti dei dati hanno incluso i principali database bibliografici. Utilizzando un protocollo di studio, già condiviso con la comunità scientifica internazionale, due ricercatori indipendenti hanno esaminato le diverse citazioni e individuato gli studi che hanno valutato quali interventi fossero eleggibili. Data l’eterogeneità dei possibili interventi, è stata effettuata solo una sintesi narrativa.

Risultati: sono stati individuati tre studi eleggibili che hanno valutato interventi di prevenzione del COVID-19 nella popolazione immigrata. Il primo studio modellizza l’incidenza della malattia in un campo profughi in Grecia, in risposta a interventi di settorializzazione delle persone nell’accesso ai servizi, di uso della mascherina, di identificazione precoce e dell’isolamento dei casi e dei loro familiari e di limitazione della libertà di circolazione all’interno del campo. Il secondo ha valutato l’efficacia chemioprofilattica di idrossiclorochina, ivermectina, iodopovidone, zinco e vitamina C in un gruppo di lavoratori immigrati di un dormitorio cittadino a Singapore. Il terzo ha valutato un intervento per aumentare le somministrazioni di vaccino in una comunità ispanica immigrata negli Stati Uniti, spostando la sede dell’offerta del vaccino capillarmente sul territorio e nei contesti in cui abitualmente la comunità immigrata accede ai servizi cittadini. I risultati dei primi due studi suggeriscono un’efficacia di alcuni interventi proposti ancorché in parte superati per la diffusione della vaccinazione di massa. Il terzo mostra una riduzione dell’esitazione vaccinale ed effetto a cascata sull’adesione alla vaccinazione.

Conclusioni: la revisione sistematica ha identificato pochi studi eterogenei tra loro, che non ha consentito la generalizzazione dei risultati. La scarsità della produzione scientifica probabilmente non rispecchia il numero di esperienze più o meno efficaci messe in campo. Per affrontare un’eventuale ripresa dell’epidemia o per fronteggiare nuove emergenze, sarà necessario basarsi su evidenze indirette e la comunità scientifica dovrebbe sentire maggiormente la responsabilità di valutare e rendere disponibili le esperienze maturate sul campo. Una costante attività di monitoraggio delle evidenze che si renderanno intanto disponibili permetterà l’aggiornamento dei risultati che suggeriranno misure di prevenzione sempre più consolidate da utilizzare come modello per il controllo dell’incidenza del COVID-19 nella popolazione immigrata durante un’eventuale ripresa dell’epidemia e per applicazione in altri contesti emergenziali simili.

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Abstract

Background: the spread of SARS-CoV-2 in the population has amplified the effects of health inequalities, particularly in the most vulnerable groups such as immigrants and refugees. An assessment of the intervention to contain the COVID-19 in these population groups was essential to define new strategies for more equitable, inclusive, and effective health policies to on health.

Objectives: to provide a systematic synopsis of the impact of interventions to contain the spread of SARS-CoV-2  in immigrants.

Methods: data sources included major bibliographic databases. Using a study protocol, already shared with the international scientific community, two independent researchers reviewed the citations, selected and evaluated the interventions studies. Due to the heterogeneity of the interventions, a narrative synthesis was carried out.

Results: three eligible studies were identified. The first study modelled the incidence of the disease in a refugee camp in Greece, based on an intervention of sectorialization of people that accessed to services, the use of masks, the early identification and isolation of cases and their family members, and the limitation of movements within the camp. The second evaluated the impact of preventive pharmacological interventions such as the use of hydroxychloroquine, ivermectin, povidone-iodine, zinc, and vitamin C, in different dosages and combinations, to a group of immigrant workers in a city dormitory in Singapore. The third study evaluated an intervention to increase vaccination coverage within a Latino immigrant community in the United States, moving the location of vaccine supply throughout the most frequented contexts by the immigrant community to access the city services. The results of the first and second studies suggest impacts for some of the proposed interventions even if they have been partially overcome due to the use of mass vaccination. The third showed a reduction in vaccine hesitancy and an increase in vaccination uptake and a snowball effect.

Conclusions: the systematic review identified few heterogeneous studies, preventing any generalization of the results. Probably, the low scientific production does not reflect the successful experiences implemented. In the case of a possible resumption of the epidemic or new emergencies, it will be necessary to rely on indirect evidence and the scientific community should consider more the responsibility to evaluate and make available the experiences gained in the field. A constant monitoring activity of the evidence that will be necessary to updating the results for suggest consolidated prevention measures to for controlling the incidence of COVID-19 in immigrants during a possible resumption of the epidemic and for application in other similarly emergency contexts.

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