Nel corso dell’attività quotidiana di consulenza in qualità di statistici medici ed epidemiologi, sarà capitato a molti di collaborare con colleghi che, di fronte a risultati non in linea con l’atteso o, ancor peggio dal loro punto di vista, non statisticamente significativi, decidono di non pubblicare i risultati ottenuti.Come già ampiamente dichiarato su Epidemiologia&Prevenzione, la significatività statistica non rappresenta l’elemento discriminante per la definizione della qualità informativa dei lavori scientifici, anzi «classificare un risultato come statisticamente significativo è scorretto».1 La qualità di un lavoro scientifico si basa sulla plausibilità dell’ipotesi di partenza, sul rigore metodologico nell’impostazione e nella conduzione dello studio, sulla rilevanza scientifica dell’argomento trattato, sul contributo esplicativo, sulla generalizzabilità e sulla riproducibilità dei risultati ottenuti, e sul rispetto dei principi di deontologia professionale. L’uso improprio del p-value ha portato a enfatizzare risultati che si sono poi dimostrati difficilmente replicabili, come sottolineato dal grande dibattito sulla riproducibilità della ricerca scientifica esploso con il lavoro di Ioannidis del 2005.2 Sta di fatto che il p-value risulta essere imprescindibile per molti ricercatori e difficilmente sostituibile con altri concetti probabilmente più appropriati, quali, per esempio, l’intervallo di confidenza.Sul significato dei termini statisticamente e significativo (tra i più utilizzati in campo scientifico) si potrebbe discutere ancora a lungo, così come sui motivi che portano a ottenere risultati inattesi, cioè contrari all’ipotesi di partenza, o a risultati coerenti con l’ipotesi di ricerca, ma statisticamente non significativi, definiti colloquialmente ed erroneamente negativi. Le cause, come accennato, possono essere varie: da una non sufficiente conoscenza dell’argomento in studio da permettere la formulazione di ipotesi valide a problemi metodologici, quali la pianificazione e il disegno dello studio, alla tecnica di campionamento, al calcolo dell’ampiezza campionaria,e molti altri ancora. Spesso, però, gli studi nascono da una conoscenza approfondita dello stato dell’arte e vengono condotti correttamente da un punto di vista metodologico, ma, nonostante questo, si ottengono risultati che non soddisfano le aspettative dei committenti. Come scriveva Thomas Huxley: «The great tragedy of Science – the slaying of a beautiful hypothesis by an ugly fact» (La grande tragedia della scienza: il massacro di una bella ipotesi da parte di un brutto dato di fatto)... Accedi per continuare la lettura

 

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