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E&P 2020, 44 (5-6) settembre-dicembre Suppl. 2, p. 42-50
DOI: https://doi.org/10.19191/EP20.5-6.S2.102
Malattie Trasmissibili
Rt or RDt, that is the question!
Rt or RDt, that is the question!
Riassunto
L’articolo confronta due tra gli indici più seguiti nel monitoraggio dei casi dell’epidemia di COVID-19: l’Rt e l’RDt. Il primo è stato diffuso dall’Istituto superiore di sanità e il secondo, più fruibile data la minor difficoltà di calcolo e la disponibilità dei dati, è stato adottato da diverse realtà regionali e locali.
Il razionale dell’indice Rt si richiama a quello dell’indice R0 (indice di riproduzione di base), usato dagli infettivologi come misura di contagiosità di un determinato agente infettivo in una popolazione completamente suscettibile. L’indice RDt, invece, deriva dalle tecniche della time series analysis per l’andamento di una misura di un evento che si sviluppa in funzione del tempo. L’RDt non prende in considerazione il momento del contagio, bensì la data della diagnosi di positività e per questo motivo viene definito “indice di replicazione diagnostica”, in quanto intende descrivere l’intensità dello sviluppo della frequenza di casi riconosciuti come positivi nella popolazione.
Il confronto tra le diverse applicazioni dei metodi e tra l’uso delle diverse tipologie di dati di monitoraggio è stato effettuato limitatamente a quattro aree per cui è stato possibile disporre di dati individuali completi relativi ai mesi di marzo e di aprile. I problemi maggiori nell’utilizzo di Rt, che è basato sulla data di inizio dei sintomi, derivano proprio dalla mancata completezza di questa informazione dovuta sia alla difficoltà nel registrarla sia alla sua assenza nei soggetti asintomatici.
L’andamento generale dell’RDt, per lo meno a un lag intermedio di 6 o 7 giorni, risulta molto simile a quello dell’Rt, come confermato dal valore molto alto dell’indice di correlazione tra i due indici. La correlazione massima tra Rt e RDt viene raggiunta a lag 7 con un valore di R che supera 0.97 (R2=0,944).
I due indici, formalmente distinti, risultano entrambi validi e, pur mostrando aspetti specifici, forniscono fondamentalmente informazioni del tutto simili al decisore di sanità pubblica. La differenza tra i due indici non consiste tanto nel metodo di calcolo, quanto nell’utilizzo di informazioni differenti, appunto l’inizio dei sintomi e l’esito dei tamponi.
Non è, quindi, opportuno formulare un giudizio di preferenza per uno dei due indici, ma solamente invitare a capirne le diverse potenzialità in modo da poter scegliere quello che si ritiene più opportuno rispetto ai fini per il quale lo si voglia utilizzare.
Parole chiave: data esito tampone, data inizio sintomi, indici di monitoraggio, sviluppo epidemico
Abstract
The article compares two of the most followed indices in the monitoring of COVID-19 epidemic cases: the Rt and the RDt indices. The first was disseminated by the Italian National Institute of Health (ISS) and the second, which is more usable due to the lower difficulty of calculation and the availability of data, was adopted by various regional and local institutions.
The rationale for the Rt index refers to that for the R0 index, the basic reproduction number, which is used by infectivologists as a measure of contagiousness of a given infectious agent in a completely susceptible population. The RDt index, on the other hand, is borrowed from the techniques of time series analysis for the trend of an event measurement that develops as a function of time. The RDt index does not take into account the time of infection, but the date of the diagnosis of positivity and for this reason it is defined as diagnostic replication index, as it aims to describe the intensity of the development of frequency for cases recognized as positive in the population.
The comparison between different possible applications of the methods and the use of different types of monitoring data was limited to four areas for which complete individual data were available in March and April 2020. The main problems in the use of Rt, which is based on the date of symptoms onset, arise from the lack of completeness of this information due both to the difficulty in the recording and to the absence in asymptomatic subjects.
The general trend of RDt, at least at an intermediate lag of 6 or 7 days, is very similar to that of Rt, as confirmed by the very high value of the correlation index between the two indices. The maximum correlation between Rt and RDt is reached at lag 7 with a value of R exceeding 0.97 (R2=0.944).
The two indices, albeit formally distinct, are both valid; they show specific aspects of the phenomenon, but provide basically similar information to the public health decision-maker. Their distinction lies not so much in the method of calculation, rather in the use of different information, i.e., the beginning of symptoms and the swabs outcome.
Therefore, it is not appropriate to make a judgment of preference for one of the two indices, but only to invite people to understand their different potentials so that they can choose the one they consider the most appropriate for the purpose they want to use it for.
Keywords: swab outcome date, symptoms onset date, monitoring indexes, epidemic development
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