Ormai di Covid sembra non se ne voglia più sentir parlare e soprattutto non si vuole che ci vengano «tolte delle libertà». Ma in Italia, come negli USA, Il virus sta rialzando la testa (The Covid summer wave is here) anche se l'Oms, nel report del 17 maggio, ritiene che l'incidenza nel mondo sembrerebbe in flessione, ma i dati si riferiscono solo al 40% dei paesi (COVID-19 Epidemiological Update PDF), e tra l'altro ormai la qualità delle statistiche relative al Covid non è molto elevata!

La velocità di circolazione del virus dipende da vari fattori, fondamentalmente dai seguenti quattro: la contagiosità sua e delle sue varianti, le condizioni favorevoli ambientali come le stagioni, la suscettibilità della popolazione, la molteplicità e la mescolanza dei contatti interpersonali.

Si parla di nuove varianti, la KP.2, la KP.3 e la LB.1 e sembra che queste varianti siano avvantaggiate nel diffondersi rispetto alle precedenti.  C’è però sempre il dubbio che si preferisca dare il «merito», cioè la colpa, dell’aumento dei contagi al virus piuttosto che assegnarla anche ai comportamenti sociali, che si vuole invece restino estranei da qualsiasi misura di precauzione finalizzata al contenimento dei

In passato la stagione più favorevole alla diffusione dei contagi è stata l’autunno e se adesso che ne siamo alle porte già l’ondata sembra iniziare, forse non c’è da star troppo tranquilli.

Rispetto alla suscettibilità della popolazione la situazione è sicuramente migliore rispetto all’inizio della pandemia nei primi mesi del 2020. Più di metà della popolazione ha già avuto uno o più episodi infettivi e una quota maggioritaria, soprattutto di anziani, si è più volte vaccinata. C’è il sospetto, però, che con il passare dei mesi l’immunizzazione si sia affievolita e purtroppo non sembra che ci sia ora un gran entusiasmo nell’ aderire ad una nuova campagna vaccinale.

Rispetto ai comportamenti sociali sembra che l’abbuffata di norme di contenimento abbia creato una indigestione che ha portato al totale rifiuto per qualsiasi tipo di precauzione. Non sono certo i tempi per un nuovo lockdown o per l’obbligo della mascherina ovunque! Ma ci chiediamo se sia ancora o meno opportuna l’assenza di qualsiasi regola per i soggetti contagiati.

Si dice: guai togliere la libertà! Ma la libertà di contagiare o la libertà di venir contagiati? Devo essere libero di non fermarmi alle strisce pedonali o devo essere libero di attraversarle senza essere investito? Devo essere libero di fumare sui mezzi pubblici o devo essere libero di non respirare il fumo degli altri in ambienti ristrettì?  Devo essere libero di insultare il prossimo o devo essere libero di non ricevere offese? Insomma, la libertà non può essere togliere la libertà agli altri. E così chi è contagiato non dovrebbe essere libero di mettere altri a rischio di venir da lui contagiati. Su come viene capita la libertà se ne è parlato già molto e se ne parla continuamente, ma sembra ormai che prevalga completamente l'io sulla comunità.

Ci sono due certezze: la prima è che non basta confinare i contagiati per bloccare l'epidemia. C’è il problema degli asintomatici inconsapevoli e dei contagi ambientali. Ma c’è anche la certezza sperimentale che l’isolamento dei soggetti positivi al virus rallenta, seppur non elimina, la velocità di diffusione.

È allora giusto chiedersi se non sia il caso di reintrodurre l’obbligo per i soggetti positivi di non frequentare ambiti frequentati. Non si tratta di ripristinare sistemi polizieschi di controllo ne obblighi di certificazione dell’avvenuta negativizzazione; basterebbe reintrodurre il principio del confinamento dei contagiati sapendo anche che chi lo viola coscientemente commette una grave infrazione.

Questa seguente è la situazione al 26 giugno 2024 : i casi sono sicuramente sottostimati e le frequenze assolute per il momento non procurano ancora dei disagi eccessivi. Ma la preoccupazione è il continuo e costante andamento crescente dell’incidenza dei nuovi casi, sia della prevalenza dei ricoverati positivi seppur magari ospedalizzati anche per altre ragioni, e per fortuna sinora la letalità è ferma a valori minimi ma non è certo che continui ad esserlo.

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Se questa settimana sono 2.504 i nuovi contagi registrati, le diagnosi di positività sono sicuramente di più perché molte autodiagnosi non vengono denunciate, e poi certamente i contagi sono ancora molti di più delle diagnosi, e non solo perché come da sempre ci sono gli asintomatici che non sanno di esser positivi, ma ci sono anche coloro che non vogliono farsi un test dato che magari i sintomi non sono gravi e soprattutto ci sono anche i molti falsi negativi a causa di tamponi somministrati solo nelle prime due giornate di febbre quando la sensibilità del test è bassa. Se qualcuno azzardasse a stimare gli attuali contagi a circa 10.000-15.000 a settimana non avremmo ragioni valide per confermare ma neppure per confutare.

Le diverse frequenze tra casi registrati, diagnosi conosciute, false diagnosi negative, contagi sintomatici, contagi asintomatici, può essere una ragione del non completo allineamento dell'andamento dei contagi con l'andamento dei ricoverati positivi al virus. Anche il dato dei positivi ospedalizzati, però, non è del tutto privo dai bias di rilevamento.

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Da due mesi, ogni settimana, l’epidemia cresce di un 20% in più e se ciò continuasse ancora per molto i numeri diventerebbero preoccupanti, come queste improbabili proiezioni qui riportate solo per evidenziare che la crescita attuale, se perdurasse, sarebbe tutt'altro che trascurabile.

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Le ondate, lo sappiamo, non crescono illimitatamente: dopo un po’ incominciano a crescere sempre meno sino ad arrivare ad un “picco” per poi decrescere. Ma quando sarà questo picco? Molti modelli tentano di stimarlo ma chi in passato ci ha azzeccato forse era anche perché aveva una buona dose di fortuna.

Allora senza patemi, senza allarmismi o terrore … cerchiamo di ragionare come fare per ridurre i rischi che la pandemia deflagri nuovamente nel prossimo futuro. Forse dei piccoli sforzi odierni insieme ad una maggiore è condivisa consapevolezza di tutti possono evitare dei gravi disagi futuri costosi per tutta la comunità.

È per questo che ci permettiamo di esortare tutti, Governo compreso, almeno su tre punti:

  1. Quando si sa o si sospetta di esser positivi al Covid non andiamo in pubblico a contagiare il prossimo, ma stiamocene a casa, possibilmente un po' isolati dai familiari, intanto solitamente dura poco. 
  2. Quando entriamo in contatto con persone fragili a rischio cerchiamo possibilmente di utilizzare la mascherina, potremmo anche essere asintomatici. Non ci darà la certezza assoluta di evitare di contagiare ma di sicuro ne ridurrà di molto la probabilità. Al proposito confidiamo che il Governo voglia ripensare alla revoca dell’obbligo della mascherina nei reparti con pazienti fragili, revoca prevista dal 1 luglio per la scadenza dell’ordinanza del Ministero della Salute rinnovata nel dicembre 2023.
  3. Ed infine, soprattutto per coloro per i quali un contagio può creare gravi conseguenze, riconsideriamo seriamente il vantaggio che può rappresentare il richiamo vaccinale aggiornato alle nuove varianti.

Quindi consiglio per tutti e per chi vi sta vicino: se avete sintomi respiratori con febbre, in terza giornata fate, o ripetete, un tampone antigenico, costa poco, e la sua sensibilità in terza giornata dovrebbe essere elevata. Se siete positivi statevene un po’ isolati che è proprio sgradevole aver la colpa di aver diffuso i contagi, magari proprio agli anziani fragili che vivono con voi. Se poi i sintomi si aggravano sentite presto il vostro medico e non andate immediatamente al pronto soccorso, a meno di situazioni critiche.

E se queste piccole esortazioni oggi sono motivate dalla speranza che la pandemia non ritorni a darci fastidio, pensiamo che sia comunque il caso di creare delle occasioni di comunicazione in cui si riprendano delle nozioni, anche elementari, di prevenzione sanitaria, e che la popolazione sia informata correttamente e comprensibilmente di quali sono i rischi maggiori, di sempre e del momento, per la propria salute. Conoscere è un primo passo necessario per prevenire.

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