Evidentemente il virus si diverte ad andare su e giù come al lunapark sulle montagne russe! Ma forse siamo proprio noi che lo invitiamo a giocare così. Questa volta i virologi non ci hanno anticipato annunciando una nuova variante come sempre ancora più contagiosa della precedente, quindi ciò che succede è merito – o meglio è colpa – di tutti noi!

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Il primo di giugno, quando ormai si sperava che la pandemia si stesse esaurendo, all'improvviso le frequenze di contagi sono aumentate nonostante la stagione calda che, a quanto si era sino ad allora detto, avrebbe dovuto non essere gradita al virus SARS-CoV-2 che, come tutti i virus che riguardano il sistema respiratorio, solitamente spariscono d'estate. Probabilmente le attività sociali dei ragazzi dopo la fine della scuola e l'abbandono di alcune misure preventive hanno favorito la maggior circolazione del virus, forse anche con l'aiuto di una variante più contagiosa.
La crescita è stata importante: il massimo lo si è raggiunto il 12 luglio con ben 142.967 contagi e un’incidenza media settimanale nel Paese dal 7 al 13 luglio, incentrata sul 10 luglio, di 1.121,50 casi ogni 100.000 abitanti. Poi è iniziata la decrescita, costante e continua e del tutto simmetrica alla crescita, tanto che di nuovo tutti si sperava che il virus fosse andato in ferie e non ritornasse più.
E invece, proprio a Ferragosto, i casi, nonostante le oscillazioni dovute ai giorni festivi, hanno evidenziato un arresto della decrescita; e ora, il 23 agosto, è evidente che i contagi purtroppo hanno ripreso ad aumentare.

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Il modello di ciclotrend esponenziale, costruito sui dati dal 25 luglio all'8 agosto, mostrano questo stop della discesa e, pur in misura ancora da valutare, anche l'inizio di una nuova crescita: nell'ultima settimana praticamente i casi sono stati il doppio di quelli che il modello di ciclotrend attendeva.
L'indice di replicazione diagnostica (RDt) risente nel calcolo della presenza di frequenze anomale nei giorni del 16 e del 17 agosto, e la crescita "abnorme" odierna è frutto di questa irregolarità. Ma esaminando le medie settimanali delle sue variazioni si può confermare l'attuale tendenza.

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Può essere utile anche esaminare le frequenze assolute per giorno della settimana, che permettono di valutare come ci sia stata sino a Ferragosto una continua diminuzione, mentre nell'ultima settimana i casi prima si siano fermati agli stessi della precedente, adesso li stiano superando.

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Quindi?

Non è il caso di diffondere allarmi e panico. Il vero dispiacere, quasi la sconfitta, è dato dalla fine della decrescita che ci aveva fatto sperare nel traguardo che tutti vogliamo: cioè la fine della pandemia.
Non sappiamo ancora se la nuova crescita sarà importante oppure solo temporanea, ma, se ce n'era bisogno, si conferma che il virus non è morto; anzi, se non facciamo nulla per evitarlo, potrebbe tornare come prima, e speriamo non peggio di prima.
C'è un sentire popolare che può essere sintetizzato con il «non se ne può più» e siccome «muoiono solo i vecchi» tanto vale la pena non farci caso e se ci si contagia «meglio una settimana di malattia che continuare con chiusure e mascherine». Questi atteggiamenti destano diverse preoccupazioni per vari motivi. Innanzitutto, non si può dimenticare che il 2 per mille dei contagiati continua a morire, e che una prevalenza di centinaia di migliaia di infetti in isolamento è un costo sociale molto elevato. E poi ci sono i costi dell'assistenza, soprattutto quella ospedaliera.
Ma, ancora di più, non sappiamo cosa il virus ci riserva per il futuro: diventerà sempre più debole, come speriamo, o invece diventerà più cattivo e capace di creare patologie più letali delle attuali? E come sarà la nostra capacità di risposta? Funzioneranno ancora gli attuali vaccini? Ce ne saranno di nuovi? Forse, se riusciamo ad annientare subito il virus e a isolarlo in situazioni del tutto marginali, sarebbe molto meglio. E speriamo che soprattutto l'autunno non ci riservi sorprese, anche perché la situazione attuale della politica è di estrema fragilità: in campagna elettorale sarà quasi impossibile decidere di introdurre misure di contenimento e un nuovo governo, appena insediato, difficilmente potrà – o forse neppure vorrà – prendere decisioni sgradevoli.
Quindi, la soluzione sta nella speranza che si sia tutti più responsabili e che si seguano quelle poche precauzioni semplici e non faticose che sappiamo servono per abbassare le probabilità di contagio.

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