Era il dicembre del 1976 quando, in assemblea congiunta e ospiti dell’Istituto superiore di sanità, l’Associazione epidemiologica italiana e la Società italiana di epidemiologia decisero di fondersi nell’Associazione italiana di epidemiologia. Nella primavera seguente, a Napoli, veniva organizzato il primo congresso comune della nuova Associazione italiana di epidemiologia (AIE), dal titolo «Le schede nosologiche individuali di rilevazione dei ricoveri ospedalieri».Molti anni sono passati da quando questa storia è cominciata: le schede nosologiche sono diventate le schede di dimissione ospedaliera (SDO) e oggi costituiscono un archivio di informazioni preziose su tutti i ricoveri ospedalieri nel territorio nazionale. Le SDO sono state una base dati essenziale con cui l’epidemiologia italiana ha lavorato sulla qualità dell’assistenza, sulle differenze sociali di salute e dell’accesso ai servizi, sull’effetto delle esposizioni ambientali e sugli altri temi di salute pubblica.

La produzione di dati

Certo, sono passati molti anni fra il congresso del 1977 e i primi utilizzi pilota delle SDO, nei primi anni Novanta; anni che hanno visto il contributo essenziale dell’epidemiologia per il miglioramento della qualità del flusso informativo prima, e per l’esplorazione dei suoi possibili utilizzi poi.Questo passaggio dalla focalizzazione su strumenti e metodi alla produzione di dati epidemiologici utili alla decisione (che noi per semplicità chiameremo “evidenze”, ci perdonino i puristi!) ha caratterizzato, ci sembra, tutti i settori tradizionali dell’epidemiologia, compresi quello dell’ambiente e della prevenzione. Per esempio, in campo ambientale le SDO, dopo un lungo periodo di sviluppo metodologico, hanno permesso lo studio dell’impatto sanitario delle attività industriali, dell’inquinamento atmosferico e delle temperature estreme, e in ambito occupazionale sono state utilizzate negli studi di coorte di dipendenti di industrie petrolchimiche e di insediamenti industriali complessi, quali quello di Taranto.I dati di mortalità, resi disponibili dall’Istat a partire dal 1980, oggetto di approfondimenti metodologici per anni, sono ora oggetto di analisi sofisticate per la valutazione di profili di salute, ma sono stati anche utilizzati nello studio di coorti di popolazioni esposte a inquinamento atmosferico, ad amianto e ad altri fattori.Nell’ambito della prevenzione, le sorveglianze e i registri di patologia sono utilizzati come strumenti fondamentali per valutare gli interventi e per orientare le politiche... Accedi per continuare la lettura

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