Una delle novità più importanti nel mondo della ricerca scientifica è il movimento denominato Open Science, la cui originalità consiste nell’enfasi posta sulla pubblicazione non solo degli articoli scientifici, ma anche dei dati raccolti, dei rapporti, dei resoconti e altri documenti collegati alla ricerca. 
Il termine Open Science è stato coniato nel 1998 da Steve Mann, un ingegnere canadese noto anche per la messa a punto e l’uso di sensori personali e per lo sviluppo del concetto di sousveillance1 (sorveglianza dal basso, con un’accezione che si sovrappone in parte al concetto di citizen science) in contrapposizione con la surveillance (sorveglianza dall’alto, o anche come sorveglianza subìta o non sotto il controllo dei cittadini).
Dal 2010 il movimento ha avuto una grande accelerazione grazie anche all’adozione di una politica di Open Science da parte di grandi istituzioni internazionali (per esempio, le Università). Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di Open Science? La più nota delle attività in cui si articola la Open Science fa riferimento al libero accesso agli articoli scientifici ottenuto mediante una profonda trasformazione del mondo dell’editoria scientifica internazionale: si tratta del cosiddetto Open Access, in base al quale i costi di pubblicazione non ricadono sull’acquirente della rivista scientifica, ma sono a carico dell’autore. 
Nella figura 1 è riportata una tassonomia dell’Open Science.2 Oltre all’Open Access, troviamo tutto il filone degli Open Data (la messa a disposizione dei dati raccolti), la Open Reproducible Research (l’apertura di tutto il processo di produzione della ricerca, incluso l’uso di software pubblicamente disponibile, Open Source), e poi tutta la parte relativa alla valutazione della ricerca, gli strumenti e le relative politiche.

I valori (discutibili) dell’Open Science

I valori a cui si richiama il movimento per l’Open Science sono l’apertura, la trasparenza e la riproducibilità. Valori non ben definiti e ciascuno discutibile da vari punti di vista. 
A causa dell’attuale perdita di fiducia nelle istituzioni, e segnatamente nella scienza, l’apertura e la trasparenza sembrano rappresentare dei principi etici cui è buona cosa rifarsi. 
Nella prospettiva di EpiChange apertura e trasparenza vanno viste come prerogative di un processo di produzione della conoscenza di tipo partecipativo, sia nell’ambito degli Open Data sia dal punto di vista di ciò che le istituzioni dovrebbero fare per promuovere la Citizen Science. È un contesto in cui viene accettata e promossa la Extended Peer Community (comunità allargata di pari, in cui la valutazione del lavoro scientifico non è affidata solo agli scienziati, ma viene svolta dalle intere comunità coinvolte negli studi). Occorre però prestare molta attenzione: senza una reale capacità di produzione di conoscenza, apertura e trasparenza possono diventare strumenti di mistificazione o manipolazione, in quanto non implicano necessariamente l’accesso ai dati originali o la perdita della proprietà dei dati stessi. La riproducibilità è anche più problematica, l’enfasi recentemente posta su questo requisito è stata utilizzata strumentalmente per reclamare un’attenuazione delle regolamentazioni sulle sostanze inquinanti o sull’esposizione a certi cancerogeni o stili di vita3-5 (ne ha parlato Rodolfo Saracci su questa rivista).6
Rispetto alla Open Science, vi sono poi delle riserve molto più radicali, come quella di Philip Mirowski, che tratteggia il pericolo di un Platform Capitalism7 nel momento in cui si promuovono consorzi internazionali che governano la ricerca su determinati campi o, anche solo dal punto di vista epistemico, quando si consideri il rischio di marginalizzare il contributo di conoscenza che proviene da ambienti poveri di risorse.8

Open Science, anzi, Citizen Open Science

In questo numero di Epidemiologia&Prevenzione viene pubblicato un articolo scientifico i cui autori sono cittadini e cittadine, attivisti, ricercatori e ricercatrici che utilizzano dati ottenuti, tramite una procedura formale di accesso agli atti, dalle istituzioni che li hanno prodotti.9 Come classificare questo tipo di scienza se non come Citizen Open Science? Prima di tutto perché è un tipo di conoscenza collegiale o co-creata10 in cui è presente il cittadino come partecipante attivo nella costruzione dei dati, nella definizione dei quesiti di ricerca e nell’interpretazione dei risultati. Secondo, perché apertura e trasparenza sono coniugate con l’acquisizione dei cosiddetti raw data11 in una ben definita prospettiva di Open Science.
È anche molto interessante notare come, nell’esperienza dei cittadini e delle cittadine che a partire dal 1965 hanno subito il disastroso inquinamento da sostanze poli- e perfluoroalchiliche nell’area veneta compresa tra le provincie di Vicenza, Verona e Padova, i dati grezzi sulla contaminazione alimentare da PFAS siano vissuti come dati “personali” e, proprio in questa luce, ne hanno reclamato la proprietà. Quindi, quello testimoniato dal contributo presentato in questo numero della nostra rivista è un atto di riappropriazione e di autoproduzione di conoscenza.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia

  1. Tallacchini M, Biggeri A. La vigilanza dei cittadini sulla salute ambientale tra tecnologie digitali e genomica. Epidemiol Prev 2014;38(5):292-301.
  2. Pontika N, Knoth P, Cancellieri M, Pearce S. Fostering Open Science to Research using a Taxonomy and an eLearning Portal. In: iKnow: 15th International Conference on Knowledge Technologies and Data Driven Business, 21-22 Oct 2015, Graz (Austria).
  3. Oreskes N. Beware: transparency rule is a Trojan Horse. Nature 2018;557(7706):469.
  4. Benbrook CM. How did the US EPA and IARC reach diametrically opposed conclusions on the genotoxicity of glyphosate-based herbicides? Environ Sci Eur 2019;31(2).
  5. Belluz J. Is eating beef healthy? The new fight raging in nutrition science, explained. How researchers came to a controversial conclusion about the health effects of meat. Vox, 01.10.2019. Disponibile all’indirizzo: https://www.vox.com/science-and-health/2019/10/1/20893070/beef-bacon-red-meat-health-effects
  6. Saracci R. Trasparenza. Epidemiol Prev 2018;42 (3-4):206.
  7. Mirowski P. The future(s) of open science. Soc Stud Sci 2018;48(2):171-203.
  8. Leonelli S. A Philosophy of Open Science for Diverse Research Environments (PHIL_OS). EU Consolidator Grant 2021-2026. Disponibile all’indirizzo: https://socialsciences.exeter.ac.uk/sociology/research/projects/project/?id=696
  9. Zamboni M, Fin G, Scatton N et al. Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) negli alimenti dell’area rossa del Veneto. Epidemia Prev 2021;45(5):387-94.
  10. Froeling F, Gignac F, Hoek G et al. Narrative review of citizen science in environmental epidemiology: Setting the stage for co-created research projects in environmental epidemiology. Environ Int 2021;152:106470.
  11. Lunshof JE, Church GM, Prainsack B. Information access. Raw personal data: providing access. Science 2014;343(6169):373-74.
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