Abstract

BACKGROUND: the delay of HIV diagnosis represents an important risk of spreading HIV infection within the community and, at the same time, a loss of opportunity for undiagnosed subjects to start the antiretroviral therapy.
OBJECTIVES:
to evaluate the difference, over time, between early and late HIV diagnosis in a large University Hospital of Southern Italy and to emphasize the importance of spreading the culture of prevention, based on the improvement of the HIV screening test adherence, in order to reduce the incidence of late HIV diagnosis.
DESIGN:
retrospective cross-sectional study.
SETTING AND PARTICIPANTS:
all the HIV screening tests performed in the six-year period 2013-2018 by the HIV laboratory of a third-level University hospital of Sicily (Southern Italy) were considered. The tests were performed on four categories of patients: voluntary HIV screening participants, inpatients, outpatients, and healthcare workers.
MAIN OUTCOME MEASURES:
number of performed HIV tests and frequency of early and late HIV diagnosis in the studied categories of subjects.
RESULTS:
in the considered period, 16,290 HIV tests were performed and the new diagnosis, considering all the four categories of patients, were in total 72, of which the highest percentage (45.8%) concerned voluntary HIV screening participants showing a mean CD4+ level >350/μL (threshold to discriminate early or late infection), followed by inpatients (27.8%) and outpatients (26.4%) with a mean CD4+ levels <350/μL. Moreover, from 2013 to 2018, the detection of serological positivity on voluntary HIV screening participants showed a decrease of 12.5%, while there was a parallel increase of 18.2% in the inpatients group. In the outpatients, the serological positivity remains quite stable. Concerning sexual habits, in the voluntary HIV screening participants, more than half (55.5%) of the HIV positive subjects were homo-bisexuals, while in the inpatients and outpatients’ groups the highest percentage (83.3%) were heterosexuals.
CONCLUSIONS:
in this study, the majority (45.8%) of the new HIV diagnosis were detected on voluntary HIV screening participants in an earlier phase of infection. However, adding the percentages of inpatients and outpatients, it results that more than half (54.2%) of the new diagnosis occurred in a more advanced phase of infection. For these reasons, it appears necessary to stress the importance of an early diagnosis, reachable only by the spread of an HIV screening culture through health education campaigns addressed to the entire population and, especially, to heterosexual category that was the most interested group in the late diagnosis.

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Riassunto

INTRODUZIONE: il ritardo nella diagnosi dell’infezione da HIV rappresenta un rischio importante di diffusione dell’infezione all’interno della comunità e, allo stesso tempo, una perdita di opportunità per i soggetti infetti di iniziare la terapia antiretrovirale.
OBIETTIVI:
valutare la differenza, nel tempo, tra le diagnosi precoci e tardive dell’infezione da HIV in un grande ospedale universitario del Sud Italia e sottolineare, quindi, l’importanza di diffondere una cultura della prevenzione basata sul miglioramento dell’adesione al test di screening per l’HIV, al fine di ridurre l’incidenza delle diagnosi tardive.
DISEGNO:
studio retrospettivo di tipo trasversale.
SETTING E PARTECIPANTI:
sono stati considerato tutti i test HIV eseguiti nel periodo 2013-2018 dal laboratorio HIV di un grande ospedale universitario di terzo livello della Sicilia. I test sono stati eseguiti su 4 categorie di pazienti: soggetti che si sono recati spontaneamente al laboratorio per sottoposti al test di screening dell’HIV, pazienti ospedalizzati, pazienti esterni in regime ambulatoriale, operatori sanitari.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME:
numero di test HIV eseguiti e frequenza di diagnosi precoci e tardive di infezione da HIV.
RISULTATI:
nel periodo considerato, sono stati eseguiti in totale 16.290 test HIV e le nuove diagnosi, considerando tutte e quattro le categorie di pazienti, sono state in totale 72 di cui la più alta percentuale (45,8%) nei volontari sani che presentavano valori medi di CD4+ >350/μL (soglia per discriminare tra infezioni precoci e tardive), seguita dai pazienti ospedalizzati (27,8%) e dai pazienti esterni ambulatoriali (26,4%) che presentavano valori <350/μL. Inoltre, dal 2013 al 2018, la positività sierologica nel gruppo dei volontari sani ha mostrato una diminuzione del 12,5% con un incremento parallelo del 18,2% nel gruppo degli ospedalizzati. Nel gruppo dei pazienti ambulatoriali, la positività si è mantenuta alquanto stabile. Per quanto riguarda le abitudini sessuali, nei volontari sani oltre la metà delle nuove diagnosi (55,5%) si sono avute tra gli omosessuali, mentre nel gruppo degli ospedalizzati e degli esterni ambulatoriali la più alta percentuale (83,3%) era eterosessuale.
CONCLUSIONI:
nel presente studio, la maggior parte (45,8%) delle nuove diagnosi di HIV è stata rilevata su volontari sani in una fase più precoce della malattia, ma, sommando le percentuali degli ospedalizzati e degli esterni, risulta che più della metà (54,2%) delle nuove diagnosi si è verificata in una fase più avanzata. Per questo motivo, appare fondamentale sottolineare l’importanza di una diagnosi precoce, raggiungibile solo diffondendo una cultura del test di screening dell’HIV attraverso campagne di educazione sanitaria rivolte a tutta la popolazione e, soprattutto, alla categoria degli eterosessuali, che è stata quella maggiormente interessata dal fenomeno della diagnosi tardiva.

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