Gli autori della lettera hanno lanciato un appello per ribadire la necessità di un coordinamento centrale e di indirizzo da parte delle delle istituzioni pubbliche per la gestione della dismissione dei materiali contenenti amianto.

A 33 anni dal bando dell’uso dell’amianto come materia prima (L. 257/92), si assiste a un marcato disimpegno delle istituzioni governative deputate a governare il processo di dismissione dei materiali contenenti amianto (MCA), un compito prevedibilmente di lunga durata se si pensa che al momento dell’entrata in vigore della Legge 33 milioni di tonnellate di MCA erano sparse per il Paese, due terzi delle quali, tuttora presenti, sono destinate a costituire un problema per almeno altri 50 anni.1

La Commissione Nazionale Amianto, istituita dall’art. 4 della L. 257 e sue successive formulazioni come organo tecnico di governo per coordinare le azioni di dismissione degli MCA, non è più attiva dalla caduta del Governo Gentiloni avvenuta nel 2018 e un tentativo del ministro Costa di ricostituirla è finito nel 2020 senza che la Commissione portasse a termine il lavoro affidatole. Di fatto, attualmente il processo di dismissione degli MCA non risulta coordinato a livello centrale. Mentre è evidente che molti aspetti richiederebbero un approccio unitario, soprattutto se si considera che le ditte di bonifica dell’amianto si muovono sull’intero territorio nazionale. Abdicando all’azione centrale, indirettamante, le istituzioni pubbliche lasciano il processo di dismissione nelle mani dell’iniziativa privata. L’assenza di un coordinamento causa seri inconvenienti sulla disponibilità e confrontabilità dei dati e maggiori spese in ambito pubblico e privato. È una rinuncia all’azione che si inserisce in un processo di privatizzazione iniziato già col Decreto 626 del 1994, che ha spostato l’asse della prevenzione dal Servizio Pubblico al datore di lavoro, trasformando quest’ultimo in un attore di valutazioni e di azioni preventive da adottare secondo scansioni temporali autoreferenziali.2,3

Storia di una Commissione

La Commissione Nazionale Amianto istituita dalla L. 257 era composta da 19 membri ed era presieduta dal ministro della Sanità o da un suo delegato. Negli anni Novanta, grazie alla sua attvità, sono stati varati importanti decreti attuativi, il DPR 08.08.94 e il DM 06.09.94; quest’ultimo condensa il meglio dell’attività di prevenzione praticata negli anni Ottanta dai Servizi di prevenzione del SSN. Sono stati varati anche altri DM tecnici riguardanti le opere di bonifica dei siti dismessi e dei MCA in opera, la problematica delle pietre verdi e la certificazione dei laboratori di analisi, tutti ben dettagliati in allegati tecnici al DM del 14.05.1996. 

Con l’avvento del Governo Prodi (1996) la Commissione vide la partecipazione assidua delle istituzioni, fu molto produttiva e tra le molte attività nel 1999 preparò la I Conferenza Governativa Amianto (anch’essa prevista dalla L. 257) con centinaia di interventi e migliaia di partecipanti. 

Dopo la caduta del Governo Prodi e del successivo Governo D’Alema (2000), la presenza e il necessario impulso istituzionale andarono scemando. In questa situazione di stallo, il Ministero della salute, per colmare il vuoto creatosi dopo la scadenza naturale della Commissione (2006), isituì, con DM 08.04.2008, un Gruppo di studio: il numero dei partecipanti venne ridotto a 6 con tecnici qualificati di varie professionalità e singoli rappresentanti dei Ministeri e del Coordinamento Interregionale; le riunioni del Gruppo di studio erano coordinate da un funzionario del Ministero della salute, ma mai presiedute dal ministro o da suo delegato. 

L’assenza del ministro durò dal 2000 al 2011 ovvero fino all’insediamento del primo governo Monti. Durante gli 11 anni di assenza della politica la Commissione continuò a lavorare producendo elaborati su vari argomenti: pietre verdi, fibre minerali artificiali, classificazione e certificazione dei laboratori di analisi. Ma per l’assenza di un referente politico, tutti i documenti prodotti in quegli anni rimasero purtroppo lettera morta. In seguito venne costituito il gruppo di lavoro Biofibre per facilitare la collaborazione tra laboratoristi ambientali e anatomo-patologi e venne redatto un Rapporto Finale con schede tecniche che costituì la struttura del volume n. 15 dei Quaderni del Ministero della Salute (2012).4 

Ripristinata la Commissione, il Governo Monti, con Renato Balduzzi al Ministero della salute, organizzò la II Conferenza governativa Amianto che si svolse a Venezia nel novembre 2012.1 Venne prodotto il Piano Nazionale Amianto, presentato formalmente a Casale Monferrato nel marzo del 2013, ma mai attuato se non in piccola parte per l’insufficienza di risorse economiche.

Negli anni successivi la Conferenza Unificata Stato Regioni produsse l’Accordo Rep 66/CU del 5 maggio 2016, che istituì un Tavolo interistituzionale con i rappresentanti dei diversi Dicasteri e il Coordinatore Interregionale della Commissione salute, affidando al Ministero della salute il coordinamento di un Nucleo Tecnico Operativo.

La III Conferenza Governativa, organizzata frettolosamente su pressione dell’associazionismo e dei sindacati di categoria, si svolse a Casale Monferrato nel 2017, ma le Regioni aderirono con difficoltà e la Conferenza si concluse con un fallimento. 

 

Dalla storia di questa Commissione si evince che l’azione di organismi di questo genere risulta utile ed efficiente solo quando i tecnici competenti hanno la possibilità di discutere tra loro e di fornire al rappresentante politico, quando presente, i risultati dei lavori. Senza un referente politico interessato, tutte le attività non hanno un reale impatto sulla prevenzione del rischio amianto.

Un esempio concreto e positivo della struttura di una Commissione che ha garantito efficienza tecnica e partecipazione del territorio è quella che fu costituita nella Regione Piemonte nel 2008 con il DGR n. 47-9093 del 01.07.08. Furono infatti istituiti due organismi: uno costituito sostanzialmente da portatori d’interesse del territorio e uno di natura squisitamente tecnico-scientifica che, tenuto in dovuto conto le istanze provenienti dalle parti sociali, decideva in autonomia sul “che fare”. Una trasparente separatezza tra discussione e deliberazione che, per esempio, ispira anche il processo valutativo delle Monografie IARC e di cui è importante fare tesoro per il futuro.

Occorre mantenere la competenza pubblica sulle problematiche relative ai MCA

Attraversiamo un periodo in cui il processo di dismissione non è governato, mentre sarebbe auspicabile una presenza attiva dello Stato finalizzata alla tutela della salute pubblica. Riteniamo che occorra evitare di avallare, anche ingenuamente, iniziative che tendono ad accreditare (agli occhi dei politici) soggetti privati come portatori di soluzioni a problemi che il pubblico fatica a gestire. Un esempio: tra le attività che i privati propongono ai Comuni vi è quella del censimento e della mappatura delle coperture in cemento-amianto, un’attività che dopo più di 30 anni non è ancora stata completata nella stragrande maggiornaza delle Regioni. Ma se dal punto di vista degli imprenditori la proposta (resa più appetibile dall’uso di droni e satelliti) è del tutto legittima, con lo sguardo della sanità pubblica dobbiamo constatare che, anche dove è stato realizzato, questo tipo di censimento nei 30 anni passati non ha dimostrato grande utilità da un punto di vista della prevenzione del rischio. Infatti le coperture contribuiscono all’inquinanmento di fondo, ma non a quello di picco, per cui una loro gerarchizzazione per configurare priorità d’intervento non sarebbe coerente in termini di costo/beneficio. Molto più importante sarebbe oggi invece ridiscutere tecnicamente le norme che prevedevano le modalità di attuazione di tale censimento, anche al fine di non sprecare le già carenti risorse economiche degli enti pubblici. I censimenti realmente utili ai fini della prevenzione sono quelli previsti dall’art 9 della legge 257/92 sull’uso indiretto di amianto nei processi produttivi (interni alle aziende). Questi censimenti per autonotifica, come risulta anche da indagini dei NAS svolte nel 2012 in preparazione della II Conferenza Governativa, sono quasi totalmente disattesi al pari dei controlli che gli organi di vigilanza dovrebbero effettuare. Per modificare in meglio e in modo più uniforme nel Paese le attività preventive in questo settore, basterebbe un minimo investimento di risorse umane ed economiche per dotarsi di un organo di governo pubblico nazionale e un rafforzamento dei servizi di prevenzione. Si eviterebbero derive speculative di privati e si riconoscerebbe il ruolo positivo della sanità pubblica. 

Conflitti di interesse dichiarati: Stefano Silvestri, Franco Carnevale, Paolo Ricci e Benedetto Terracini sono stati consulenti tecnici per la Magistratura in processi penali e civili riguardanti l'amianto. 

Bibliografia

  1. Atti della II Conferenza governativa sull'amianto e le patologie asbesto-correlate. Venezia, Fondazione Cini, 22-24/11/2012. Roma, Ministero della Salute, 2012. Disponibile all’indirizzo: https://www.ausl.mo.it/media/II_conferenza_Governativa_Amianto_2012-1.pdf?x17127
  2. Giorgi MC. Il Servizio sanitario nazionale è indispensabile. Gli itinerari di politiche per la salute di Laboss. Epidemiol Prev 2024;48(4-5):289-91. doi: 10.19191/EP24.4-5.094
  3. 7° Rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale. Disponibile all’indirizzo: http://www.salviamo-ssn.it/7-rapporto (ultimo accesso: 05.01.2025).
  4. Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto-correlate. Quaderni del Ministero della Salute, n. 15, maggio-giugno 2012 Disponibile all’indirizzo: https://associazioneitalianaespostiamianto.org/wp-content/uploads/2012/11/quaderno-minist-salute_amianto.pdf

 

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