Risposta alla lettera di R.Vaghi a Epidemiologia&Prevenzione (Epidemiol Prev 2024;48(4-5):279)

Gentilissimo sig. Vaghi, 

la ringraziamo per la lettera inviata alla rivista. Riteniamo molto positivo il fatto che lei abbia commissionato l’analisi del talco rinvenuto nella camera d’aria a un laboratorio qualificato. 

Cogliamo l'occasione per ricordare che, basandoci su numerosissimi studi scientifici, è possibile operare distinzioni tra i diversi tipi di rischio riguardanti le fibre di amianto.

Vi è il rischio di dispersione in aria, ovvero il rischio che da un materiale contenente amianto si possano liberare fibre che si diffondono nell’atmosfera. Questa possibilità si verifica raramente in materiali compatti quando non vengono disturbati meccanicamente. Questa possibilità si fa concreta quando invece si tratta di materiali friabili o addirittura in polvere, come nel caso del talco, se contaminato da fibre. 

Al rischio di dispersione in aria segue il rischio di esposizione. Va da sé che, se si crea una nube di polvere, ma non vi sono persone nelle vicinanze, il rischio di esposizione è inesistente. 

Tra il rischio di dispersione e il rischio di esposizione la distanza è breve, mentre tra rischio di esposizione e rischio per la salute questa distanza aumenta enormemente. Ciò è valido per le sostanze che possono indurre malattie tumorali: non solo amianto, ma anche, per esempio, fumo di tabacco. 

Per quanto riguarda il mesotelioma, in Italia è in atto da più di 30 anni la sorveglianza epidemiologica: le persone affette da mesotelioma delle quali il SSN viene a conoscenza vengono puntualmente intervistate per ricostruire la loro eventuale esposizione ad amianto. La stragrande maggioranza riferisce un'esposizione a livelli elevati e di lunga durata riconducibile alla pregressa attività lavorativa. Solo un'esigua minoranza dei casi riferisce di aver subito esposizioni di tipo ambientale per aver risieduto per lungo tempo in prossimità di aziende che hanno contaminato le aree circostanti. Inoltre, anche tra chi ha subito un'esposizione importante ad amianto, coloro che sviluppano la patologia sono una piccola minoranza. Quindi, sebbene sia indubbio il legame tra amianto e alcuni tumori (mesotelioma, tumore del polmone), tra gli esposti il rischio individuale di sviluppare un mesotelioma o altri tumori è basso; il mesotelioma è una malattia che dipende dalla dose subita.

Studi riguardanti la presenza ubiquitaria di fibre di amianto in atmosfera ci dicono che mediamente si ritrovano nell’aerosol ambientale circa 100 fibre ogni metro cubo d’aria che inevitabilmente vengono inalate da ognuno di noi. Questa concentrazione è diminuita negli anni grazie al bando dell’amianto del 1992, ma non si è azzerata: ciò, tuttavia, non si traduce automaticamente in un danno per la salute (che non tarderebbe a essere evidenziato dal sistema di sorveglianza che ben funziona nel nostro Paese). Inoltre le numerose particelle che tutti inaliamo dalla mattina alla sera vengono in massima parte “catturate” dal muco che riveste la trachea e i bronchi ed eliminate in brevissimo tempo. Quindi generalmente non sono le esposizioni occasionali, ma le alte esposizioni ripetute, come accade in ambito lavorativo, che fanno accumulare particelle nell’apparato respiratorio e a lungo andare possono causare alterazioni dello stato di salute.

 

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