Riassunto

È molto probabile che il 2020 in futuro sarà ricordato come un anno di svolta nella storia umana se è vero, come ci pare vero, che le malattie sono tra i grandi motori di cambiamento nel cammino dell’umanità.

È molto probabile che il 2020 in futuro sarà ricordato come un anno di svolta nella storia umana se è vero, come è vero, che le malattie sono tra i grandi motori di cambiamento nel cammino dell’umanità.1

In questa epoca di facili interscambi a livello planetario, la pandemia virale di COVID-19, partita dalla regione cinese di Wuhan, ha raggiunto in breve tempo nazioni e popolazioni nell’intero pianeta.2

Scriviamo queste righe nell’autunno del 2020 quando in Italia e in Europa abbiamo ancora da vivere appieno gli effetti della diffusione nella seconda ondata pandemica del virus, da molti – e anche da noi3 – pronosticata sulla base dell’evoluzione delle epidemie dei secoli passati o da modelli statistici.

Ci saranno un prima e un dopo 2020, perché abbiamo già visto come la diffusione ubiquitaria del nuovo virus abbia determinato modifiche e stravolgimenti di paradigmi che sembravano consolidati. In breve tempo – forse mai in maniera così evidente – è emersa la fragilità delle ideologie liberiste: in opposizione a queste ideologie abbiamo visto lo Stato e l’organizzazione statuale essere chiamati a riprendere un ruolo di guida in ambito civile e sociale, ridando così un ruolo alla politica e ai governi a discapito del dominio dell’economia e della finanza, così evidente nel prima. E laddove si è scelto di non riconoscere questo cambiamento, abbiamo riscontrato una minore efficacia nel contrasto alla malattia (USA, Brasile, UK).4,5 “Privato è bello”, uno slogan che è stato dominante per decenni, appare ora più stemperato nelle parole di molti di coloro che fanno politica. Abbiamo così visto l’introduzione di norme di contrasto ai licenziamenti e un ripensamento del principio di sussidiarietà, che voleva progressivamente che fosse demandato allo Stato solo ciò che non fosse possibile al mondo privato o via via alle organizzazioni sociali più vicini al cittadino. E abbiamo assistito in questi mesi alla forte riproposizione del ruolo del pubblico in campo educativo e nella sanità.

Anche nel mondo dell’organizzazione sanitaria troviamo segni di un prima e un dopo. L’organizzazione della sanità, inseguendo le necessità imposte dalla diffusione della malattia, tende a rivedere la propria struttura superando le scelte dei decenni precedenti: nel prima le parole più richiamate erano “medicina personalizzata”, “centralità ospedaliera”, “la ricerca al letto del paziente”, nel dopo “misure preventive”, “medicina territoriale”, “medicina pubblica”. L’arrivo improvviso e drammatico nelle nostre società di una malattia come COVID-19 rimette al centro dell’interesse medico, della sua cultura e delle conseguenti politiche sanitarie, il ruolo delle patologie trasmissibili a fianco delle patologie cronico-degenerative – quali le malattie cardiovascolari o i tumori – che sembravano caratterizzare le società industriali e postindustriali, come ci ha ricordato un recente editoriale del Lancet.6

C’è anche un prima e un dopo nell’esperienza dei cittadini che in Italia stanno vivendo questi mesi del 2020. Mesi di pandemia che rappresentano una drammatica esperienza collettiva nella quale non si ha certezza che la vita precedente il COVID-19 possa ritornare e ci si interroga su quali possano essere le conseguenze anche individuali nel prossimo futuro. L'incertezza sulla salute si somma a quella economica e sociale. Anche noi scriviamo queste righe accompagnati dall’incertezza, mentre cerchiamo di stimare il prossimo futuro e ancora non è chiaro se siamo realmente sul confine tra un prima e un dopo, e se i nuovi paradigmi che si affacciano si affermeranno, creando così una cesura con gli anni trascorsi.

L’impegno di E&P

È in questo panorama che la rivista Epidemiologia&Prevenzione ha compiuto un enorme sforzo in questi mesi: ha collaborato con i Gruppi di lavoro dell’Associazione italiana di epidemiologia e ha contribuito ai suoi numerosi documenti,7 ha messo in luce con buon anticipo i pericoli della seconda ondata e la necessità di una preparazione più attenta,3 ha creato lo spazio del Repository5 per la immediata disponibilità della produzione scientifica italiana. E ha deciso di chiamare l’epidemiologia italiana a uno sforzo corale per raccontare e descrivere la malattia in una monografia, saggiando l’impatto del COVID-19 nei primi sei mesi della pandemia con gli strumenti scientifici offerti dal nostro sapere.

Una grande risposta

Alla chiamata ha risposto gran parte dell’epidemiologia italiana e molti ricercatori di altre discipline, sia in qualità di autori sia nel ruolo, fondamentale, di revisori. La monografia non esaurisce ovviamente il contributo italiano alla ricerca epidemiologica sul COVID-19, ma dà sicuramente conto dello sforzo di conoscenza avviato in questi primi mesi. Colpisce la varietà dei temi di ricerca, che dimostra come la crisi COVID-19 non sia confinata ad alcuni settori specifici della sanità pubblica e dell’epidemiologia. I contributi trattano temi cha vanno dall’epidemiologia clinica alla valutazione degli interventi, dall’analisi dei fattori di rischio per COVID-19 agli andamenti temporali e spaziali della mortalità generale, dai temi ambientali e occupazionali alle disuguaglianze e agli effetti del COVID-19 sulla gestione delle malattie non trasmissibili, dalla sorveglianza ai test diagnostici e di screening, dagli stili di vita alla letalità del COVID-19.

Abbiamo raccolto contributi da altri Paesi del mondo, ben sapendo che la crisi ha un carattere globale, ma la monografia vuole soprattutto rimarcare l’apporto della ricerca italiana. Le infrastrutture di ricerca, le competenze, i network nazionali e internazionali e la capacità di produrre conoscenza per far fronte a una pandemia non si creano nel giro di mesi. L’epidemiologia è per sua natura disciplina dai tempi lunghi, così almeno nel prima. Con la sopravvenienza del COVID-19 l’epidemiologia si è invece trovata a dover rispondere alle domande poste dalla società su questioni complesse in tempi brevi: quest’opera racchiude lo sforzo metodologico e intellettuale di tutti i ricercatori chiamati a contribuire alla conoscenza nei tempi rapidi dell’emergenza.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia e note

  1. Diamond J. Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni. Torino, Einaudi, 2014.
  2. Dichiarazione di “pandemia” da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Conferenza stampa dell’11.03.2020. Disponibile all’indirizzo: https://www.who.int/dg/speeches/detail/who-director-general-s-opening-re...
  3. Vineis P, Bisceglia L, Forastiere F, Salmaso S, Scondotto S. Covid-19: arrivare preparati all’autunno. Epidemiol Prev 2020;44(4):202-04.
  4. Thu TPB, Ngoc PNH, Hai NM, Tuan LA. Effect of the social distancing measures on the spread of COVID-19 in 10 highly infected countries. Sci Total Environ 2020;742:140430.
  5. Medline A, Hayes L, Valdez K et al. Evaluating the impact of stay-at-home orders on the time to reach the peak burden of Covid-19 cases and deaths: does timing matter? BMC Public Health 2020;20(1):1750.
  6. Horton R. Offline: COVID-19 is not a pandemic. Lancet 2020;396(10255):874.
  7. Vedi questa monografia a p. 32.
  8. Vedi https://repo.epiprev.it
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