Riassunto

Obiettivi: stimare la sopravvivenza dopo la diagnosi di AIDS delle persone che hanno contratto l’infezione da HIV attraverso l’uso iniettivo di droghe (IDU), individuare quali variabili, tra quelle rilevate alla diagnosi di AIDS, risultano associate alla prognosi e descrivere la frequenza delle condizioni morbose presenti alla morte.
Disegno:
studio di popolazione longitudinale.
Setting e partecipanti:
4.040 IDU diagnosticati con AIDS in Italia nel periodo 1999-2005.
Metodi:
lo stato in vita è stato aggiornato al 2006, attraverso una procedura di record linkage tra il registro nazionale AIDS e il database ISTAT della mortalità. La sopravvivenza è stata stimata con il metodo di Kaplan-Meier, mentre l’impatto dei fattori prognostici sul rischio di morte è stato calcolato in termini di hazard ratio (HR), con i rispettivi intervalli di confidenza al 95% (IC 95%), utilizzando il modello multivariato di Cox.
Risultati:
a 2 anni dalla diagnosi di AIDS, la sopravvivenza degli IDU risultava del 72%, mentre a 5 anni era del 60%. Rischi di morte elevati sono emersi per gli IDU con età più avanzata al momento della diagnosi (HR=2,0 IC 95% 1,6-2,4 per >45 anni rispetto a <35 anni), per quelli con basso livello di istruzione (HR=1,4 IC 95% 1,2-1,7 per licenza elementare rispetto a diploma/laurea), maggiore intervallo temporale tra prima positività al test HIV e diagnosi di AIDS (HR=1,6 IC 95% 1,4-1,9 per intervallo >6 mesi rispetto a intervallo <6 mesi) e minore numero di cellule CD4 alla diagnosi di AIDS (HR=1,5, IC 95% 1,3-1,7 per <50 cellule/mm3 rispetto a >200 cellule/mm3). Rispetto alla polmonite da Pneumocystis carinii, i linfomi non-Hodgkin risultavano il peggiore fattore prognostico, in particolare il linfoma primitivo cerebrale (HR=7,2 IC 95% 4,4-11,8). Su 1.581 IDU deceduti, per 1.567 soggetti era disponibile l’informazione sulle condizioni morbose alla morte. Nel 52% dei casi le malattie indicative di AIDS non erano menzionate nel certificato di morte: in 64 casi (4%) si trattava di cause violente, in 94 casi (6%) di tumori e in 656 casi (42%) solo di malattie non neoplastiche, fra cui 415 (27%) patologie epatiche.
Conclusione:
i risultati di questo studio su base di popolazione hanno dimostrato che, nell’era delle terapie antiretrovirali altamente efficaci, la sopravvivenza degli IDU con AIDS è ancora ridotta rispetto a quella dei gruppi di persone contagiate con HIV per via sessuale. La presenza alla morte, nel 52% dei casi, di condizioni morbose non indicative di AIDS indica un importante ruolo sulla mortalità di numerose comorbidità, incluse le infezioni da virus epatitici e le cause violente.

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Abstract

Objectives: to estimate survival, after AIDS diagnosis, in people who got infected with HIV through injecting drug use (IDUs), to identify among variables collected at AIDS diagnosis those which were associated to prognosis and to assess the frequency of morbid conditions at death.
Design:
population-based, longitudinal study.
Setting and participants:
4,040 IDUs diagnosed with AIDS in Italy between 1999 and 2005.
Methods:
vital status up to 2006, was retrieved through a recordlinkage procedure with italian mortality database. Kaplan-Meier method and multivariate Cox model were used to estimate survival curves and compute hazard ratios of death (HR), and corresponding 95% confidence intervals (95% CI), for several prognostic factors, respectively. Results: the 2-year and 5-year survival probabilities after AIDS diagnosis of IDUs were 72% and 60%, respectively. Elevated risks of death emerged for IDUs with older ages (HR=2.0 95% CI 1.6-2.4 for >45 years old vs. <35 years old), lower education (HR=1.4 95% CI 1.2-1.7 for elementary school vs. high school/university), longer time span between first HIV positive test and AIDS diagnosis (HR=1.6 95% CI 1.4-1.9 for > 6 months vs. <6 months), and lower CD4 cell count at diagnosis (HR=1.5 95% CI 1.3-1.7 for <50 cells/mm3 vs. > 200 cells/mm3). Compared to Pneumocystis carinii pneumonia, non-Hodgkin lymphomas were the worst prognostic factors, particularly primary brain lymphoma (HR=7.2, 95% CI 4.4-11.8). Over 1,581 deceased IDUs, for 1,567 cases death certificates were available. 52% of cases reported no AIDS-defining illnesses: 64 (4%) violent causes, 94 (6%) cancers, and 656 (42%) only non neoplastic illnesses, among which 415 (27%) liver diseases.
Conclusion:
the results of this population-based study showed that, in the highly active antiretroviral therapy era, survival of IDUs with AIDS was still lower compared to that of HIV sexual transmission groups. The presence at death, in 52% of cases, of non AIDS-defining illnesses indicates the important role on mortality of co-morbidities, including liver diseases and violent causes.

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